Mercoledì 21 agosto James Kirchick, reporter trentenne membro della Foreign Policy Initiative e collaboratore di quotidiani come Haaretz, The Wall Street Journal e il New York Daily News, avrebbe dovuto intervenire in un dibattito sul caso Bradley Manning sul canale di Stato russo RT, il network di diffusione internazionale del Cremlino. «Avrebbe dovuto» perché in realtà, come si vede nel video della sua apparizione, Kirchick aveva un altro piano: sfruttare i minuti concessi dall’emittente di propaganda di Putin per parlare delle abominevoli leggi anti-gay approvate dalla Duma lo scorso giugno.
Come spiega il protagonista della singolare protesta sul Washington Post, sorprendentemente gli host del programma – dipendenti di un canale formalmente nelle mani del governo russo e prono a teorie cospiratorie e ogni genere di retorica anti-americana – hanno dato spazio al giornalista, che ha detto:
Essendo qui, su un network di propaganda sovvenzionato dal Cremlino, mi metterò le mie bretelle da gay pride e parlerò contro l’orribile legge anti-gay che Vladimir Putin ha firmato, che la Duma russa ha votato all’unanimità, che criminalizza la propaganda omosessuale e che, nei fatti, rende illegale parlare di omosessualità in pubblico.
Poi, sempre più accalorato, Kirchick ha chiesto alla conduttrice russa «come fa a definirsi giornalista e a dormire la notte». Quando RT l’ha interrotto, lo studio svedese in cui si trovava per registrare l’intervento gli ha dedicato una standing ovation.
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