Il Respiro della Cenere
Jean-Christophe Grangé
Garzanti Editore
437 pagine, 18.60 euro
Sinossi
Parigi. Nel buio di un garage viene ritrovato il corpo di una donna brutalmente assassinata. Nei paraggi, un paio di guanti da chirurgo ancora intrisi di sangue. L’ennesimo spietato delitto del serial killer che da mesi spaventa la città. La sola persona in grado di occuparsi di un’indagine così complessa è il solitario ispettore Olivier Passan. L’uomo sta attraversando il periodo più difficile della sua vita: la separazione dalla moglie giapponese Naoko, la madre dei suoi due figli. Eppure non può permettersi distrazioni, perché il modus operandi dell’assassino fa pensare a una mente malata e pericolosa. Tutto porta verso un unico sospettato: Patrick Guillard, un ermafrodito abbandonato dalla madre alla nascita. Passan è convinto che il colpevole sia lui. Ma ha tra le mani pochi indizi, non c’è nessuna prova schiacciante. Proprio quando sta per incastrarlo, Guillard si dà fuoco, portando a termine il suo piano folle. Un piano che si ispira alla leggenda mitologica dell’Araba Fenice: l’uccello che una volta morto rinasce dalle proprie ceneri. Tutto sembra perduto. In realtà per Passan è solo l’inizio. Il caso non è affatto concluso e una minaccia incombe su ciò che ha di più caro: i suoi figli. L’ispettore ha bisogno di risposte. Risposte che solo Naoko, fuggita in Giappone, può dargli. Risposte che affondano le radici in quella tradizione millenaria che li univa: l’arte dei samurai. Una verità inquietante lo aspetta.
Commento
Sono un grande ammiratore di Grangé, quindi aspetto ogni suo nuovo lavoro con una certa trepidazione.
In pratica è l’unico thrillerista “puro” che continuo a leggere con serialità, mentre per altri autori di questo genere mi affido soltanto all’ispirazione del momento.
Grangé è anche il solo scrittore che riesce a farmi apprezzare le ambientazioni parigine, rendendo cupa e violenta una città che di solito viene utilizzata più attraverso cliché romantico-drammatici. E che io non amo, per inciso.
Ne Il Respiro della Cenere i classici scenari della capitale francese si mischiano con le suggestioni giapponesi, vere e proprie fisse per il protagonista (l’ispettore Olivier Passan), e assai meno per la sua nipponica moglie Naoko, che invece si è trasferita in Europa proprio perché stanca del suo paese e delle sue tradizioni.
Proprio nel mettere in scena una cultura giapponese meticolosamente verosimile, Grangé dimostra uno dei suoi talenti: quello della documentazione. Vocaboli, rimandi sociali, storici e artistici non sono mai citati a caso. Anzi: tutto ha una sua armonia, un livello di dettaglio ad “alta definizione”, ma mai didascalico.
Armatura da samurai.
La storia, su cui non si può spoilerare granché, offre forse qualche suggestione in meno rispetto agli standard di Grangé. Ci sono meno ammiccamenti al soprannaturale e al mistico (elementi presenti in quelli che sono, a mio parere, i migliori romanzi dell’autore), ma non mancano i colpi di scena.
Ce ne sono parecchi, uno di quali veramente sorprendente. Abbastanza da avermi stupito per davvero, e vi assicuro che non è una cosa semplice, non per un lettore che di thriller ne ha letti qualche centinaio.
Gli ingredienti migliori sono però i personaggi del libro. Come accade spesso nei libri di Grangé, essi sono molto ben caratterizzati, tridimensionali, attraversati da violente pulsioni. Particolarità, quest’ultima, che non li lascia mai indifferenti agli occhi del lettore.
L’ultima parte del romanzo si svolge in Giappone, riprendendo così una delle tematiche care all’autore (il viaggio). Essa risulta però meno riuscita del previsto, per quanto ben scritta, come di consueto.
Il Respiro della Cenere non è dunque il miglior lavoro di Jean-Christophe Grangé, ma sicuramente si piazza sopra la sufficienza, e sopra la banalità che spesso impera nel genere thriller.
Copertina originale (con relativo titolo) e foto dell’autore.
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(A.G. – Follow me on Twitter)