‘Il Resto di Niente’, vittima di una distribuzione killer
Creato il 02 novembre 2015 da Trescic
@loredanagenna
Rivisto e apprezzato ancora di più dopo dieci anni. Perché c’entra Napoli, c’entra un libro superlativo Il Resto di Niente di Enzo Striano e un film all’altezza di Antonietta De Lillo. Perché c’entra che la regista è stata mia compagna di scuola, al liceo Umberto, una scuola di formazione ideologica, anche senza salire sulle barricate.
Il Resto di Niente è la storia dell’aristocratica di origini portoghesi Eleonora de Fonseca Pimentel che a Napoli si spoglia di titolo e di beni per diventare la “cittadina” Fonseca e dar voce alla Repubblica Napoletana del 1799. Punta di diamante di quella intellighenzia progressista borbonica si è identificata pienamente con la Causa, come spiega Marta Petrusewicz, polacca di nascita, normanna/borbonica d’adozione, storica del Mezzogiorno.
Eleonora fonda un giornale, Il Monitore, 4 pagine, 300 copie, per fare capire la Rivoluzione al popolo analfabeta. Guerriera della libertà, tradita dai francesi, la patriota Eleonora poteva scappare, invece resta. Viene condannata alla forca, come femmina svergognata, per reato di lesa maestà. Chiede solo una tazzina di caffè e un paio di mutandine che gli avevano strappato per disprezzo, per umiliarla davanti al suo popolo.
Nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore Nino Daniele (Assessore alla Cultura del Comune di Napoli), il filosofo Sebastiano Maffettone, Valerio Caprara (Presidente Film Commission Regione Campania), Apollonia, Maura e Daniele Striano, figli dell’autore del romanzo, hanno appena presentato per il decennale dall’uscita nelle sale il progetto didattico Il Resto di Niente. Film e libro, strumenti di riflessione, destinati a diventare un classico, nel senso che possono dire cose nuove a ogni generazione.
Il film continua a far parlare di sé, malgrado sia stato vittima di un’assassina distribuzione, il killer silente. Già, meglio distribuire i kolossal americani, non tutti sono capolavori, anzi sono emerite c….te!
Antonietta ancora non smaltisce il senso di frustrazione e, fra avvocati, pile di carte e ostacoli burocratici, aspetta che giustizia sia fatta.
“Non vorrei che Il Resto di Niente fosse ancora legato al ricordo delle difficoltà incontrate in questi anni. Purtroppo ancora oggi pende su di me una causa di diffamazione vinta in primo grado e portata avanti in secondo grado da una società ormai in liquidazione. Ma al di là degli esiti che potrà avere la causa in corso, sono convinta che sia arrivato il momento di andare avanti e riaprire un dialogo. Come ci insegna Eleonora De Fonseca Pimentel, bisogna imparare a parlare anche con chi la pensa in modo diverso da noi. Per questo mi auguro, non solo per la mia vicenda personale, di poterci lasciare finalmente alle spalle un’Italia in cui molti come me si sono sentiti isolati”. E Antonietta continua a lavorare con tenacia perché il film (che avrebbe meritato una candidatura all’Oscar hanno detto in molti) non venga visto solo in modo clandestino, come è accaduto in questi anni in cui è stato continuamente “piratato“.
“La vita chi te la darà un’altra volta… E cosa posso farci? – si chiede Eleonora, andando incontro alla morte, spalancando quegli occhi che parlano anche senza parole- Non posso farci niente. Il resto di niente“.
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