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Per me era una festa, per lei un tormento, avermi continuamente fra i piedi, ma alla fine cedeva e mi lasciava andare a dormire nel suo letto dove mi raccontava le storie del paese e le storie dei bambini cattivi al quali la Madonna non voleva bene.
Era analfabeta così facemmo un patto, io le avrei insegnato a scrivere e lei in cambio mi avrebbe insegnato a farmi voler bene damma Madonna.
Lei non imparò mai a scrivere perchè nel momento di farlo si lasciava andare a sonore risate che duravano un' eternità e non le permettevano di tenere la penna in mano e poi aveva sembre cose più importanti da fare. Io non so se sono riuscita a farmi volere bene dalla Madonna, ma mi consolava il fatto che crescendo non sarei più stata una bambina e quindi non avrei più avuto niente a che fare con lei.
Zizi aveva lunghi capelli bianchi che tutte le mattine raccoglieva in un chignon, era minuta, sorridente, sempre pronta ad intrufolarsi nei discorsi degli altri e per questo mio padre, cioè suo fratello, le urlava sempre di stare zitta, ma lei non era capace di farlo, rideva dei suoi urli e continuava ad esprimere la sua opinione.
Qualche volta andavo a dormire a casa sua dove s' inventava un marito morto in guerra e un figlio mai nato. Io l' ascoltavo e le chiedevo di portarmi al cimitero a vedere la sua tomba. Ci andavamo a piedi con qualche fiore in mano e il cuore che batteva forte per l' emozione e la lunga salita del paese. Non aveva nessuna tomba da farmi vedere, ma quando arrivavamo là non so per quale motivo la cosa non m' interessava più, passeggiavo nei vialetti guardando tutte le foto e cercando d' immaginarmi a chi erano appartenuti quei volti. A vederli così mi dicevano molto.. Ma se provavo a dare loro una vita tutto aveva un senso diverso, baciavo coloro che avevano un viso simpatico...
Di qualcuno mi chiedevo come mai avesse un' espressione così triste o così allegra.
Mi faceva vedere i miei nonni, che non avevo mai conosciuto, o qualche paesano e mi raccontava le loro storie per metà inventate e per metà vere. Mi piaceva ascoltarla mentre di dava un gran da fare a pulire le tombe e a cambiare l' acqua dei fiori.
Recitava qualche preghiera, baciava qualche fotografia e poi andavamo via. Sembrava non dare alcun senso alla morte mentre io ne avevo una gran paura... Le persone semplicemente smettevano di esserci... Provavo ad immaginare una me che non c' era più.. Ma cos' era che non aveva senso la morte o la vita?!
Quando andavo a casa sua veniva spesso a trovarci un altro suo nipote più o menso della mia stessa età, e insieme riuscivamo a inventare mille scherzi da fare e lei l' unico modo che conosceva per difendersi erano i pizzicotti. Con quanti lividi tornavo a casa! "Tuppellina" i chiamava "mettiti a dormire adesso, se no chiamo tuo padre."
E io mi rannicchiavo accanto a lei rassicurata di trovarla ancora lì la mattina seguente. Nella sua casa, in una stanza sempre chiusa, teneva galline, papere, piccioni. Un stanza intera tutta per loro. Non ci si poteva entrare tanto era il cattivo odore, ma anche questo faceva parte di lei e io le volevo bene, mi tappavo il naso quando andavamo a portargli il grano e qualche volta ne uscivo piena di pulci. Zizi non aveva niente, nè una casa sua, nè una passione, nè una famiglia, eppure sembrava avesse tutto...
Chi di noi due è stata più brava, lei a farmi credere quello che non era, o io ad inverstirla di mille aspettative? Ma il bene prescinde da quello che si è? Quand' è che si decide di voler bene ad una persona? Esite il bene incondizionato? Provavo un grande affetto per lei per il semplice fatto che lei mi voleva bene. E se lei improvvisamente avesse smesso di farlo? E se lei avesse smesso di riempirmi di attenzioni?
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