Il ricordo non ha colori

Creato il 12 novembre 2014 da Primula @primula_57

foto by Primula – Ma Bohème

Questa targa si trova da tempo nel piccolo parco di fronte a casa mia ed è evidente che oggi abbia una particolare suggestione.
Ogni anno, qui, le autorità civili e militari ricordano le vittime dell’attentato alla base militare italiana di Nassiriya in Iraq il 12 novembre 2003. Quanto è accaduto è noto, ormai i fatti sono consegnati alla storia.
Cerimonia ufficiale, discorsi di circostanza, lettura della Preghiera dei Caduti, squilli di tromba e deposizione di una corona al cippo commemorativo collocato nel parco.

Foto by Primula – Ma Bohème

Sono sempre presenti molti semplici cittadini e questa volta c’ero anch’io. Per caso, lo confesso. Verso le dieci del mattino percorrevo il vialetto che attraversa il piccolo giardino e mi sono fermata.
Nonostante il diluvio eravamo davvero numerosi, un po’ accalcati sotto un gazebo che ci proteggeva dalla pioggia battente. A fine cerimonia me ne stavo andando per i fatti miei quando …
Ma ciao Primula!
Mi sono voltata. “Oh, … ciao!
Un amico, ex compagno di classe che non vedevo da qualche mese e con cui ho una certa confidenza.
Come mai qui?
Dopo un “Secondo te?” sottolineato da uno sguardo da triglia, è iniziata la solita conversazione simpatica e cameratesca, niente di che comunque, fino al
Sai? Non avrei mai pensato di trovarti qui
Perché, scusa?
Ma tu … non sei di sinistra?
Apriti cielo!! peraltro già sufficientemente spalancato di suo con scrosci d’acqua e gocce che sembravano voler bucare l’ombrello!! Motivo per andarmene di corsa …

Nonostante io sia per natura impulsiva e amante del contradditorio, di fronte al nulla di simili domande, scatta in me sempre la molla della razionalità. Sarà uno snobistico rifiuto di abbassarsi di livello, qualcuno potrà giudicarlo così, ma questa mattina proprio non mi andava di argomentare … (su che cosa, poi??). Quindi mi sono limitata a un misero “Già …” seguito dai saluti, cordiali come sempre, formali come di rado.
Mi sono allontanata ripetendo tra me e me: “Ma com’è possibile!?” … “Ma è possibile?” … “Vabbè, ma è lui … si sa …” e ho circoscritto la questione all’amico di cui sopra, un po’ burlone.

Nel pomeriggio, come d’abitudine, leggo qualche notizia on line e scorro la mia TL di Twitter : be’, il mio amico non è un caso isolato. Tra i #pernondomenticaremai , #ioricordo, ecc. ecc. trovo Fratelli d’Italia, Forza Italia, Storace & C. , e relativi seguaci; assenti o quasi gli altri e relativi seguaci.
Sull’account ufficiale del PD questo semplice RT di un tweet di Stefania Covello, deputata e membro della Segreteria Nazionale

Nessun accenno dal Matteo nazionale, che pure twitta parecchio, né da SEL; sorvolo su M5S.
Leggo che il consigliere regionale del Lazio, Davide Barillari, di M5S appunto, non si è alzato durante il minuto di silenzio chiesto dal Presidente; e leggo anche che a Roma, durante la cerimonia di commemorazione in Campidoglio, alcuni familiari hanno protestato per “la mancata equiparazione delle vittime per il terrorismo, come a Nassiriya, e quelle cadute nel compimento del dovere in Afghanistan e in altre missioni.” (cito testualmente da AGI.it)

È veramente paradossale, per non dire altro. Un mondo davvero a rovescio.

Ora, non che sia fondamentale esprimersi a tutti i costi, almeno secondo me.
Personalmente non sono una sostenitrice delle giornate “dedicate a”, “del ricordo”, “della memoria”, spesso parentesi precedute e seguite da una totale assenza di azioni concrete, altrettanto spesso momenti per sentirsi a posto con la propria coscienza o occasioni per riempire un vuoto costellato di omissioni e inadempienze. Non capisco nemmeno il senso delle cosiddette “missioni di pace”; idealmente non ho condiviso la scelta della partecipazione ad Antica Babilonia in Iraq, per restare in tema con la giornata di oggi.
Ma tra esternazioni come questa

e quest’altra

tra lo slogan “10, 100, 1000 Nassiriya” urlato in più occasioni (lo ricordo durante una manifestazione per la libertà della Palestina un giorno di febbraio del 2006 a Roma), il “dagli allo sbirro” e l’esaltazione del concetto di “missione militare di pace”, credo esista un giusto mezzo che si nutre solo di equilibrio e senso di umanità.

Quel 12 novembre 2003 sono morti militari e civili, italiani e iracheni, sono morte persone. Questo è il punto. E ogni individuo merita rispetto, che sia un carabiniere, un medico, un volontario, un poliziotto, un semplice cittadino. Dietro ogni loro nome si nasconde una storia personale, la scelta di chi sta dentro un dramma ed è disposto anche a dare la vita. Perché chi si reca in luoghi di guerra o guerriglia conosce il rischio e lo accetta.

Mi chiedo tuttavia cosa possiamo pretendere da un paese in cui si ideologizza persino la morte, ci si abbandona a reazioni di pancia e a una memoria fatta di spot e slogan.


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