Il ricorso di Napolitano alla Consulta e l'eterogenesi dei fini

Il disaccordo all'interno del quotidiano la Repubblica tra il fondatore Eugenio Scalfari e una firma di rilievo come quella dell'ex presidente della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, e poi la polemica tra la stessa Repubblica e Il Fatto Quotidiano, tutto intorno al medesimo argomento: la controversia tra il presidente Napolitano e la Procura di Palermo in merito alle intercettazioni indirette che hanno interessato lo stesso Capo dello Stato. Dopo aver letto i vari contributi, mi ritrovo sulle posizioni espresse dal prof. Zagrebelsky: (la Repubblica, 17 e 23 agosto): se è stata legittima la scelta del presidente della Repubblica per aver voluto sollevare un conflitto di attribuzione con la Procura della Repubblica di Palermo (sul trattamento delle conversazioni telefoniche intercorse tra l'"intercettato" Nicola Mancino e il Capo dello Stato), la stessa scelta appare poco opportuna dal punto di vista dell'equilibrio istituzionale, poiché - sintetizzo la posizione di Zagrebelsky - sia nel caso di accoglimento che di non accoglimento delle ragioni del presidente, a perdere sarà la stessa Corte: nel primo caso si potrà parlare di decisione "cortigiana", nel secondo di decisione "irresponsabile". Ma ancora di più  - secondo l'ex presidente della Consulta - il ricorso alla Corte poteva dare fiato (com'è poi accaduto) alla campagna di delegittimazione di un importante ufficio giudiziario alle prese con le indagini sulla cosiddetta "trattativa" tra lo Stato e la mafia.