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Il Ridotto Alpino Repubblicano

Creato il 26 marzo 2011 da Mcnab75
Il Ridotto Alpino Repubblicano

Ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale sul fronte occidentale. Italia. 14 aprile del 1945, per essere precisi.

In una villa a Gargnano, sull'Alto Garda, Mussolini convoca una riunione tra i suoi fedelissimi e gli ufficiali tedeschi che fino a quel momento l'hanno aiutato a tenere in piedi quella burlesca repubblica conosciuta come RSI.

Immaginatevi l'atmosfera di quel triste convitto: l'Asse è spezzato. Il nemico dilaga ovunque. Le forze anglo-americane hanno liberato Roma e sono pronte a dilagare nel resto d'Italia. Il popolo, stanco da anni di fascismo, accoglie gli yankee come eroi. Anche la potente Germania è al tracollo. Hitler muove divisioni che nemmeno esistono, chiuso nel suo bunker. I russi sono alle porte. I russi non saranno clementi coi nazisti.

Mussolini è un uomo sconfitto, provato, distrutto. Ha perso l'Impero, ha perso la guerra, ha perso il consenso popolare. Gli amici lo hanno tradito, tranne pochi sostenitori pronti a condividere con lui un destino che sembra promettere solo patimenti e punizioni. Il Duce si arrovella nel tentativo di salvare il salvabile, anche se la situazione è davvero disperata. Perfino Hitler, che lo ha già liberato una volta, rimettendolo al comando di un governo-fantoccio, non più promettergli granché, visto che anche la Germania è in fiamme.

 

Tra i presenti alla riunione di Gargnano uno solo tra i gerarchi italiani è propenso a continuare la lotta. Si tratta di Alessandro Pavolini, il comandante delle Brigate Nere, fascista della prima ora e strenue sostenitore della “morte romantica” tanto sostenuta negli slogan del ventennio.

Sta proprio a Pavolini lanciare un'idea che lascia di stucco gli invitati alla riunione. Da qualche tempo l'ex squadrista aveva pensato a un'estrema roccaforte in cui combattere fino all'ultimo uomo: il Ridotto Alpino Repubblicano, più notto come Ridotto della Valtellina.

La suddetta valle, ricca di risorse naturale e troppo impervia per le truppe corazzate alleate, avrebbe potuto costituire un rifugio in cui resistere per mesi. Pavolini pensava di farvi confluire fino a 50.000 fedelissimi, soprattutto delle Brigate Nere di Firenze e Pistoia. Essi avrebbero dovuto difendere i bacini idroelettrici della valle e la nuova sede del Duce, stanziata a Sondrio.

Non solo: il ridotto sarebbe stato attiguo a quello tedesco del Tirolo (anch'esso mai realizzato), il che avrebbe permesso di unire le residue divisioni di Hitler con quelle di Mussolini.

Il Ridotto Alpino Repubblicano

(Alessandro Pavolini e Vincenzo Costa passano in rassegna gli squadristi della VIII Brigata Nera "Aldo Resega", estate 1944.)
 

Ma Pavolini, fedele alla sua figura, aveva anche delle pensate più “romantiche” riguardo al ridotto. Innanzitutto lo definiva “il luogo dove avrebbero avuto luogo le Termopili del fascismo”. Esso sarebbe stato anche dotato di caverne e grotte stipate di viveri, dove continuare a combattere anche nel caso i nemici fossero riusciti a prendere Sondrio e il resto della valle. In puro stile pavoliniano, si progettava anche di trasferirvi le ceneri di Dante, come massima espressione simbolica dell’italianità. Sotto il profilo mediatico, si era pensato di installarvi una potente stazione radiofonica e una tipografia che avrebbe dato alle stampe una pubblicazione destinata ad uscire fino alla fine, le cui copie sarebbero state poi lanciate sull’Italia grazie al decollo di un ultimo aereo.

 

Del progetto di Pavolini non se ne fece nulla. Le fortificazioni che aveva progettato non furono mai costruite. I generali tedeschi non diedero nessun credito alla sua idea, non avendo alcuna voglia di morire per l'ideologia fascista. Le decisioni prese in quell'ultima riunione furono ben diverse, con Mussolini in fuga, ma poi catturato e giustiziato insieme ai pochi gerarchi ancora al suo fianco, Pavolini compreso.

 

Oggi esistono ancora alcune delle fortificazioni del Ridotto Valtellinese, anche perché molte non furono mai completate. Verso l'Aprica, lungo la strada, nella seconda galleria stradale, si trovano tre ingressi di una cannoniera; due di essi portavano probabilmente a dei magazzini. Nei pressi di una chiesa di Teglio si trovano dei rifugi antiaerei; uno di essi riporta una data: 1944. Nel fondo valle, di fronte a San Giacomo di Teglio, in Comune di Castello dell'Acqua, si trova un fossato anticarro costruito per essere usato come sbarramento nel caso di un attacco con mezzi corazzati provenienti da sud. Non mancano i numerosi ricoveri scavati nella roccia. Molte fortificazioni furono realizzate dai tedeschi a San Giacomo, Tresenda, San Giovanni e Castello dell'Acqua. Queste erano gallerie, trincee, postazioni per mitragliatrici, reticolati. Nei pressi del fossato anticarro si possono trovare, inghiottite dalla vegetazione di un boschetto, due casematte in cemento armato o calcestruzzo; una di esse ha l'entrata probabilmente vicino al letto dell'ampio torrente, sotto il muro di sbarramento, da come si può notare.

 

Spunto ucronico

 

E se Pavolini fosse riuscito a convincere il Duce a rifugiarsi nel Ridotto, facendo confluire in zona qualche migliaio di miliziani fascisti ben armati ed equipaggiati? Sarebbe cambiato qualcosa? Forse la guerra si sarebbe prolungata solo di qualche giorno in più. Ma, se al contempo i tedeschi fossero riusciti a loro volta a fortificare il ridotto tirolese, forse sarebbe nato un “microstato” montano, difficile da prendere e in grado di opporre strenue resistenza alle truppe alleate e ai partigiani.
Senza dimenticare che Mussolini stava cercando strenuamente di prendere contatto con Churchill, suo ammiratore di vecchia data nel periodo prebellico. Offrendogli in cambio una sorta di "controllo" sul Ridotto Alpino in funzione antisovietica ma anche svincolata dal diretto volere di Hitler, forse il Duce avrebbe ottenuto un salvacondotto per sfuggire alla vendetta dei partigiani.
Ovviamente sono tutte domande a cui non avremo mai risposta.


Sui luoghi del Ridotto

 

Vi lascio con l'ottimo videodocumentario Il Ridotto Valtellinese; ultima linea di difesa della Repubblica Sociale Italiana, di Carlo Clerici. Seppur amatoriale, il filmato si concentra nel riprendere i luoghi che furono progettati per il il “progetto Ridotto”, e che a oggi sono totalmente abbandonati e trascurati dall'ente turistico della Valtellina. Se vi capita di passare da quelle parti, secondo me vale la pena dare un'occhiata.



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COMMENTI (1)

Da CarloA
Inviato il 25 giugno a 07:13
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Molto interessante. Grazie anche per aver citato il video su Youtube dedicato al Ridotto Valtellinese. A chi può interessare segnalo un'altra versione che ho appena pubblicato in HD sullo tema http://www.youtube.com/watch?v=netHqvF9pzk&hd=1