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Le istituzioni religiose hanno sempre rappresentato una certezza nella vita dell’uomo. Una sorta di colla che tiene insieme il tessuto sociale, contribuisce a formare uno spirito di comunione tra gli individui e che spesso, in tempi di crisi, ha fatto sì che le società non si disgregassero. I momenti bui della storia sono sempre stati i preferiti delle istituzioni religiose. L’uomo cerca un sostegno e lo trova nella religione, in una figura pastorale fidata che possa alleviare paura e sofferenza. Ma se sono proprio quelle figure a macchiarsi del più orribile degli abusi, a violare l’innocenza di creature indifese, allora l’uomo rischia di non saper più quale sia la sua ancora di salvataggio. Per giunta in un periodo un cui l’uomo ha bisogno di sostegno di fronte a crisi economiche, ad incertezze e l’impoverimento non solo del suolo terrestre, ma della stessa coscienza civile umana. Ai barbari s’affiancano i “Preti pedofili”, un volto delle tante barbarie moderne: un connubio di difficile accettazione eppure aleggia sulle nostre vite come un odioso spettro. Lo spettro della pedofilia si affacciò la prima volta 3 anni fa, quando in rete inizio a circolare l’inchiesta della bbc sul “crimen sollecitation”, il documento vaticano che invitava a mantenere il riserbo sui casi di pedofilia all’interno della Chiesa. Un opera di nascondimento dei fatti, forse ancor prima che ad appoggiare gli abusi, si ispiravano ad un ideale un po’ borghese: “anche se abbiamo i problemi a casa, agli altri facciamo vedere che siamo felici e sorridenti”. Ciò diviene difficile ai tempi di internet, e il documentario circola negli ambienti virtuali, nei salotti dei forum, delle community. L’homo ciberneticus lo sapeva, l’homo videns no. In tv ci volle Annozero, tra mille polemiche, per una puntata speciale sul caso preti pedofili. Si parlò di attacco vergognoso verso la Chiesa, di inconsistenza del documentario, del fatto che si trattasse di casi isolati in qualche parrocchia americana o del sud america. Il fatto dei preti pedofili in nessun modo riguardava l’Italia. Questo è ciò che la Chiesa e la Cei sostenevano. Purtroppo per loro e per le vittime così non è. Lo spettro aleggia ancora, s’ingrandisce ed invade l’Europa e l’Italia. Una nube tossica destinata ad espandersi.E se è vero che non si può fare di tutta l’erba un fascio, è pur vero che con quel documento che imponeva la segretezza la Chiesa si è data una tremenda zappata sui piedi. In parte si è resa partecipe dei delitti di uomini, che per il solo fatto di indossare un abito religioso, potevano godere del segreto pontificio e continuare indisturbati a sfogare la propria devianza. Un comportamento grave, irresponsabile da parte di una delle maggiori istituzioni religiose del mondo. Un comportamento che ha i suoi effetti nella perdita di fiducia e dell’improvviso spaesamento emotivo e spirituale nel quale rischia di precipitare l’uomo in cerca di ancoraggio.
La Chiesa avrebbe potuto prendere le distanze, condannare senza mezzi termini, assumere il ruolo di guida morale per scacciare i peccatori all’interno delle proprie mura. Invece, spesso si è difeso, in nome di un perdono accettato solo tra le proprie grazie e non altrove. Prendere in mano il testimone di giustiziere morale (visto che a questo ambiscono con invadenza ogni giorno) e prendere provvedimenti al fine di conquistarsi la fiducia e non lucrare sulla vita rovinata di fragili infanti per paura di perdere schiere di fedeli. Ed ora che il caso è esploso, l’opportunità di redenzione e di mea culpa si è presentata, ma di giorno in giorno sono state fatte dichiarazioni sempre più compromettenti, ambigue, spigolose, solo nel tentativo di spostare l’attenzione sui cavalli di battaglia vaticani. Dichiarazioni che hanno sortito il solo effetto di accendere maggiori polemiche (si perdona la pedofilia e non l’aborto; c’è associazione tra omosessualità e pedofilia).Un vero pasticcio. Ma cosa lega la pedofilia e la Chiesa? Il pedofilo è innanzitutto un uomo che ha una patologia: è attratto da individui che non hanno raggiunto lo stadio della pubertà. È possibile che esista correlazione tra Pedofilia e Chiesa? In parte sì. Chi prende i voti per indossare gli abiti talari, fa anche voto di rispettare il vincolo della castità; questo non per dire che ad ogni casto corrisponda un pedofilo, ma certamente gli impulsi sessuali ce li hanno tutti gli esseri umani e la castità costituisce un vincolo contro natura. Il pedofilo è un soggetto che ha una patologia, ed è altamente probabile che il soggetto sia già malato prima di farsi prete ma, la castità, agli occhi del soggetto patologico, può costituire certamente un rifugio dove nascondere la propria perversione, prima ancora che agli altri a se stesso. Perciò il prete pedofilo potrebbe essere un individuo che fugge la perversione, nasconde la malattia a se stesso indossando una falsa maschera di castità e devozione a Dio nei confronti soprattutto di se stesso.
Servirebbe davvero discutere su questo punto all’interno della Chiesa. Inutile scusarsi: una scusa non restituisce a nessuno la propria infanzia violata! L’unica cosa è guardare avanti, lavorare affinché questo non si ripeta in futuro. E la misura da prendere è innanzitutto eliminare il vincolo della castità: perché i membri di un istituzione che parla d’amore si precludono la possibilità di costituire un nucleo familiare, nido primario ove l’amore sboccia? Perché, un uomo altamente religioso e altresì innamorato di una donna deve vedersi costretto a scegliere tra abito e donna? Ognuno è fatto di carne e, rivedere la castità, significa far sì che l’abito non costituisca più un rifugio per soggetti malati, ma una vera e propria presa di coscienza del soggetto devoto a Dio.