Gump pié di Spino, Gump Honeythorn
C’è qualcuno tra voi che ricorda Legend, di Ridley Scott? Chi come me è rimasto letteralmente incantato da quell’atmosfera magica, sospesa, tra citazioni favolistiche e folklore irlandese? Chi ha amato sconfinatamente Lily e la sua cuffietta medievale, la sua danza con l’abito malvagio? E come dimenticare Gump Piè di Spino, il folletto sboccato dagli occhi di fanciullo?
Ricordate il piccolo enigma posto a Jack (Jack, come il Jack-in-the-Green)?
What looks like a bell, but does not ring, Yet it makes the angels sing?
La risposta, se non avete visto il film, non è semplice, poichè attinge ad una vecchia leggenda folkloristica della zona anglofona. Si dice, infatti, che le campanule portino sfortuna, che siano il fiore dei morti, poichè sentirle suonare è segno che la propria vita è al termine. E’ una tradizione che accomuna tutti i fiori con corolle lunghe e tubolari, le cui origini sono evidentemente molto antiche e un po’ disperse nella mitologia nordica.
Non è infatti casuale che le fate postmoderne e photoscioppate siano raffigurate immerse in un prato di campanule.
Le “campanule” di cui parla l’indovinello non sono le campanule nostrane, come la Campanula rapunculus, quella -credo- a cui Rapolina/Raperonzolo deve il suo nome. Non è il genus Campanula, cioè.
In Inghilterra le chiamano “bluebells”, e sono una presenza tipica nei boschi inglesi in primavera. Molti giardinieri le considerano fastidiose e invasive. Spesso sono disprezzate, viste come erbacce fastidiose e scontate, perniciose e “brutte”. Un po’ come noi consideriamo l’Oxsalis pes-caprae, che dall’inverno alla primavera tinge di giallo evidenziatore le nostre campagne.
Le “bluebells” dell’indovinello sono delle bulbose che hanno subito svariati spostamenti tassonomici. Attualmente dovrebbero essere collocate nel genere Endymion e nella specie non-scripta. Anteriormente erano catalogate nel genere Scilla. Ad ogni modo non mi sorprenderebbe sapere che hanno fatto qualche altro salto tassonomico: a quanto pare questi fiorellini hanno creato un po’ di problemi ai botanici.
Anche Tolkien, in una lettera al figlio Christopher, scrisse che il termine “bluebell” era molto più evocativo di “harebell”.
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