Il ritmo della città

Il nostro tour fotografico settimanale si ferma questa volta ad Istanbul, raccontata attraverso l’obiettivo di Ludovica Basso.

Un paio di ore di volo da Torino, le lancette dell’ orologio regolato un’ora avanti e senza accorgemene sono già nel caldo abbraccio di Mamma Istanbul.
Ancora con il mio trolley mi ritrovo catapultata nel bel mezzo del quartiere dei mercati del pesce di Kadikoy, nella parte orientale della città, facendo lo slalom con la valigia tra la moltitudine di persone colori e profumi; tutto mi rapisce, tutto mi ipnotizza, in men che non si dica sono seduta nel cortiletto di un tipico localino di questa zona frequentata per lo più da giovani turchi, sorseggiando birra e mangiando le immancabili noccioline.
Istanbul è tanto, è rumore, è caos e le strade ne sono lo specchio, un via vai caotico in cui il mezzo più grosso domina. Testo subito la guida turca salendo al volo su uno dei tipici pulmini pieni di orpelli con il guidatore che passa il tempo a suonare ai passanti, incitandoli a salire, lanciar inchiodate improvvise, imprecando con le macchine davanti, facendo peli alle altre auto che mi costringono a lasciare per un attimo il mio prezioso appiglio per coprirmi gli occhi, sto per cadere, una signora mi sostiene, mi abbozza un caldo sorriso, decido di fidarmi dell’autista, di lasciarmi andare a pieno al ritmo della città, di lanciarmi in quel vortice di quel tutto che è Istanbul, con i suoi contrasti, con i suoi sapori. Sta per tramontare il sole e un Muezzin ha iniziato a cantare la sua preghiera, che si sprigiona per tutto il quartiere, mai le mie orecchie hanno sentito niente di così familiare, è il richiamo della grande mamma che ancora oggo sento vivo .
Ludovica Basso