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Il rito – l’esorcista secondo Anthony Hopkins

Creato il 16 marzo 2011 da Soloparolesparse

Mi aspettavo qualcosa di più da questo Il rito, non tanto per la regia di Mikael Hafstrom, quanto per la presenza di Anthony Hopkins che consideravo garanzia di qualità.

Il rito – l’esorcista secondo Anthony Hopkins

Invece il film non ha niente di nuovo o di particolarmente interessante rispetto ad altre pellicole sul tema degli esorcismi e (senza andare a scomodare film mitici) è decisamente meno interessante del recente L’ultimo esorcismo.

Michael è figlio di un impresario di pompe funebri e per fuggire quel lavoro vagamente inquietante decide di farsi prete.
Non sembra la scelta migliore, anche perchè la sua fede è decisamente limitata, ed infatti prima di essere consacrato decide di lasciare ma il suo precettore per cercare di trattenerlo lo invita a diventare… esorcista.

Ovvio che con queste premesse la carriera di Michael è votata al fallimento.
A Roma segue un corso per esorcisti (!) e conosce Padre Lucas, esorcista un po’ fuori dalle righe che sta seguendo il caso di una ragazza incinta presumibilmente posseduta.

Tutto il film si basa sulla fede ed i mezzi sbrigativi di Lucas contrapposti allo scetticismo e alla ricerca di spiegazioni razionali di Michael.
Niente di nuovo quindi, e niente di particolarmente interessante.
Il risultato infatti è una pellicola che si trascina un po’ stancamente e diventa interessante solo nell’ultima mezz’ora, quando finalmente iniziamo a vedere un po’ di possessione fuori dalle righe.

Il rito – l’esorcista secondo Anthony Hopkins

L’ingresso di Anthony Hopkins è di quelli da stella hollywoodiana, una roba che nemmeno John Wayne.
L’interpretazione di Colin O’Donoghue non lascia il segno ed il personaggio interpretato da Alice Braga serve solo ad inserire a forza un personaggio femminile nella vicenda.

Nell’insieme chi ho apprezzato di più è stata la nostra Marta Gastini che fa il suo come ragazza posseduta e regala qualche emozione.

Detto che MariaGrazia Cucinotta ormai fa solo apparizioni di pochi minuti, rimane qualche considerazione tecnica sul film.
A mio avviso la sequenza iniziale col corpo ricomposto sul tavolo del becchino è la cosa più interessante del film, che non spaventa e non regala emozioni degne di nota.

Peccato.


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