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Il ritorno da Londra

Creato il 06 aprile 2015 da Albertocapece

Fumo_di_Londra.1382345169Visto che è Pasquetta faccio una gita fuori porta a Londra, sebbene la città non mi appassioni essendo discretamente brutta, assolutamente noiosa ed esprimendo appieno nel suo gigantismo atono e ripetitivo tutta la possibile banalità occidentale. Però l’attitudine italiana, vagamente retrò di considerala come una meta dorata e cosmopolita, ha creato per anni un flusso di giovani in cerca di fortuna, di lavoro, di carriera, di emancipazione personale e di fuga dalla palude italiana.

Ma a quanto pare adesso – come illustra un articolo del Fatto (qui ) ed è confermato  dalle statistiche – comincia un reflusso, un moto di ritorno, apparentemente inspiegabile viste le condizioni  di sempre più accentuato declino del nostro Paese. Una spiegazione però c’è ed è abbastanza ovvia: l’esaurimento progressivo di quelle speranze e miti del liberismo che sono stati la stella polare di due generazioni. Lavoro se ne trova poco e comunque modesto, sempre soggetto a un super sfruttamento, la vita inglese si riduce allo sballarsi nel fine settimana dentro un tormentoso autismo costruito col conformismo e con ossessive ritualità come sedativo dell’angoscia, chi è riuscito ad integrarsi si accorge di far parte comunque di un ceto sociale subalterno destinato a tirare la carretta dei ricchi, che i servizi pubblici come scuola e sanità sono oggetto di continui tagli. Anche i pochissimi che sono riusciti  a farsi una certa posizione riconoscono i limiti di senso a un lavoro che ha come fine esclusivo il reddito.

Potrei continuare a lungo citando esperienze raccontate in prima persona dai protagonisti di questi nostoi, ma la ragione del progressivo reflusso è semplicemente che si sta producendo l’omologazione maligna di tutte le aree dominate dal pensiero unico: le opportunità promesse si stanno chiudendo dappertutto e non è certo un caso che proprio Gran Bretagna e Usa siano arrivati in testa nella classifica dei Paesi con la minor mobilità sociale tra quelli Ocse.  Così la leggenda per cui era facile trovare un lavoro pienamente riconosciuto e pagato, persino costruirsi una brillante carriera basandosi solo sul merito o comunque trovare innumerevoli occasioni per realizzarsi, lascia il posto ai tratti inequivocabili e tristi di una società sempre più diseguale e sempre più immobile dove ai ceti più poveri tocca supportare l’ingordigia dei ricchi.

Le dinamiche attraverso cui tutto questo avviene sono diverse da Paese a Paese e non c’è dubbio che in Gran Bretagna il potere si esprima meno con la corruzione vera e propria e più con una sistematica e “legalizzata” spoliazione di diritti e democrazia (vedi qui), in una diversa dialettica servo -padrone, ma alla fine di un processo cominciato ormai trent’anni fa  i tratti fondamentali della società liberista emergono prepotentemente e restituiscono paesaggi sempre più uguali. E allora , se c’è l’occasione, tanto vale tornarsene: dopotutto da noi la marginalità sociale si nasconde meglio.

 


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