Il ritorno dei Suede

Creato il 15 marzo 2013 da Martelloide

Iniziamo subito col dire che "Bloodsports" è un disco dignitoso. Se avessi scritto questa recensione dopo i primissimi ascolti probabilmente avrei usato altri toni, magari quelli più o meno trionfanti che si leggono in giro, invece ho aspettato e ho accumulato gli ascolti e devo dire che, seppure in poco tempo, l'entusiasmo iniziale è andato un pò scemando.  E' bello comunque vederli ancora insieme, con una volontà di cancellare prove opache e rimettersi in gioco, con la carta del pop/glam rock buttata sul tavolo in modo sincero e un produttore fidato come Ed Buller a guidarli, questo si, è da apprezzare. E' anche curioso che i Suede tornino in pista proprio quando lo fa anche un modello fondamentale per il gruppo (anche in questo disco!), ovvero David Bowie, neanche lo avessero fatto apposta! Facile farsi abbagliare dalla forma, piacevole niente da dire, della chitarra di Oakes e dagli acuti di Brett comunque ispirato, ma ahimè, oltre alla forme ci vorrebbe anche una buona sostanza, sopratutto se gli anni di assenza sono tanti e lo scopo e quello di dare seguito a proclami importanti sulla bontà del proprio lavoro.  Ecco, in realtà la sostanza non è così corposa come l'involucro pareva dirci. Non mi pare che ci siano dei singoli così memorabili, delle canzoni pronte ad entrare nella storia del gruppo a livelli di perle storiche del passato. Certo tutto, in apparenza, rimanda a profumi e magie che ci fecero innamorare del gruppo, ma siamo al livello di oneste canzoni, non certo capolavori o ottimi brani. Oakes ripassa bene la lezione di Butler e si applica per quanto può, ci mancherebbe altro, ma non riesce mai a toccare l'ispirato pop che lo aveva illuminato in "Coming Up" (ci si avvicina in alcuni frangenti) ne, e questo era già ben più difficile, a pescare nel torbido e nel melodrammatico (ci si prova nella parte finale del disco) con la stessa capacità di Bernard. I pezzi sostenuti, mi ripeto, funzionano con quell'aria di già sentito che ci colpisce subito e ben ci dispone all'ascolto, ci mancherebbe altro, ma ecco, mi sembra che poi con il passare degli ascolti il tutto si ridimensioni un pò. Paradossalmente le cose migliori sono quando si esce dal modello New Generation/Trash, per avventurarsi su territori più che altro Killers come in Barriers o Sabotage che non sfigurarebbe nell'immaginario sonoro degli Editors, così come piace anche la semplicità e la dolcezza di un pezzo come For The Stranger . Attenzione, pochi intoppi, e tutto fila via comunque liscio, ma anche senza particolari sussulti, tranne forse nella malinconia decadente e glam di Sometimes I Feel I'll Float Away, pezzo forte dell'intero album (anche se quelle schitarratone nella parte centrale, mah...). Nel finale, dopo i toni crepuscolari di What Are You Not Telling Me si vorrebbe piazzare il colpo di una nuova Asphalt World ma Always non riesce nell'intento, pur con buone intenzioni. I Suede sono tornati ed è doveroso sottolineare come non abbiano fatto un dischetto senza pretese, fatto solo per giustificare un nuovo tour o per riesumare un nome paga bollette, ma mi sembra che non si possa andare oltre a un, comunque discreto, 6,5.

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