“L’idea di espatriare era stata sempre presente dentro di me, non foss’altro perché -psicologicamente- mi era difficile sopportare un Paese in stallo politico, e con una classe dirigente completamente nullafacente. Il peso dell’Italia era troppo forte, per qualcuno ambizioso che non aveva santi in Paradiso“. Aveva -e ha- le idee molto chiare Stefano Guidi, 28 anni, Sales Manager a Parigi per un’azienda internazionale che si occupa di intermediazione pubblicitaria.
Stefano arriva Oltralpe dopo una tesi in Analisi dei Sistemi Tributari (110 e lode), conseguita presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze. Decide subito di darsi sei mesi per trovare lavoro in Italia, prima di partire. La scelta di vita è dunque mirata, quasi chirurgica. Ma qui arrivano -in contemporanea- le delusioni: prova un concorso da ricercatore, ma si scontra con una commissione impegnata solo a porgli domande di altissimo profilo teorico, senza alcun riferimento alle competenze pratiche. Ripiega allora sul privato: invia una quantità industriale di curricula, ma in un semestre ottiene solo 6-7 colloqui. Tra questi, un lavoro come analista (dove se non si era in grado di usare Excel non si poteva nemmeno varcare la porta dell’azienda), uno come commerciale estero (colloquio disastroso, ammette), e un altro ancora come analista (esito del colloquio mai pervenuto).
All’inizio del 2009 Stefano segue -con metodica precisione- il programma prestabilito: prende in affitto un appartamento per venti giorni a Parigi, e in quel lasso di tempo affronta ben 15 colloqui di lavoro. Interessanti le proporzioni “lasso temporale-numero di interviste”, se rapportate tra Francia e Italia. Da questo round di colloqui ottiene uno stage e un lavoro part-time: dopo cinque mesi arriva la prima assunzione a tempo pieno, dalla quale si licenzia alla fine dell’anno, per rituffarsi nella ricerca di un lavoro. Altri dieci colloqui, fino all’assunzione attuale. Per ironia della sorte, Stefano torna spesso a casa: per la sua azienda segue infatti il mercato italiano. Un ritorno lavorativo, che da un lato lo inorgoglisce (“ho fatto ciò che volevo fare“), ma lo rattrista allo stesso tempo (“l’Italia non ha creduto in me, ha perso del valore aggiunto con la mia partenza, e questa non è solo la mia storia, ma anche quella di molti altri“).
Ospite della trsmissione è Vanni Lunardi, specialista di web marketing, che da neppure un mese ha fatto la scelta inversa: si è licenziato dal suo lavoro a Parigi, dopo circa due anni di residenza Oltralpe, ed è rientrato in Italia per trovare lavoro. Ce ne spiega il perché.
Nella rubrica “Spazio Emigranti” restiamo all’ombra della Tour Eiffel, per raccontare la storia di un sito e di un’associazione, “Altritaliani”, che negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento per i nostri “expats” parigini. Ce ne parla una delle fondatrici, Barbara Musetti.
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La discussione di questa settimana: “Funziona, secondo la vostra esperienza, il sistema di selezione e reclutamento delle risorse umane in Italia? Per numero di offerte, qualità delle offerte e -soprattutto- reale interesse verso il profilo del candidato? Percentualmente, quanti colloqui realmente meritocratici avete sostenuto nella vostra carriera, sul totale di quelli svolti?”
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