Il ritorno del signor Mari

Creato il 10 aprile 2015 da Annalife @Annalisa

leggero e denso

Se siete stanchi di sentire parlare di ragazzi(ni), se non ne potete più dei romanzi di formazione, lasciate perdere. Eppure questo non è (solo) un romanzo di ragazzi e di formazione.
I protagonisti sono diciassettenni studenti di un paese di mare non meglio identificato, e vissuto in un autunno piovoso, piovosissimo. C’è un professore di filosofia nuovo che chiede, come compito, dei racconti; ci sono coppie di compagni di banco male assortite che innescano parte della storia; ci sono famiglie qualunque, magari con padre numero uno e padre numero due; ci sono nonni o zii che non ci sono più ma che guidano scelte e pensieri dei nipoti; ci sono funerali e cantine e, forse, un mistero.
Sofia, la voce narrante, ha un tono chiaro, a volte duro, acerbo, non solo per l’età ma per l’asprezza e la leggerezza con la quale pare affrontare le giornate e le ore di scuola; eppure, in solitudine, è capace di pensieri clementi e comprensivi, e, pagina dopo pagina, sia pure con la fatica di una pedalata in salita, di atteggiamenti concilianti e generosi.
Il compagno di banco è (soprannominato) Radice Quadrata, e lo conosciamo (ahimè) soltanto attraverso gli occhi di Sofia: una “faccia tosta e trista”, pensieri nascosti nei taccuini con l’elastico e parole centellinate, camminate misteriose sotto un ombrello colorato, e (forse) un mistero da scoprire. Viene voglia, di tanto in tanto, di saperne di più, di scuotere RadiceQuadrata e di farlo parlare, spiegare. Non si può. Chi racconta, chi comanda il gioco, è sempre Sofia, e ai suoi ordini bisogna stare per saperne di più.
Intorno, un buon gruppo di personaggi che acquistano rotondità sempre grazie alle parole della protagonista principale: un aggettivo, il racconto di un episodio scolastico, o un’occhiata lungo la strada, che scopre angoli nuovi delle vite degli altri.
Si procede così nella vita di questi ragazzi e di chi sta loro vicino, costruendo piano piano, insieme a Sofia, un modo di storie, di amori e di ripicche ma, su tutto, la storia di Radice Quadrata, la cui fine, comunque, non è poi così anonima come dichiara il titolo.
Il linguaggio è preciso e sicuro, a volte più secco, a volte più disteso, e anche se si stenta a credere che una diciassettenne possa esprimersi con questa bellezza, Mari riesce a rendere credibile la tinta sciolta e l’impostazione adolescente dei discorsi e dei fatti. In certi momenti (soprattutto all’inizio) le riflessioni della ragazza sono così inusuali da sollevarci per un momento rispetto al racconto, ma subito ci si perde di nuovo nella corrente e si naviga catturati dagli avvenimenti, tra mare, pioggia rari sprazzi di sole e l’attesa finale.

(se devo dare un voto: quattro stelle, con una stella anche soltanto per la ricchezza del contenuto; un libro denso vale una stella in più)



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