Il ritorno di Memey

Da Galadriel
[La storia antica sedicesima parte]
............come se avessero visto i tre capelli d’oro del Diavolo.
Rientrò sfinita, e senza proferire verbo, si ritirò in camera sua. Si distese sull’ottomana e attese.    La Shudra aveva un nome, Maya in sanscrito माया che significa "illusione"secondo nome della dea

Durgā Puja

Durgā "colei che difficilmente si può avvicinare". La dea  Durgā l'incarnazione dell'energia creativa femminile (Shakti), di carattere ambivalente, ha in sé entrambi i poteri di creazione e distruzione, e la Shudra incarnava i due tipi di energia. Creatrice e distruttrice, intelligente e capace di vendette sottili. Spiava tutto ciò che poteva per capire cosa stesse succedendo a casa di Donna Leo. Leggeva tutte le missive che arrivavano da quella casa. Sapeva leggere , aveva imparato, giovinetta dalla governante. Dopo varie insistenze, e lei sapeva essere persuasiva, era riuscita a convincerla a darle lezioni di inglese. La governante aveva ceduto ma aveva preteso il giuramento dalla fanciulla che non rivelasse mai di sapere leggere e tantomeno chi le avesse insegnato se colta in fallo.
Quella mattina, Maya aprì ad un servo di Donna Leo, che portava una lettera per la padrona di casa.
Maya spiò il contenuto e le ci volle poco leggere un orario che annunciava la visita di Donna Leo. Consegnò a capo chino la lettera alla Signora e si preparò. Aveva in mente un piano per ritornare alla villa, ma avrebbe potuto danneggiare Donna Leo e lei non doveva essere toccata. Ma per poter ritornare fra le braccia del suo Lelay, avrebbe fatto di tutto. Accantonò per ora il suo piano, sicura che ne avrebbe fatto uso solo se costretta. Maya era a conoscenza del segreto di Lelay e della madre. Aveva letto il diario la notte che Lelay scoprì di non essere figlio del Conte, era stata tutta la notte con lui e mentre dormiva lesse il diario, ma era ben decisa a tenerlo dentro al cuore quel segreto. Sentì un vociare che proveniva dal grande portone della casa e capì che era arrivata Donna Leo, le corse incontro con l'entusiasmo di una bambina che vola in braccio alla mamma. Si inchinò ai suoi piedi baciandoli, ma Donna Leo la raccolse e la strinse al petto. "Fatti vedere ragazza mia, come stai? "- guardandola dritto negli occhi, Leo capì subito la sofferenza della ragazza, la vide anche smagrita e non le sfuggì il livido che portava ai polsi. La Signora la picchiava legandole, con una corda agganciata ad un trave, i polsi.
Maya chinò il capo e due grosse lacrime scivolarono sul suo viso. " Vai vai a prendere le tue cose ti porto a casa". Non fece in tempo a pronuncire quelle parole che Maya era volata via ad eseguire quel dolce ordine. La Signora provò a dissentire, lei possedeva una schiava anziana, grassa e indolente, e le faceva comodo lo scambio con una forza fresca e giovane. Ma Donna Leo non cedette, e riportò a casa Maya, che prese possesso della sua stanza dopo averla ripulita dalle orme e dagli odori della grassa schiava che l'aveva sostituita.
Notò anche che la casa era trascurata e si prodigò, veloce come un folletto per lustrarla,  fino alla fine del giorno, per far trovare un ambiente pulito al signorino, ma di Lelay nessuna traccia. Maya si coricò certa che se Lelay fosse tornato nella notte, sarebbe andata a salutarlo, ma Donna Leo la chiuse a chiave nella sua stanza, assicurandola che lo faceva per il suo bene. Maya rassegnata estrasse il suo sitar dalla custodia, l'immaginetta della Dea Durgā raffigurata come una donna che cavalca una tigre, con numerose braccia mani che impugnano diversi tipi di armi e fanno dei mudra, che teneva nella custodia del sitar e la mise sulla mensolina in mezzo ad incensi candele e foglie petali secchi immersi in oli profumati, occorrente per il Pūjā  in onore alla sua Dea.
Preso il suo sitar, si lasciò cullare da un'accorata melodia che usciva dalle sue lunghe dita che accarezzavano le corde del suo strumento, e venne notte.
La mattina seguente, Maya riprese in mano la gestione della casa, con la felicità di Donna Leo che mal sopportava la grassa e sciatta schiava della Signora.
Maya rassettò tutte le stanze con la preghiera di Leo di non entrare nella stanza del figlio. Lei capì che Lelay era nel suo letto, immaginandolo mentre abbracciava il cuscino a torso nudo, sentiva bividi sulla pelle e un dolce calore al cuore. "Buongiorno madre mia, buongiorno Memey" La salutò con il diminutivo con il quale usava chiamarla da piccolo, come fosse stata sempre li.
"Buongiorno Lelay" rispose rispettosa Maya, mentre guardava madre e figlio incamminarsi abbracciati verso il giardino dove aveva servito la colazione.
"Sarai mio, la signorina inglese non ti avrà. Quando saprà che sei un bastardo, ti mollerà e io sarò li a braccia aperte a consolarti, e sarai mio, posso aspirare a te ora che so." Questo il pensiero costante di Maya, che le dava la forza di aspettare. " Devo aspettare il momento giusto, altrimenti perdo tutto. Il momento giusto...il momento giusto.." Continuava a ripetersi.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :