Titolo: Il ritratto del diavolo
Autore: Anton Giulio Barrili
Anno: 1882
Lettori gentili, siete mai stati ad Arezzo? Se non ci siete mai stati, vi prego di andarci alla prima occasione, anche a costo di farla nascere, o d'inventare un pretesto. Vi assicuro io che mi ringrazierete del consiglio. La Val di Chiana è una tra le più amene e le più pittoresche "del bel paese là dove il sì suona". Anzi, un dilettante di bisticci potrebbe sostenere che il sì è nato proprio in Arezzo, poiché fu aretino quel monaco Guido, a cui siamo debitori della scala armonica. Ma, a farlo apposta, Guido d'Arezzo non inventò che sei note, dimenticando per l'appunto di inventare la settima. Forse, ribatterà il dilettante di cui sopra, Guido non ha inventato il si, perché questo era già nella lingua madre, o il brav'uomo non voleva farsi bello del sol di luglio. Comunque sia, andate in Val di Chiana e smontate ad Arezzo. La città non è vasta, ma che importa? […]
A buon conto, la città è piccola, ma ci ha le vie larghe, pulite e ben selciate, il che non si trova mica da per tutto; possiede molte ed insigni opere d'arte, un prefetto, un vescovo, due buoni alberghi e un caffè dei Costanti, che vi dà subito l'idea di una popolazione d'innamorati. La qual cosa non mi farebbe punto specie, poichè le aretine son belle di molto, tanto da far dimenticare perfino i grandi uomini che son nati in Arezzo, da Mecenate, amico d'Augusto, a Francesco Redi, amico del vino.
Frattanto, lettori gentili, venite in Arezzo con me. Non ci si va col vapore, ma a cavallo, perché siamo cinque secoli addietro; si passa una delle quattro porte della città, che è cerchiata di mura per un giro di tre miglia, e si scende alla bottega di mastro Jacopo da Casentino.
Quella narrata dal Barrili è la storia romanzata del pittore Spinello Spinelli (detto Spinello Aretino), discepolo del maestro Jacopo da Casentino e promesso sposo della figlia di quest’ultimo.
Spinello non aveva ancora scoperto il proprio incredibile talento di artista, il giorno in cui vide passare per strada Fiordalisa, la figlia del pittore Jacopo da Cosentino. Fu proprio per avvicinarsi a lei che si presentò come apprendista al maestro, che lo accettò entusiasta dopo aver visto gli schizzi del giovane. Da qui iniziò la brillante carriera di Spinello. Il suo immenso talento gli valse l’acclamazione degli aretini e, cosa più importante, la mano della donna amata. L’invidia dei tanti corteggiatori che la circondavano, senza che lei desse ad alcuno speranza di successo, si frappose pero' tra Spinello e Fiordalisa.
Il ritratto del diavolo è per Barrili il ritratto dell’amicizia tradita e dell’inganno. La bontà e la purezza d’animo di Fiordalisa e di Spinello, si contrappongono alla perfidia di Tuccio e del Buontalenti.
Seppur in un italiano non attuale, il romanzo è ben scritto e pieno di colpi di scena. La trama non annoia, anche se alcuni passaggi risultano forse un po’ lunghi. Il finale certamente non delude. Chi fosse interessato a leggerlo può digitare il titolo in qualsiasi motore di ricerca e scaricarlo gratuitamente, essendo le opere del Barrili entrate nel pubblico dominio.