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Il rock e la finanza creativa

Creato il 02 agosto 2011 da Fabio1983

Alberoni mette nel calderone tutti i cliché possibili e immaginabili. Un tempo gli artisti erano maledetti ma almeno campavano cent’anni, oggi sono strafatti e muoiono a 27. Niente di più retorico (e fasullo), come ha notato alla sua maniera Galatea. Mi limito a qualche osservazione.
1) Alberoni sostiene di avere ricevuto molte telefonate di persone addolorate dalla scomparsa di Amy Winehouse che gli hanno chiesto perché tanti cantanti muoiano così giovani di droga. Tra questi ricorda Jim Morrison ed Elvis Presley. La sua risposta:

Tutta la musica italiana, anche negli anni Sessanta, da Modugno a Endrigo a Mina a Battisti, esprime i sentimenti abituali, lamore. Il rock no. È americano, nasce dallespansione di sé, dal superamento delle emozioni normali. È espressione di esperienze parossistiche possibili solo con la droga. E anche chi ascolta questa musica in concerto o in discoteca, spesso, per viverla, deve fare lo stesso.

Iniziamo con il dire che Amy Winehouse è stata un’artista poliedrica che ha sperimentato di tutto fuorché il rock. Lo sottolineo perché non so quanti esperti hanno annoverato la cantante inglese tra i miti del rock. Non è l’impiego di una chitarra a fare la differenza, sarebbe come a dire che Kanye West, perché sa suonare il piano, allora è paragonabile a Mozart. A questo aggiungerei che il rock, nella sua storia di matrice statunitense, non ha dispensato esclusivamente perle di saggezza sulla droga. Fare di tutta un’erba un fascio (mi si perdoni la battuta tra le righe) è perciò fuorviante. La scena mainstream italiana, al contrario, ha smesso di innovare molti anni fa proprio perché è sempre rimasta ancorata a uno, due, massimo tre temi. Qualche timido approccio a generi e argomenti poco smielati non sono mancati negli ultimi anni, ma non per questo legati alla droga. Io ho assistito a diversi concerti rock e sono capitato anche in discoteca. Non ricordo di essermi drogato.
2) Successivamente Alberoni si lancia in un bignami storiografico della droga, dall’oppio ai giorni nostri. In questo caso ci sarebbe poco da eccepire, non fosse altro che la musica risulti un pretesto. Di professionisti che fanno uso di stupefacenti il mondo è pieno: attori, avvocati, professori, scrittori, filosofi, poeti, pittori, scultori… Anche i politici, già. E i cantanti, ovvio. Ma non solo loro, ecco.
3) Le riflessioni conclusive sono a dir poco bizzarre e un po’ sgrammaticate oltre che sconnesse tra loro (il grassetto è mio).

Cosa significa allora il diffondersi delle droghe in Occidente? Forse è lespressione di una trasformazione dovuta alla vertiginosa innovazione tecnologica e alla mondializzazione in cui si rovesciano gli equilibri di potere mondiale, con la finanza sfrenata, gli smisurati indebitamenti degli Stati, non solo in Paesi poveri ma perfino negli Stati Uniti, e il dominio delle potenze asiatiche. A cui corrisponde una crisi dei valori tradizionali, lindividualismo sfrenato, il tentativo di superare se stessi, certa musica rock e, quindi, anche la morte di Amy Winehouse e di altri come lei.

Gli indebitamenti degli Stati riguardano anche i Paesi ricchi, mica solo quelli poveri. E non se ne capisce il motivo, a dire il vero. Con una tale diffusione delle droghe in Occidente, sai, volendo, che finanza creativa?


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