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Il Roero e le sue Rocche

Creato il 16 aprile 2014 da Sarahscaparone @SarahScaparone

Da Pocapaglia a Cisterna d’Asti si estende per una trentina di chilometri un vero e proprio museo a cielo aperto. Si tratta dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero, costituito da numerosi percorsi dedicati a scoprire le peculiarità delle località che si incontrano e di questa zona del Piemonte. Il Roero infatti è una terra a sé, diversa sia dalla vicina Langa che dal Monferrato. Quest’area di oltre 300 chilometri quadrati è caratterizzata dalla presenza di suggestivi paesaggi contadini, di vigneti e di castagni, che si alternano a quelli delle Rocche, profonde voragini alte anche centinaia di metri causate migliaia di anni fa dalla deviazione del corso del fiume Tanaro. Si tratta di un fenomeno di erosione che caratterizza profondamente la terra del Roero: le pareti sabbiose delle colline formano importanti anfiteatri naturali, guglie e torri dalle forme particolarissime che, come diceva Italo Calvino, conferiscono a queste zone un non so che di fiabesco. E non dimenticate che i terreni sabbiosi un tempo erano fondali marini, per cui può capitare, agli occhi più attenti, di trovare fossili di pesci, ricci o conchiglie incastrati tra le pareti delle Rocche. Oltre alla particolare valenza naturalistica, quest’area nord-orientale della provincia cuneese compresa tra la riva sinistra del Tanaro, la provincia di Asti e quella di Torino ha numerosi richiami storici. Il suo nome infatti deriva dal casato astigiano proprietario di molti dei castelli che caratterizzano ancora oggi la zona e che dominano dall’alto paesi e colline, un tempo per difesa, oggi forse per narrare al mondo una storia.

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Di racconti il Roero ne è particolarmente ricco, soprattutto se si pensa al mistero e alle leggende delle masche. In Piemonte, con questo termine, ci si riferisce alle streghe, buone o cattive che siano. E tra i luoghi più significativi legati alla loro leggendaria esistenza ci sono senza dubbio le Langhe e il Roero: qui le masche fanno parte da sempre della tradizione locale e sono protagoniste in diversi mesi dell’anno di vere e proprie rievocazioni legate alla loro figura. Basti pensare alla Masca Micilina di Pocapaglia che fu arsa sul rogo e il suo sangue pare abbia dato il colore ad alcune Rocche come il Bric d’la Masca, o la Masca Fiorina a cui il comune di Montà ha ideato una sagra con tanto di sabba delle streghe. Abitanti dei boschi, vivono solitamente lontano dai centri abitati, sono esperte conoscitrici della natura e dei suoi segreti, compiono sortilegi e sanno tramutarsi in animali domestici assicurandosi così facilmente l’ingresso in pollai e stalle per disturbare gli animali o, addirittura, tra le mura di casa. E se la leggenda delle masche ripercorre storie di donne spesso vedove, emarginate o sofferenti a cui si sono attribuite caratteristiche negative e che nel Medioevo sono state condannate a morire sul rogo, certo è che la masca è una figura molto importante nell’immaginario popolare piemontese e ne ha condizionato in passato la vita e le credenze di tutti i giorni.



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