Il profeta (Un prophète) è un film del 2009 diretto da Jacques Audiard.
Il film narra la prigionia del giovane arabo-francese Malik, dall'ingresso in carcere, solo e appena maggiorenne, all'uscita sei anni più tardi, che lo vedrà completamente trasformato.
Ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria del 62º Festival di Cannes, ben nove Premi César 2010, tra cui quello per il miglior film, ed è stato candidato come miglior film straniero ai Premi Oscar 2010.
Ancora una storia che ruota nell'universo tanto umano quanto traditore della comunicazione, dunque, dopo quella in cui Vincent Cassel leggeva dalle labbra e quella in cui Romain Duris si affidava alle note. Qui le lingue sono almeno tre, ma è quella silenziosa del sangue che sigla gli accordi, e il potere, in questo codice, è inversamente proporzionale al numero di parole che richiede.
La critica di Audiard alla mala educazione del sistema carcerario è evidente, talvolta aspra, talvolta sarcastica (le uscite per "buona condotta"), ma non è tramite la parola che si esprime: la sua lingua è quella della regia, di cui è interprete sicuro e abile. Quello che propone allo spettatore, qui come in tutte le sue opere, è l'immersione completa nel mondo che racconta, la sospensione del pre-giudizio, lo spettacolo della complessità di un personaggio maschile. La pretesa questa volta, però, va oltre l'offerta: nonostante l'ottimo Tahar Rahim, protagonista, Un prophète si dilata oltremodo, prova qualche artificio ma non fino in fondo, sfiora emozioni interessanti che abbandona troppo in fretta, si lascia imprigionare dalla materia che vorrebbe liberare. Un film più maturo dei precedenti, ma meno comunicativo.
Malik El Djebena è un diciannovenne francese di origine araba che nel corso della sua vita ha conosciuto soltanto orfanotrofi e riformatori; non sa né leggere né scrivere ed è condannato a sei anni di carcere per un fallito tentativo di rapina.
In prigione, per Malik, giovane fragile e senza protezioni o amicizie, la vita si presenta subito molto dura. Il leader della mala còrsa, César Luciani, che spadroneggia nel carcere, lo individua come il soggetto ideale al quale far compiere il delitto di un arabo di nome Reyeb, di passaggio in quel carcere. Malik, contro la sua volontà, è addestrato dai còrsi e coperto dai carcerieri corrotti per compiere un delitto che, non senza difficoltà, riuscirà a portare a termine.
Il fantasma di Reyeb continuerà a popolare le notti (e non solo) di Malik che intanto però, senza troppi scrupoli, entra sempre più nelle grazie di Luciani che decide di servirsi del giovane per alcune missioni all'esterno del carcere. Malik ha intanto cominciato a studiare per imparare a leggere, stringendo una forte amicizia col suo insegnante Ryad. Allo stesso tempo diventa amico di Jordi "lo Zingaro", uno spacciatore che ha già una rete organizzata all'esterno ma che ha bisogno di un uomo di fiducia che gli recuperi un ingente quantitativo di droga opportunamente occultato.
Così, per volontà di Luciani che nel frattempo ha visto uscire quasi tutti i suoi compagni, Malik diventa un carcerato modello e, scontata metà della pena, può usufruire di un permesso di mezza giornata. In 12 ore il ragazzo porta a termine la delicatissima missione affidatagli dal boss còrso incassando 5.000 euro, recupera la droga di Jordi e impianta con l'amico Ryad lo spaccio di stupefacenti sulla rotta Parigi-Marbella come pianificato in carcere. È la svolta.
Malik si permette addirittura di dare dei suggerimenti a Luciani per gestire il difficile rapporto con gli arabi. E nel suo secondo permesso, catapultato in aereo a Marsiglia incontra il boss arabo Brahim Lattrache, soddisfacendo così la richiesta di Luciani ma ancor di più intessendo per sé una rete di contatti e alleanze che assicurano il rifiorire dell'attività di spaccio che stava incontrando difficoltà. Lattrache rimane colpito positivamente dal ragazzo cui dà il soprannome di "profeta" avendo questi predetto l'attraversamento di un cervo che sarebbe poi in effetti finito contro la loro auto.
Luciani ribadisce la sua egemonia ma Malik, di fatto, è sempre più forte e audace. Nel terzo permesso il boss còrso gli chiede di uccidere il suo capo, Mercaggi. Ma anziché ucciderlo, il giovane intraprendente lo rapisce, innescando una guerra interna che porta i corsi all'autodistruzione e Luciani all'isolamento definitivo. Tornato in carcere Malik è ormai un leader tra gli arabi e non riconosce più il boss che l'aveva "creato". Finita la prigionia, ad aspettarlo fuori ci sono moglie e il figlio dell'amico Ryad, malato terminale, e sullo sfondo una scorta degna di un boss conclamato.
Interpreti e personaggi.
Tahar Rahim: Malik El Djebena
Niels Arestrup: César Luciani
Adel Bencherif: Ryad
Hichem Yacoubi: Reyeb
Reda Kateb: Jordi lo Zingaro
Jean-Philippe Ricci: Vettori
Gilles Cohen: Prof
Leïla Bekhti: Djamila
Frédéric Graziani: capo della sorveglianza
Slimane Dazi: Brahim Lattrache
Doppiatori italiani.
Francesco Pezzulli: Malik El Djebena
Rodolfo Bianchi: César Luciani
Loris Loddi: Ryad
Angelo Maggi: Reyeb
Christian Iansante: Jordi lo Zingaro
Fabio Boccanera: Vettori
Ennio Coltorti: Brahim Lattrache