Seminario sulla parità di genere e sui progetti ad essa finalizzati all’Università della Calabria
“Stiamo inguaiati” così il responsabile della comunicazione sui fondi strutturali del programma operativo nazionale: ricerca e competitività del MIUR (Ministero università e ricerca) , Fulvio Obici, apre il suo intervento alla giornata informativa “Valorizzare la presenza femminile nella ricerca e nell’innovazione” tenutasi all’Unical nel TechNest. E del resto non si potrebbe dire altrimenti di una regione (ma anche di una nazione) diliata da mille problemi, dove la crisi economica infervora ormai da tempo. Ma se la situazione non è delle migliori, la giornata informativa vuole dimostrare come, tutto sommato, “stiamo” meno “inguaiati” di prima. Perché se all’apparenza la situazione sembra disperata, in realtà qualcosa si muove, magari lontano dagli sguardi della gente, ma si muove.
Si inizia con Giuliana Mocchi, delegata del Rettore per le pari opportunità all’Unical che mostra i dati relativi alla parità di genere nell’università. Da quadro generale che illustra, si apprende così che all’Università della Calabria sono presenti più ragazze che ragazzi e soprattutto che, rispetto alle altre università italiane, le aree tecno-scientifiche sono molto frequentate da ragazze. C’è anche da constatare però, nonostante questi dati, la minoranza numerica femminile rispetto a quella maschile in quest’ultimi settori, dai quali escono la maggior parte di laureati che fanno impresa e innovazione. Una cosa più importante poi è messa in evidenza dalla considerazione successva: le ragazze dell’università sono meno intraprendenti dei ragazzi. Infatti, la maggior parte dei progetti di innovazione presentati al TechNest vede come ideatori i ragazzi e solo come affiliate le loro colleghe. Da ciò si deduce, per la Mocchi, che le ragazze si sottovalutano. Satrebbe interessante sapere anche i motivi ma la relatrice dice di non volersi dilungare. A mio parere qui si è toccato uno dei versanti principali del problema: la cultura. Qui verrebbe da chiedersi perché al seminario non sia stata invitata nessuna professoressa di lettere, di filosofia o almeno di un settore che si occupi di cultura. Perché prima dei finanziamenti, della ricerca e della applicazione pratica c’è la cultura, in particolar modo, la mentalità dominante. Senza la presenza di una persona che possa spiegare le dinamiche culturali che portano ad una situazione del genere, il seminari, per quanto interessante, finisce con l’annegare in un mare di concretezza. Ad ogni modo, i meriti del settore pari opportunità ci sono. Esso, finanziato dall’ateneo e da sporadici fondi straordinari, aiuta i disabili presenti nell’ateneo, ricercando per loro anche un’occupazione e, cosa più inerente al seminario, supporta le aziende rosa, attraverso il progetto AGIRE che vede gemellaggi con varie amministrazioni pubbliche e con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Le statistiche italiane sono impietose: solo il 18% delle donne che lavorano fa carriera, il 18% dei professori universitari è donna, il 30% dei ricercatori è di sesso femminile, mentre il 56% delle appartenenti al gentil sesso arriva alla laurea e in Italia c’è un solo rettore donna. Per migliorare queste statistiche è nato il progetto europeo “GERENDA”, alla quale l’Italia partecipa con altri paesi, per lo più dell’est Europa, a parte Spagna e Germania. L’iniziativa è intenta ad aiutare alla realizzazione della parità di genere, incentivando le donne ad aprire imprese e ad avere ruoli più importanti nella società. Il progetto ha riscosso un certo successo ed ha contribuito, per quanto poteva, a migliorare la situazione. A questo progetto europeo se ne affianca un’altro, incentrato però all’Unical, grazi e a fondi europei sommati a quelli di ateneo. Il PON ha nome “ORACOLO” ed ha coinvolto diversi settori dell’università. Esso ha una funzione di orientamento, ovvero si occupa di come indirizzare le idee di imprenditoria e ricerca femminili dell’ateneo. Oltre a questo ha creato lo sportello pari opportunità e il consuellin psicologico. Il suo buon risultato ha dato il vialibera di “ORACOLO 2″, che esteso l’orientamento agli studenti delle scuole superiori, a quelli disabili ed ai laureati. Infine ha anche creato finanziamenti per le idee meritevoli presentate dagli studenti.
Nella seconda parte del seminario si è passato ad illustrare le applicazioni pratiche che hanno avuto questi progetti. Inizia la professoressa De Rose, illustrando la costellazione di progetti “PARFAMAR” che ha intercettato che ha intercettato un finanziamento da 80 milioni di euro, concentrandosi soprattutto sul progetto “AMICUS”. Quest’ultimo si occupa di settori importantissimi: la tutela dell’ambiente e il trattamento dei rifiuti. In primo luogo la ricerca è finalizzata allo studio di teconologie per lo smaltimento dell’amianto ed ha sede a Crotone, un’area di industralizzazione dismessa molto a rischio. Da notare che la teconologia messa appunto in laboratoria funzione ma si dovrà vedere ovviamente se avrà lo stesso effetto su grande scala. Altre iniziative di questo progetto sono: il controllo delle infiltrazioni di acqua salina nella falde, con sede a Sibari e il trattamento dei rifiuti bordonave. In più esso prevede un master che formerà dieci ingegneri di ricerca.
Dopo questo intervento tocca alla dottoressa Cozza del dipartimento di ecologia presentare il progetto che sta realizzando. Prima di tutto, però, si sottolinea come in Calabria ci siano 700 Km di costa e non ci sia alcun istituto che si occupa di ecologia marina. Segnale di come alla politica siano costretti, per quanto possono, a supplire ricercatori che tra mille fatiche cercano di portare avanti le loro idee. Il suo progetto intende creare competenze finalizzate: al monitoraggio delle coste ed allo studio di alghe velenose, i posidonieti, i quali sono un ottimo indicatore della presenza de metalli pesanti in mare. Si viene poi ad apprendere che sulla costa tirrenica calabrese le dune sono quasi scomparse a causa della troppa edificazione. Perciò il progetto ha anche il compito di preservare le dune che si sono salvate alla devastazione edilizia. Altre iniziative sono: lo studio di piante che estraggono metalli pesanti e la messa a punto di un macchinario che individui le alghe tossiche. A questo primo proigetto si aggiunge il progetto “SILA” che prevede la creazione di nuovi laboratori, il potenziamento di quelli esistenti e la piattaforma “omica”, ovvero lo studio del materiale genetico estratto dall’ambiente, in modo tale da monitorarlo e migliorarne l’ecologia. Da notare poi che la Calabria ha intercettato 30 milioni (il 10% dei quali è andato all’Unical) del miliardo di euro messi a disposizione dallo stato.
A queste buone notizie, però si devono aggiungere
anche i problemi che il mondo femminile incontra per farsi strada, soprattutto negli ambiti tecnico-scientifici. Infatti, stando a quello che rileva la professoressa Pastorino della Mediterranea, diverse riunioni vengono fissate dopo le cinque di pomeriggio, orario in cui di solito le donne sono costrette ad andare a casa per badare alla famiglia, il potere amministrativo e decisionale è in mano agli uomini che spesso tendono ad ermarginare le donne. A questa situazione di disagio si unisce anche la mancanza di un modello, il che obbliga alle donne di scimmiottare i comportamenti degli uomini per andare avanti. Purtroppo questo tema ha occupato pochissimo spazio all’interno del seminario. La mancanza di un modella è certamente un grave handicap che non solo porta le donne ad ad essere meno competitive sul mercato del lavoro ma è anche in parte responsabile dell’imbarbarimento della nostra società.
Mentre si espongono progetti di gente che non vuole rassegnarsi alla grave situazione calabrese, l’aula, una stanza di neanche quattro metri quadri, si svuota e si riempie a folate, ogni volta con la stesse gente che va e viene, ovvero donne dai quarantanni in su. Le studentesse, almeno quelle che sembrano avere l’aria di esserlo, sono a malapena tre. Se questa non è una sconfitta per il seminario, poco ci manca. Del resto l’evento è stato scarsamente pubblicizzato e l’apatia dominante ormai nel mondo studentesco dell’Unical ha fatto il resto.
Francesco Rizzo
No related content found.