In ritardo ma si farà. Sta per vedere la luce il nuovo redditometro. Nella giornata di ieri, mister 600mila euro annui, al secolo Attilio Befera, ha enunciato in Parlamento i criteri su cui si baserà . Nei cento indicatori che misureranno la ricchezza degli italiani, rapportata al reddito denunciato, compaiono come sempre i beni di lusso. Barche, ville, prima, seconda, terza casa. Sin qui tutto scontato, tutto prevedibile, anche se una piccola riflessione, propedeutica, andrebbe comunque fatta. Chi viaggia su auto di lusso, chi si bagna in acque cristalline tuffandosi dal suo panfilo, chi gioca a golf sul prato privato della sua mega villa in Costa Smeralda, di solito, ha anche i mezzi per risultare “invisibile” al fisco attraverso tutta una serie di stratagemmi. Uno su tutti, ad esempio, quello di registrare il panfilo in africa. Poco conta se poi a percorrere il prezioso paiolo in legno di teak siano ciurme di figlioletti biondissimi impalmati di crema solare per non scottarsi. Queste eventualità, al direttore generale delle entrate, non devono essere sfuggite, deve aver notato che il panfilo africano non portava in vacanza bimbetti dal ventre gonfio e si deve anche essere chiesto come mai nessuna mosca ronzasse da quelle parti. Di qui gli altri indicatori che misurano la ricchezza. Converrete con lui e con me che il passo tra i succitati giocattoli extralusso e la retta dell’asilo di due coniugi lavoratori, o ancora, la ricevuta per la palestra della quarantenne sciampista, in nero, fissata per il zumba fitness, è davvero breve. Lo sceriffo del balzello ha ritenuto opportuno introdurre anche questi aspetti della vita quotidiana, ben sapendo che chi pratica troppa palestra o chi è costretto a mandare i figli all’asilo per poter lavorare avrebbe ben potuto evadere cifre da capogiro, si pensa addirittura attorno ai due, tre euro l’anno. Questo l’Italia non può più permetterselo e il sottoscritto appoggia appieno questa politica di rigore. Anzi sarebbe il caso di introdurre altri indicatori ben più stringenti, quali ad esempio, il numero di cornetti e cappuccini consumati al bar, il numero di pacchetti di figurine acquistati dai papà per l’album dei calciatori dei loro piccoli, le lamette e la schiuma da barba, il numero di assorbenti igienici per le signore e così via. Tutti gli indicatori già presenti nel redditometro e quelli da me consigliati andrebbero però a rallentare il lavoro dei finanzieri, soprattutto se si pensa che i soggetti da controllare sono più di cinquanta milioni ( gli italiani). C’è però un metodo che potrebbe risultare efficacissimo e che ci accomuna tutti che essendo unico faciliterebbe i controlli. Mi sento di consigliarlo vivamente a Befera e farebbe bene a farne tesoro. Perché non misurare la pupù? Pensateci anche voi, più ne facciamo più mangiamo, più mangiamo più spendiamo, più spendiamo più siamo ricchi. Ma come misurarlo? Facile! Monitorando il consumo della carta igienica. Più rotoli usa il contribuente, più piani di morbidezza utilizza, più è ricco e più sono le tasse che deve pagare. Semplice come tirare lo sciacquone! Nasce il rotolometro! Pensaci Befera! Ma si sa in Italia, fatta la legge, trovato l’inganno all’improvviso tutti diverrebbero stitici! (nella foto: un riccone)