Magazine Rugby

“il rugby degli altri”: Il rugby italiano senza copertura televisiva non scandalizza nessuno…

Creato il 21 settembre 2014 da Soloteo1980 @soloteo1980

Edimburgo – Reduce da una settimana in Italia, ho avuto – tra le tante cose che sono riuscito a fare – la (s)fortuna di vivere, in prima persona, tutto il disagio degli appassionati di rugby nostrani, in occasione della seconda giornata di Guinness Pro12.

La battaglia sui diritti televisivi, per quanto riguarda le due massime competizioni europee, ha occupato tutta la passata stagione, diventando il vero e proprio oggetto del contendere (oltre alla volontà anglo-francese di limitare il numero di celtiche in Champions Cup introducendo il sistema “meritorio” di top-six). Solo l’accordo tra SkySports e BT Sport, infatti, ha permesso di dare il “semaforo verde” alla nascita delle nuove coppe, compreso il nuovo format.

Chi trasmetterà le gare di Champions e Challenge Cup in Italia, al momento, non si sa.

Ma c’è tempo, potrebbe dire qualcuno, c’è ancora (poco meno di) un mese e sicuramente si troverà un accordo.

Questo approccio – che io non condivido assolutamente – non può essere utilizzato per quanto riguarda le gare di Guinness Pro12, che è già alla terza giornata.

In Irlanda e Regno Unito si possono vedere, il venerdì e la domenica in chiaro, il sabato su SkySports, quasi tutti gli incontri della giornata. In Italia, no.

In Italia non si vedono non solo gli incontri delle squadre “straniere” ma, soprattutto, non si vedono quelli che hanno come protagoniste le due squadre italiane, Benetton Treviso e Zebre.
Meglio, potrebbe dire qualche buontempone, visti i risultati ottenuti finora.

Il punto, però, non è questo.

Il problema è ben più profondo e radicato: come si porta il grande pubblico negli stadi a vedere le partite (non parlo di quelle della Nazionale al 6 Nations, che ormai è entrato nell’immaginario collettivo) se il grande pubblico non ha la possibilità di vedere le squadre in tv?
Sembra un paradosso, ma non lo è affatto.

Pensateci bene. Come conoscete i nomi dei calciatori, soprattutto quelli meno famosi? Come conoscete le caratteristiche di questi giocatori, gli schemi delle squadre, i nomi dei tecnici…?

Perché li avete visti giocare in televisione. Certo, la vostra squadra, se potete, andate a vederla allo stadio, ma per quanto riguarda gli avversari, non avendo ancora il dono dell’ubiquità, vi dovete basare sulle gare trasmesse in tv. Non solo. Sapete anche qualcosa in più ascoltando la telecronaca e leggendo i giornali. I giornalisti si informano, guardano le partite e danno una loro interpretazione. Fanno informazione, insomma.

Veniamo al punto.

Settimana scorsa ho provato a cercare di vedere le gare sui siti dei broadcast stranieri che trasmettevano gli eventi. Niente da fare. Anche perché sono assolutamente contrario al ricorso di modi “non legali” (leggi, streaming non autorizzato) per vedere le gare.
Venerdì sera avrei voluto vedere Edinburgh-Connacht, trasmessa da TG4, ma sul sito del canale in lingua irlandese c’era scritto (in inglese, per fortuna) che il programma che stavano trasmettendo non poteva essere visto dove mi trovavo.

Così, mi è toccato seguire il match su Twitter, scrivendo un pezzo senza aver visto la gara, mentre in tv mi gustavo l’entusiasmante Pescara-Bologna di serie B (di calcio, ça va sans dire…). Stesso discorso per le gare di sabato e per la bellissima Cardiff Blues-Glasgow Warriors di domenica. In Italia, nessuno (a parte i presenti a Monigo) ha visto le gare. Mi chiedo, onestamente, come si possa dare giudizi tecnici e fare informazione in queste condizioni. Mi chiedo come si faccia ad appassionarsi ad una competizione, leggendo solo i risultati su internet. Mi chiedo come si faccia a fare il preview di una giornata di Pro12 senza aver mai visto giocare gli avversari delle squadre italiane.
Tuttavia si capisce perché, per esempio, gli “esperti” italiani continuino a pensare che Connacht sia una squadra materasso, i Glasgow Warriors un bluff e Munster “uno squadrone”, nonostante da qualche anno i Reds siano in grande difficoltà.

E la cosa incredibile è anche questa: in Italia si ha la possibilità di vedere le gare di Super Rugby e Rugby Championship ma non quelle dove le squadre italiane sono impegnate.

Prima di pensare alla terza coppa europea (di cui, forse, si può anche fare a meno) sarebbe forse stato più opportuno: 1) rinforzare le due squadre italiane in Pro12, che sono il biglietto da visita del nostro rugby, evitando prestazioni imbarazzanti in giro per l’Europa 2) provvedere alla stipula di un contratto con una tv italiana per la trasmissione in diretta e in chiaro di tutte le gare, prima dell’inizio della stagione, o almeno organizzarsi con lo streaming 3) cercare di ritagliare più spazio per il rugby “nostrano” sui vari quotidiani nazionali.

Sono solo tre punti buttati giù velocemente, senza pretese.
Nell’anno della Coppa del Mondo, però, il rugby italiano, “dimenticato” dai media e  “nascosto” agli occhi del pubblico, rischia davvero di tornare nell’anonimato da cui, a fatica, sembrava essere emerso definitivamente.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :