Testimonianza drammatica dalla Siria, la volontaria Cinzia Gianaroli: «Nessuno muove un dito»
«Domenica scorsa sono morte tantissime persone a cinque chilometri dalla nostra sala parto ma nessuno ne parla, nessuno muove un dito. Io sono solo una volontaria, la nostra è una piccolissima onlus e possiamo fare davvero poco. I grandi dove sono?». Cinzia Gianaroli è sconvolta e sdegnata mentre racconta le testimonianze che riceve dalla Siria, in particolare da Aʿzāz, nella provincia di Aleppo, dove We Are, la onlus di cui fa parte, ha aperto una sala parto poco meno di un anno fa e dove giovedì scorso è scoppiata una bomba seminando macerie e terrore.
«Siamo in contatto costante con i nostri sette dipendenti: infermieri, ostetriche, un pediatra e altri medici e inservienti – prosegue Gianaroli – Non ci chiedono aiuto e cercano di non trasmetterci la loro paura, sono molto protettivi nei nostri confronti, ma noi ci rendiamo conto di quanto sia pericoloso per loro stare lì, lo Stato Islamico vicino e i bombardamenti dietro l’angolo». La sala parto si trova a metà strada tra Aleppo e il confine turco, fino a poco tempo fa una zona abbastanza sicura, «oggi invece non possiamo raggiungerla: le frontiere sono chiuse per le persone e le merci ed è troppo pericoloso rischiare».
Lo Stato Islamico è arrivato a tre chilometri dalla sala parto «ma i nostri medici, anche di fronte al pericolo che avanza, restano a fare il proprio lavoro – spiega la volontaria – In un anno hanno fatto nascere circa 250 bambini, visitato oltre 2mila donne e, da quando abbiamo aperto l’ambulatorio pediatrico un mese fa, hanno curato quasi 450 bimbi». L’ambulatorio è l’unica struttura del genere nella zona: la più prossima è ad una quindicina di chilometri, in un’area di guerra una distanza immensa.
La crisi è sempre più grave e la violenza crescente. «Quello che possiamo fare è raccontare, rompere il silenzio assurdo che si è creato intorno a questa tragedia e tenere alta l’attenzione – afferma Gianaroli – I bambini e i ragazzi vivono ogni giorno l’esperienza del terrore con il rumore delle esplosioni e degli aerei nelle orecchie. L’ultima volta che sono andata lì, lo scorso anno, mentre ero in tenda con una donna e sua figlia è passato un aereo sopra le nostre teste: io sono rimasta tranquilla, non mi sembrava preoccupante, ma la donna è sbiancata. Quando siamo uscite, poco distante c’erano due colonne di fumo: era un bombardiere».
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