PREFAZIONE
di Ivan Fassio
Siamo ancorati al nostro corpo, percepiamo e ci percepiamo in profondità: dimensioni, contatti, punti di fuga, spessori ed evanescenze appartengono soltanto a noi. Possiamo supporre che nemmeno uno tra gli anfratti ancora sconosciuti della realtà possieda le caratteristiche che potremmo attribuirgli. Se così non fosse, questo sarebbe il paradiso che spesso immaginiamo: luogo ideale della visione, della coincidenza tra apparenza e verità, dell’unità di carne e spirito. La divinità non vede prospettive, apre il catalogo e conferma quello che è, non percepisce: conosce. Noi partiamo alla ricerca, smarriti, mai del tutto venuti al mondo. Ogni sicurezza ci appare, col passare del tempo, sotto le spoglie di una brutale smentita.
Il nostro viaggio inizia dallo sguardo affannoso che gettiamo sul panorama, continuamente cangiante, della rotta. Questo ci ospiterà, snodandosi di fronte a noi, portando ai nostri sensi soltanto una piccola parte di ciò che potrebbe offrire. La più tragica tra le miserie – sempre uguale a se stessa, inutile, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande – la nostra possibilità di sapere! È, tuttavia, una giornata smisurata quella che ci offre la conoscenza dei fenomeni. Tutto ci trasporta, navighiamo inconsapevolmente e gli strumenti di bordo che abbiamo a disposizione raramente si guastano. A testimonianza della notte dei sensi rimane, nel nostro essere, un timido custode che percorre il tragitto in senso inverso e che resta ai margini dello splendore della conquista.
L’itinerario è illuminato e sensuale, la scia che tracciamo sul mondo – siamo creati a sua immagine – ci penetra e lancia in noi dei segnali. A partire dalle iniziali sensazioni maturano periodicamente, ad ogni giro di boa, le impressioni, i ricordi e le idee.
La nostra poesia, tentativo di avvicinamento all’essenza del catalogo divino, nasce quando percepiamo estemporaneamente somiglianze, stabiliamo coincidenze arbitrarie e, ancor di più, quando abbandoniamo la nave e, liberati dagli obblighi della spedizione, scendiamo le rapide del caso. Affidiamo alle immagini che plasmiamo gli stessi intenti – o gli stessi capricci – della creazione del mondo. In questo orizzonte di pausa che affiora nella lontananza dell’abitudine, il custode della notte che è in noi affretta il passo, nega gli occhi al tragitto che ci sovrasta e illumina con la sua torcia acque oscure, ancora insondate.
Ci immergiamo – forzando la fune che ci àncora alla materia – fino a riportare a galla ciò che riusciamo a slacciare dall’illusione dei sensi. Allo stesso modo, lasciamo emergere le sensazioni alla luce della loro materialità e conosciamo, da una diversa distanza, il corpo che ci imprigiona. Il rumore, il colore, il sapore dell’acqua sono tutto ciò che troviamo a dibattersi dopo il frangersi dell’onda: sostanza neutra ma illuminata dalla nostra sete di conoscenza.
La soluzione che bagna la riva lava la traccia di un percorso a ritroso. Ripartiti da idee e ricordi nel tentativo di approdare alle sensazioni che li avevano generati, abbiamo fallito. Ritroviamo, a malapena, il desiderio nostalgico di abitare il mondo e di abbandonare il divario che frequentiamo quando creiamo. La nostra chiaroveggenza è tragedia, crollo insanabile che rigetta e si ritira a ondate, come una marea. Il nostro catalogo, incompiuto e imperfetto, è tentativo perpetrato e imbarazzante di forzare l’esistenza, di schiudere un mistero.
Abbiamo creato ciò che già conoscevamo! Nonostante tutto, la nostra vita appare in nuova luce. Le parole, sebbene rare, si riuniscono confusamente e testimoniano un rinato approccio al loro senso – che non avevamo più ascoltato –, rinominano interi periodi del viaggio – che avevamo dimenticato di compiere –, creano una polifonia di incontri – che non avevamo mai immaginato –. Un florilegio di brani composti dai diversi personaggi che convivono nella coscienza: nessuna spiegazione per chi attraccherà a questi moli, soltanto dissolvenze per sprigionare il tempo di una possibile interpretazione.
I simulacri restituiranno la città disabitata, la donna sola nella sua distanza, uno scorcio fissato da uno sguardo assente, qualche scaltro furto alle nostre sensazioni. Non nel marmo, non nel fuoco – nell’incedere frangente delle onde, il calco libererà un’impronta.
(Ivan Fassio)
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POESIE
Sono vecchio di iuta, lacero di volontà.
Le fiabesche briciole di pane
sono perdute in lunghe scie nere
d’allegre cornacchie.
*
Cigola notte, secchia di ruggine,
piscia il tuo lamento.
Stride l’ordine e bacchetta
d’un’aria del nostro tempo.
Sotto fiumi.
E poi tanti, ripidi a strozzarsi.
*
Dovendo perdersi nell’immagine altrui,
schizzava lesta dagli estremi fissati.
Lo scatto sfocava un’immobile scia.
Fissava l’essere stata e non l’esserlo ancora,
una semplice via, altra per noi, una
fotografia.
*
L’occhio del fanale
è il segnale, il pugnale
contro un muro di croci.
Tra la rossa acconciatura
e il vestito verde,
una borsetta gialla.
*
Rilancio in contrasto,
con teneri effluvi spontanei di gatto,
atomici interni, lande inaudite,
colori saturi di lusso operaio.
Cromatiche gesta sulle isole antiche.
Rombanti fasci di muscoli in piena
colorano anatomiche pietre scolpite
e tele bianche di muri in discesa.
Sullo scalino vicino alla chiesa
ritraggo una giovane immagine greca.
*
è bastato attraversarla col pullman,
guardare di lato, che la città
diventasse qualcosa di fragile
e vivo: una spinta dal suolo
le case. Mi fermo. Più dello sguardo
alla luce del loro pudore
e non sposto più di quanto succeda:
lo svago tradirebbe lo svago
come abbandono.
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GALLERIA ARTISTICA
Acquarelli
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CURRICULUM ARTISTICO di Marco Memeo°SELECTED SOLO EXHIBITIONS
2010 “Mens@Momus” curated by Ivan Fassio, Galleria Momus, Torino, Italy
2009 “Asti”, curated by Ivan Fassio, Palazzo della Provincia di Asti, Italy
“Oniriche di Donna”, Asti Nuovi Rumori, Asti, Italy
2008 “The Dragon”, Mens©, curated by Arthesis, Museo Arti e Mestieri di un Tempo, Cisterna d’Asti, Italy
2007 “Windows and Playlist”, Mens©, Spina 3, From Spoon to City, Torino, Italy
2006 “MENS”, Memeo+Jins, Studio Silvia Pastore, Torino, Italy
2005 Galleria Ta Matete, curated by Walter Guadagnini, Roma e Bologna, Italy
2003 Galleria Alidoro, curated by White Project, Pesaro, Italy
“Marco Memeo, Giuseppe Restano”, Pianissimo Contemporary Art, curated by Mauro Bianchini, Milano, Italy
2002 Galleria Franco Marconi, curated by Mauro Bianchini, Cupra Marittima, Italy
1999 Maze Art Gallery, curated by Ivana Mulatero, Torino, Italy
1998 Reddocks, curated by Enzo Ruberto, Torino, Italy
1995 Green Club, curated by Marco Seveso, Torino, Italy
1994 Associazione Borgo Po, curated by Marco Seveso, Torino, Italy
°SELECTED GROUP EXHIBITIONS
2010 “La Città di…”, curated by Ivan Fassio, Blu Box Arte Contemporanea, Asti, Italy
2009 “Paratissima”, curated by Daniele Ratti, Borgata San Salvario, Torino, Italy
2008 “Il Corpo Nudo”, curated by Patrizia Fischer, Galleria Narciso, Torino, Italy
2007 “Allarmi 3″, curated by Cecilia Antolini, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco, Alberto Zanchetta, Caserma De Cristoforis, Como, Italy
2006 “Pubblicità Comparativa”, curated by Gabriella Serusi, Castello di Rivara, Italy
“Verismo Illusionista Pittorico”, Museo d’Arte Contemporanea, Calice Ligure, Italy
2005 “FunCity”, curated by Gabriella Serusi, Gas Gallery, Torino, Italy
“In Sede”, curated by Francesco Poli, Divisione Servizi Culturali, Torino, Italy
Nota informativa
Il Volume “Il Rumore dell’Acqua” è edito dalle edizioni Prinp di Torino, è ordinabile on line (la casa editrice non ha ancora il sito ma a breve lo creerà): è stato presentato a Novembre a Paratissima a Torino e alla Galleria Punto Due di Calice Ligure (SV).