Il ruolo del critico

Creato il 14 giugno 2011 da Mdalcin @marcodalcin

Ognuno deve fare quello che è capace di fare. Non ci si può inventare un mestiere. Tanto meno una virtù. Per questo ho deciso che il mio compito, nella vita, è criticare. Lo diceva anche don Abbondio: uno il coraggio mica se lo può dare.

Non sono capace di fare politica, di amministrare, di comandare (ne di scrivere un libro e tantomeno poesie) ma so come ognuna di queste cose, andrebbe fatta per il meglio.

Ho chiaro nella testa quali sono i modelli ideali a cui qualsiasi azione dovrebbe tendere. Se devo scegliere, tra l’azione e la contemplazione, per mancanza di forza, coraggio, sono costretto a stare nella seconda.

Contemplo il mondo e ne critico le storture, i difetti. Mi ci trovo bene in questo ruolo. Finalmente, dopo tanto cercare, ho trovato il mio posto nel mondo. Esterno alle cose. A lato della vita. Distaccato.

Che sensazione sublime irridere le ipocrisie della società. Sbeffeggiare ciò che è sacro è per me motivo di estasi.

Dato che non sarò mai in grado di assumere un ruolo attivo nel mondo, sbraiterò, tuonerò contro coloro che fanno, agiscono. Ne evidenzierò le bassezze morali, gli errori e pure le minime imperfezioni. Coloro che detengono il potere, con me, non avranno pace. Perché del potere non mi fido. Mai.

Sarò puntale, razionale, ironico. Farò notare che il mondo è condotto in modo sbagliato. Del tutto sbagliato. Ne avrò per tutti. Sarò anche crudele, se necessario.

Da qui, da questa posizione, ho tutto sotto controllo. Senza sporcarmi le mani.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :