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Ho sempre pensato che il lavoro fosse una parte accessoria della nostra vita.
Mi spiego meglio: il lavoro è fondamentale per poter vivere e con questo sto dicendo un'ovvietà, ma il senso di quello che vorrei esprimere é che io non ho mai voluto impostare la mia vita mettendo il lavoro al primo posto, cioè mettendolo al primo posto tra i miei valori, arrivando magari al punto di dedicarmici così tanto da sacrificare la felicità delle persone alle quali voglio bene e che condividono con me il resto della vita (cioè quella che non passo in ufficio).
Questo per me vuol dire considerarlo una parte accessoria della mia vita.
So che non è così per tutti, so che c'è chi vive per il lavoro indipendentemente dal fatto che nella propria vita ci sia altro, magari dei figli o anche solo un marito o una moglie ma la passione, le soddisfazioni che quel lavoro gli regalano sono forse tali da giustificare l'importanza attribuita al lavoro rispetto alla famiglia, agli amici...insomma alla sfera privata.
Io una situazione del genere l'ho sperimentata in quella che definisco la "mia vita passata" e non ho avuto la forza di resistere a questo perché per me la famiglia è la cosa più importante e difficilmente riesco a metterla al secondo posto e questo indipendentemente dalla presenza dei figli.
Certo i figli in questo fanno un po' la differenza perché, un conto è sacrificare un "pezzo" della propria vita personale per il lavoro a discapito di un pezzo di vita personale, e un conto è fare lo stesso quando a casa ci sono dei figli che ci aspettano, almeno questo secondo me.
Io ultimamente mi sono sempre lamentata del mio lavoro perché credo che il "mio" mondo lavorativo (nel senso del settore in cui lavoro) negli ultimi anni sia notevolmente cambiato e questo ha fatto si che fare quello che faccio non mi piacesse più come una volta. Questo indipendentemente dall'essere mamma perché la mia insoddisfazione al riguardo era già nata prima che rimanessi incinta di Pupa. Poi è nata lei e se a questo evento si aggiungono le premesse fatte prima, il gioco è fatto!
Invidio molto (nel senso buono ovviamente) chi ha un lavoro che gli piace e che gli permette di essere una persona realizzata sia a livello personale che lavorativo perché vuol dire che riesce ad essere una persona completa in tutti i campi.
Io non ci sono riuscita perché rientrando dalla maternità ho preferito sacrificare la vita lavorativa a vantaggio di quella personale perché ho ritenuto più importante perdermi il meno possibile della vita di Pupa, soprattutto i primi anni che credo essere i più belli quando nasce una nuova vita, e così il mio rientro non è stato dei migliori e adesso che il nuovo rientro avverrà con 2 figli ho paura che le cose non miglioreranno di certo, ma per fortuna ho ancora un po' di tempo prima di pensarci!
Quando però non si ha scelta, quando il lavoro da svolgere é quello (soprattutto in tempi di crisi come questi) e quando la situazione lavorativa compromette la salute (ansia, agitazione, palpitazioni...stress) io mi chiedo perché si debba essere costretti a vivere questo per portare a casa a fine mese uno stipendio che dia a sé stesse e alle proprie famiglie un po' di tranquillità?
E il vostro pensiero al riguardo qual'è?