Il programma storico/scientifico si chiama “Progetto Eroe“, in russo проект Герой ed effettivamente per fare quello che sta facendo il moscovita Pavel Sapozhnikov bisogna essere degli eroi oppure essere completamente usciti di testa.
O Entrambe le cose.
Il giovane russo di soli 24 anni, ha deciso di vivere, in completa solitudine, otto mesi nel Medioevo. In pratica, è stato lo stesso Pavel ad iniziare quello che ha definito un “esperimento sociale”.
In una fattoria costruita per lo scopo, che è la replica precisa di un’abitazione medievale, Pavel vive isolato in una radura tra i boschi a circa 50 chilometri da Mosca, nei pressi del villaggio di Morozovo, con la sola compagnia di un cane. La casa dispone di un pozzo, un fienile, un forno, un affumicatoio, un paio di recinti per polli, galline e capre (definite come “moderatamente” produttive). All’interno della costruzione in legno, una piccola dispensa con barili di pesce sotto sale, contenitori con funghi ed erbe essiccate.
L’eroe che Pavel ha scelto d’incarnare è un fabbro e quindi c’è anche una fucina con tanto di attrezzi per la lavorazione dei metalli.
Per otto mesi niente telefono, niente patate, niente tv e niente elettricità, niente scarpe comode, niente spazzolino e dentifricio, niente di niente che appartenga alla società contemporanea: scopo dichiarato dell’esperimento è quello di comprendere quali siano i mutamenti sociali e psicologici della personalità quando si vive in completo isolamento e con poche tecnologie a disposizione. Tradotto: è in grado l’uomo moderno di sopravvivere ad un repentino ritorno al passato?
Pavel può allontanarsi dall’area recintata della fattoria esclusivamente per la caccia e la raccolta di erbe, bacche e radici, mentre gli è vietato ogni tipo di contatto con terzi e deve utilizzare solo strumenti medioevali.
La fattoria è stata edificata con materiali e tecniche note nel IX-X secolo, in stretta conformità con i dati archeologici in possesso di storici ed antropologi.
L’esperimento ha preso il via verso la fine di settembre 2013 e si concluderà a maggio del 2014.
A meno che Pavel non venga sbranato dai lupi.
Naturalmente le condizioni fisiche dell’uomo vengono monitorate con frequenza e Sapozhnikov può lasciare il progetto se si verificassero acclarati peggioramenti della sua salute fisica e mentale. Con la formula “acclarati peggioramenti” si intende un rischio di vita evidente. Per un’influenza, un danno fisico non permanente, un acciacco, Pavel se la dovrà cavare comunque, perché nessuno interverrà… dal futuro.
Mancano tre mesi alla conclusione del progetto e Pavel sembra gestire ancora bene la situazione, anche se, come potete notare chiaramente dalla sequenza di immagini all’inizio di questo articolo, il ragazzone robusto e rubicondo si è trasformato in un più snello e sporco mugiko. L’impressione, dalle poche fotografie che siamo riusciti a scovare sui siti russi, è che abbia perso parecchi chili e anche quell’espressione scanzonata che aveva al principio della sua avventura.
Sarà che il nome Sapozhnikov ricorda da vicino quel Raskol’nikov di “Delitto e Castigo” di Fëdor Dostoevskij, ma viene da chiedersi quale delitto pesi sulla coscienza di Pavel per doversi infliggere un tale castigo?
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