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Si decide all'unanimità per il Sacro Bosco di Bomarzo !
Si arriva a Bomarzo lasciandosi alle spalle distese immense di ettari di girasole, Roma lontana ci saluta e la Tuscia ci sussurra che la Toscana è a un tiro di schioppo.
Arriviamo a mattina inoltrata, con il sole bello alto che ci accarezza la pelle e un vivace venticello a scompigliarci capelli e vestiti.
Mangiamo al self service veloci e ci inoltriamo nella stradina che porta al bosco, dietro a noi un campetto attrezzato di giochi ospita bambine e mamme, qualche nonna che con la nuora gioca sull'altalena, qualche papà che legge placido il giornale sulla panchina e qualche altro che ne approfitta per fumarsi un sigaro all'ombra di un grande albero.
L'atmosfera è magica, si entra e ci si ritrova immersi in un bosco che offre sorprese e colpi d'occhio allo sguardo che di certo non se lo aspetta.
All'ingresso del parco ne avevo approfittato per comprare una piccola guida: Sacro Bosco Bomarzo a cura della Soc. Giardino di Bomarzo, al costo non esossimo di 8 euro. E' risultato utile per apprezzarne la storia e le statue, non sopporto andare in un posto bellissimo e poi non capirne le sfumature, ti rimane una sensazione anche bella ma è destinata a perdersi col tempo perchè non la si riesce poi a contestualizzare nel territorio, probabilmente sta fissa mi è rimasta dal fatto che d'estate lavoricchio come guida turistica e ancora dopo anni mi emoziono a scoprire nuovi percorsi come se fosse il primo anno.
Il bosco nasce nel 1552 ad opera del Principe Orsini che lo volle erigere come dono alla moglie dedicandogli il Tempio che troverete a fine percorso. L'architetto fu Pirro Ligorio, lo stesso che dopo la morte di Michelangelo venne chiamato a lavorare a San Pietro.
"Attraverso questi alberi e queste pietre , gli artisti, i letterati ed i Poeti di allora, come l'Annibal Caro, il Bitussi, il Cardinal Modruzzo vollero lasciare sul posto per esprimere la propria meraviglia epigrafi e versi".
Vi meraviglierete passando per il sentiero che attraversa il bosco davanti a statue monumentali che sembrano essere sorte dal terreno, immerse nel verde lussureggiante e fresco che racconta di passeggiate passate e di antichi passatempi.
Vi mozzerà il fiato scoprire, subito dopo il teatro e i due obelischi recitanti nel primo VICINO ORSINI MDLII e nell'altro SOL PER SFOGARE IL CORE, la meravigliosa CASA PENDENTE, costruita sopra un masso inclinato e al di fuori incise le parole del Cardinale Madruzzo "QUIESCENDO ANIMUS FIT PRUDENTIOR ERGO" ( che dovrebbe tradursi più o meno così "con il riposo lo spirito diventa più saggio").
A pochi passi più in là troverete, a far la guardia al grande cortile nella sua vasca con due delfini, il grande Nettuno, dio del mare.
E' spettacolare l'effetto d'insieme, il piccolo sentiero che conduce alla ninfa dormiente e il camminare tra le statue sentendosi piccoli e fragili.
Si ha l'impressione di essere stati catapultati in una favola, la cui narrazione si svolge tra figure mitiche che diventano realtà, che risalgono sulla superficie terrestre nel silenzio e nell'ombra propria del bosco.
Qualche uccello canticchia su una fronda e il vento ne scompiglia le chiome, accompagnando il cammino dei viandanti con un'atmosfera di suoni fantastici.
Così, poco dopo ritroviamo Cerere seduta trionfante come una matrona romana.
Porta fiera il capo incoronato da un paniere e sulle spalle una ghirlanda di fanciulli che giocano vivaci tutt'intorno.
Cerere la grande nutrice di Roma, che osserva ciò che le accade intorno, da una culla di grandi vasi.
Ragion per cui, leggendo il libro, si valuta la possibilità che Ligorio l'architetto volle forse "ricreare il luogo magico cantato da Sannazar il piazzale delle mille e mille urne".
Seguendo il percorso con la mappa in una mano e la macchina fotografica nell'altra si scorgiamo tra due cespugli il grande elefante e si ha subito l'idea che quello che si vede non è una statua ma una creatura reale con la proboscide viva, di pietra bianca e liscia, che luccica al sole.
Lo si vede spuntare sormontato da una torre mentre lotta con un legionario.
Sul collo una guida supina rimane a dargli moniti e coraggio.
Così, il pachiderma simbolo di saggezza ed eternità lotta strenuamente con il nemico più pericoloso che l'antica armata dovette vincere: Annibale che devastò il vicino Tempio di Ferronia e saccheggiò i tesori etruschi.
Si legge ancora che probabilmente Ligorio volle ricordare in questo modo che uno dei primi giardini di piacere appartenne a Scipione l'Africano "inseparabile per gli uomini del XVI secolo dagli elefanti da guerra".
Al termine del percorso troverete un tempio dove rimane una lapide dedicata a ricordo di Tina Severi Bettini. E' grazie infatti, alla famiglia Bettini che fu scoperto il bosco, avviato al restauro e salvato dalla caduta nell'oblìo.
Volutamente non ho inserito tutte le statue che incontrerete nel percorso, le più belle le scoprirete passo dopo passo e vi sentirete di nuovo bambini, vi sentirete con lo zainetto in spalla e forse una bussola nel taschino in procinto di partire per questa avventura al centro della terra tra creature visionarie e miti cristallizzati.
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