di Antonio Bruno
Cade a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud
un tramonto da bestia macellata.
L’aria è piena di sangue,
e gli ulivi, e le foglie del tabacco,
e ancora non s’accende un lume.
Nel febbraio del 1898 Cosimo De Giorgi scriveva che il clima del Salento è simile a quello dei paesi orientali che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Durante l’inverno si alternano venti caldo umidi di scirocco e di libeccio con quelli dei quadranti boreali. Il clima mite del Salento ha favorito la coltivazione del tabacco. La semina dei semenzai di tabacco si praticava nel mese di dicembre. L’altra condizione per la coltivazione del tabacco è di avere un estate senza pioggia e nel Salento le piogge erano precedute da temporali e quindi erano fenomeni eccezionali.
Un paese che si chiama Cocumola / è / come avere le mani sporche di farina / e un portoncino verde color limone. / Uomini con camicie silenziose fanno un nodo al fazzoletto / per ricordarsi del cuore. / Il tabacco è a secare, / e la vita cocumola fra le pentole / dove donne pennute assaggiano il brodo.
La moda del tabacco da fiuto
La moda del tabacco da fiuto venne introdotta da Caterina De Medici che veniva rifornita dal suo ambasciatore Nicot. La stessa Caterina curo’ le ulcere del figlio Francesco con un unguento preparato pestando le foglie in un mortaio e facendole cuocere in grasso di maiale. Per questo il tabacco ebbe per un certo periodo anche altri nomi come “erba dell’ambasciatore“, “erba medicea“, “caterinaria“, ecc.
La coltivazione del Tabacco da fiuto “Sun di Spagna”nel Salento leccese
Nel Salento si coltivavano i tabacchi per fiuto che necessitavano di irrigazione quotidiana e si caratterizzavano per avere le foglie con un rachide mediano grosso, fibroso e lungo più di un metro.
Il tabacco da fiuto era una coltura tipica del Salento. Nel 1771 con editto di Clemente XIV la Congregazione dei monaci Cistercensi, con lo scopo di bonificare i terreni paludosi circostanti il loro convento, iniziarono a dare le terre in censo ai contadini ed a coloro che colpiti da condanna si rifugiavano in convento per ottenere l’impunità; con i ricavi ottenuti i monaci iniziarono la coltivazione di diverse piante e diedero impulso alla coltura del tabacco.
Nella manifattura i monaci iniziarono la produzione, prima per loro consumo e poi a scopo di commercio, della famosa polvere «Sun di Spagna».
A Lecce con privilegio dato a Madrid il 17 dicembre 1682 si nominava un “Credenziere del Fondaco della Città di Lecce”.
Le varietà di Tabacco da fiuto coltivate nel Salento
In Terra d’Otranto, che oltre alla provincia di Lecce comprendeva anche quelle di Brindisi e Taranto, si coltivavano le varietà Cattaro leccese, importato dai Veneziani, il Cattaro forestiero, proveniente dall’Alsazia, il Cattaro riccio paesano e il Brasile leccese, importato dalla Spagna o da Napoli per opera di navigatori.
Le coltivazioni di queste varietà diedero luogo alle prime industrie manifatturiere private, per la produzione delle polveri da fiuto. I numerosi conventi nella provincia di Lecce contribuirono alla diffusione delle polveri, soprattutto del «Leccese da scatola» prodotto dai frati Cappuccini.
La prima Manifattura tabacchi da fiuto del Salento
Nel 1752, per editto reale di Carlo III di Borbone, veniva impiantata a Lecce un’importante manifattura di tabacchi da fiuto in un ex convento di Domenicani che, impiegando 20 molini «macinini» mossi a mano, produceva polvere di gran lusso.
La richiesta del Cattaro leccese e del Brasile, utilizzate nella lavorazione delle polveri, favoriva nella provincia la diffusione della coltura del tabacco.
La Commissione di inchiesta sul tabacco del 1881
Nel 1881 una Commissione d’inchiesta sui tabacchi levantini coltivati nella Terra d’Otranto, secondo la quale “… se il regime di monopolio fosse assunto dallo Stato, ripartirebbe equamente ai produttori ed all’erario pubblico i vantaggi che oggi rifluiscono agli azionisti della Regìa.”
In quel periodo iniziava a diffondersi nel Leccese il contrabbando di tabacco, favorito in parte anche dal prezzo inadeguato corrisposto per le migliori qualità di tabacco, e dallo scarso numero di spacci presenti che rendevano talvolta difficoltoso il rifornimento di tabacco.
Le prime coltivazioni di Tabacchi orientali nel Salento leccese
Le prime coltivazioni di tabacchi orientali, dopo i campi sperimentali impiantati nel 1885 a Cori (Roma) e Cava dei Tirreni (Salerno), furono effettuate tra il 1890 e il 1898 nel Salento, in Sicilia e in Sardegna (Vizzini, Alessano, Poggiardo, Lecce, Iesi, Sassari, Palermo e Barcellona Pozzo di Gotto).
Le coltivazioni furono eseguite sotto la direzione del Prof. Orazio Comes, illustre botanico, docente di botanica e di patologia vegetale alla Scuola Superiore di Agricoltura di Portici, autore di celebri studi sulla coltivazione e sulla filogenesi del tabacco.
L’introduzione dei tabacchi orientali nel Salento leccese
Come già scritto nel Salento intorno al 1890 si introdussero le varietà orientali Xanthi Yakà e Erzegovina, provenienti dalla Macedonia e dall’Erzegovina, con risultati positivi. I tabacchi orientali devono avere foglie piccole e con la prevalenza del tessuto cellulare su quello fibroso. Ed ecco che vi è differenza tra il tabacco di varietà Cattaro e Brasile coltivati per il fiuto che deve essere irrigato per accelerare la vegetazione, con quello orientale che invece ha necessità di rallentare e ritardare la vegetazione per ottenere foglie piccole, elastiche, quasi trasparenti e molto aromatiche dopo l’essiccamento.
L’altro fattore che decretò il successo dei tabacchi orientali nel Salento leccese è stato il terreno che nel nostro territorio è nella maggior parte dei casi calcareo. Il terreno calcareo anche se di poca profondità risulta più adatto alla coltivazione del tabacco orientale rispetto al terreno ricco di humus.
Il Tabacco Salento da pipa
Dal tabacco Kentucky si ottennero tipi utilizzati per trinciati da pipa, come il Salento (ottenuto dall’incrocio con il Cattaro). Nel 1922 si iniziò la coltivazione sperimentale a Lucugnano.
Per non dimenticare
Nelle enciclopedie che consultavamo da studenti prima dell’avvento della rete, alla voce Provincia di Lecce si leggeva che le colture prevalenti erano l’olivo, la vite e il tabacco. Il tabacco ha percorso le memorie di tutti, è stato presente e la raccolta del tabacco era compito delle donne. Si alzavano prestissimo la mattina per andare a raccogliere le foglie verdi, tutte della stessa misura.
Le foglie, perfettamente ordinate l’una sull’altra, venivano delicatamente poste nelle casse, trasportate dagli uomini con i carri in masseria. Al fresco, sotto i porticati, le donne, sedute in cerchio, infilavano le foglie ad una ad una in lunghi aghi piatti, “acuceddi“, facendoli poi passare sui fili di spago che formavano “li curdati“.
Si mettevano a seccare su appositi cavalletti di legno (taraletti), da mettere al coperto la notte e portare al sole di giorno, ogni sera, ogni giorno, con gli occhi rivolti al cielo ogni tanto, quando comparivano le nuvole.
Guai se il tabacco si bagnava! Le foglie, attaccate come erano l’una all’altra, si sarebbero ammuffite!
Era la nostra vita e siccome adesso non c’è più eccola scritta, così come ha fatto Vittorio Bodini, per non dimenticare:
Qui non vorrei morire dove vivere / mi tocca, mio paese, / così sgradito da doverti amare; / lento piano dove la luce pare / di carne cruda / e il nespolo va e viene fra noi e l’inverno.// Pigro / come una mezzaluna nel sole di maggio, / la tazza del caffè, le parole perdute, / vivo ormai nelle cose che i miei occhi guardano: / divento ulivo e ruota di un lento carro, / siepe di fichi d’India, terra amara/ dove cresce il tabacco. / Ma tu, mortale e torbida, così mia / così sola / dici che non è vero, che non è tutto. // Triste invidia di vivere, in tutta questa pianura / non c’è un ramo su cui tu voglia posarti.
Antonio Bruno, dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master’s Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
Bibliografia
Giampietro Diana, La storia del tabacco in Italia. I. Introduzione e diffusione del tabacco dal 16° secolo al 1860;
Cosimo De Giorgi, La coltivazione dei tabacchi orientali nelle Puglie.