Dovevo andarci da sola al Salone del libro e molto probabilmente sarebbe stata comunque una bella giornata. Forse invece di andare a mangiare al ristorante (perché "ma che ce ne fotte, sediamoci e godiamocela"), mi sarei presa un panino triste e, sicuramente, non avrei sorriso così tanto.
Quindi, la prima menzione va alla compagnia. Grazie, Vicky, per essere venuta con me, per avermi assecondata quando sparavo nomi di editori a caso e li andavo a cercare e per avermi fatto da fotografa ufficiale. E per non esserti mai lamentata perché siamo state troppo in piedi. E per avermi detto a un certo punto che dovevo smetterla di spendere soldi, anche se penso che stavi cercando di convincere più te che me.
Il Salone del libro, per un lettore forte (mi pare che vengano definiti così) è tipo l' Edenlandia quando il nonno ti ci portava la domenica. Edenlandia forse lo capiscono solo i napoletani, vero, facciamo Gardaland, ma non è la stessa cosa, questione di sfumature.
Ci sono libri da tutte le parti, alcuni degli scrittori che vuoi proprio sentire sono lì a portata di mano, eventi che solo lì puoi trovare e solo per veri appassionati. Un enorme negozio di giocattoli dove vorresti prendere tutto e non sai da dove cominciare. Ci sono andata per due volte e per due volte mi ha fatto questo effetto. Anche se non comprerai niente da Sellerio, da Neri Pozza, Nottetempo, Minimum fax, Adelphi, ecc. ecc. (nomi a caso), devi andare a vedere lo stand, devi vedere che libri ci sono, devi sfogliarli, annusarli, devi ascoltare cosa dicono le persone che sono ammassate attorno a quel libro su quel libro, devi capire se ti può interessare, se ti può piacere.
È l'occasione giusta per incontrare persone che condividono la tua stessa passione, con le quali interagisci da tempo solo attraverso il web. Io ho incontrato la Lettrice rampante, Elisa, solo per 5 minuti e per scambiare due chiacchiere veloci, ma è stato bello scoprire che dietro tutti questi libri ci sono delle facce pulite e sorridenti.
È il momento per incontrare scrittori che ti hanno colpita. Sono andata a cercare Serena Venditto allo stand della Homo scrivens, perché a me lei ha fatto simpatia già a Bookpride e Aria di neve, mi era piaciuto tanto. E mi ha raccontato che sta scrivendo il seguito, delle sue 'difficoltà' di scrittrice tra impegni ed esami, del fatto che è solo dopo le cinquanta pagine che comincia a sentirsi più a suo agio con quello che scrive. Un fiume in piena di umiltà, parole e simpatia in due minuti d'orologio. Ovvio che leggerò il seguito di Aria di neve, se ero già convinta, ora lo sono ancora di più.
Al Salone del libro poi capita che fai le smorfie alle spalle di Andrea e Franco, i protagonisti, reali, di Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas. Ero in attesa di pagare allo stand della Marcos y Marcos e questi due, di spalle, non si volevano proprio spostare... non avevo mica capito! La tipica scena 'angeliana' che mi ha procurato due minuti di imbarazzo e di risate con la ragazza che si occupava dello stand.
E con la ragazza dello stand della Marcos y Marcos (non ti ho chiesto il nome, scusami, se mai mi leggerai) ho chiacchierato per cinque minuti su Miriam Toews e su come sono contenta che loro la pubblichino, che io la adoro e che sicuramente parlerò anche dell'ultimo libro I miei piccoli dispiaceri.
E al Salone del libro capita anche che la signora che ti sta servendo il risotto al nebbiolo ti chieda se sei una 'professionista'; tu le rispondi che teoricamente saresti lì come blogger, ma non sei così sicura, e poi lei ti chiede di spiegarle una volta per tutte che cosa è un blog. ...
Sugli eventi posso dire ben poco perché non ho avuto tempo di assistere a molto, purtroppo in un solo giorno o vedi la fiera o vai agli eventi.
L'unico evento al quale sono andata è stato quello con Gianrico Carofiglio. Non potevo proprio perdermelo. Forse prima o poi vi parlerò dei libri di questo scrittore che adoro e che mi ha dimostrato di essere brillante e simpatico non solo tra le pagine, ma anche di persona. Partendo dal suo personaggio più conosciuto l'avvocato Guido Guerrieri, ci ha parlato, facendoci ridere anche tanto, di morale, di bontà e della capacità di essere autoironici per ridere di sé.
E poi, alla fine, mi ha conquistata ancora di più, insistendo per firmare tutti i libri delle persone che stavano aspettando, nonostante andasse di fretta e la signora dell'Einaudi che lo accompagnava lo stesse tirando via dalla giacca, dicendo che non poteva più trattenersi.
Insomma, libri, parole, colori, tanta gente, tanta gente strana, incontri surreali. Eventi come questi sono belli anche solo se ti siedi in un angolo e osservi tutta la fauna che partecipa. Da quelli che ci credono davvero, gli entusiasti, quelli che 'lavoro nell'editoria e quindi a prescindere sono più figo di te', quelli che non sanno di cosa parlano, quelli vestiti malissimo, quelli vestiti benissimo, quelli con le facce da 'non so proprio cosa ci faccio qui', alcuni editori che li guardi e ti chiedi "ma perché?", quelli che comprano un libro solo per avere 'quella' shopper (ehm...), quelli che arrivano col trolley (e sul comprare libri al Salone vedere la prima parte e la questione sconti). Quelli che vanno nello stand Feltrinelli e visto che c'è Saviano a firmare autografi, chiedono agli addetti Gomorra (pubblicato da Mondadori), e quelli che, nonostante siano belli grandi e cresciuti si fanno la foto con Snoopy, Lucy Van Pelt e Charlie Brown (uno dei momenti migliori, decisamente).
Il Salone del libro è un luogo che tutti i lettori (forti?), almeno una volta, dovrebbero visitare, anche solo per dire: "Naaaa, troppa gente, me ne torno a casa sul divano col mio libro". Perché lì, se vuoi, vedi tutto il panorama, colorato, rumoroso e profumato di libri. E una vista d'insieme, per capire, soggettivamente, cosa è buono e cosa no, serve sempre.
Io da parte mia, spero di tornarci di volta in volta, sempre con lo stesso entusiasmo.