Dedico questo spazio al Salone del libro di Torino, il principale evento nazionale legato al mondo dei libri. Sarà uno spazio che verrà aggiornato annualmente con l’intento di contribuire a divulgare le notizie e i temi di volta in volta affrontati.
Ulteriore obiettivo, però, è anche quello di fornire agli amici di questo blog la possibilità di raccontare il Salone dal loro punto di vista.
Siete particolarmente invitati a dire la vostra, dunque.
Massimo Maugeri
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IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2010: la memoria, svelata
Chi di voi andrà… ?
Il tema centrale di quest’anno è… la memoria.
La scelta della memoria come motivo conduttore del Salone 2010 nasce dalla constatazione di un paradosso: proprio nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche dati, tanto vaste come da sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci siamo accorti che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito.
Mi sembra un tema interessante e attuale, per cui - se vi va - vi inviterei a parlarne qui.
Vi propongo le domande estrapolate dall’articolo pubblicato sul sito del Salone del libro (con una piccola integrazione):
Che cosa è per noi, oggi, la memoria? Come la pensiamo, come la utilizziamo?
Come è cambiato il concetto di memoria collettiva nell’era di Internet?
Quali sono le conseguenze di un “eccesso” di memoria? E quali, viceversa, le conseguenze di un “difetto” di memoria?
Condividete l’impressione che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito?
In merito alla questione del delicato rapporto fra tradizione e innovazione: che cosa conservare e cosa buttare?
In che modo la memoria personale può diventare ricostruzione condivisa di un passato?
Di seguito, l’articolo pubblicato sul sito del Salone del libro.
Massimo Maugeri
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La memoria, motivo conduttore del Salone 2010
Che cosa è per noi, oggi, la memoria? Come la pensiamo, come la utilizziamo? La scelta della memoria come motivo conduttore del Salone 2010 nasce dalla constatazione di un paradosso: proprio nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche dati, tanto vaste come da sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci siamo accorti che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito.
Il mondo sembra appiattirsi su un presente superficiale e nevrotico, incapace di fare realmente i conti con la propria storia, persino di interessarsene. La memoria finisce per diventare una generica nostalgia, rimpianto, vagheggiamento rétro, escamotage post-modernista.
Intanto la sorte delle democrazie sembra legata al controllo sempre più pervasivo e capillare di un Grande Fratello che sa tutto di noi, dei nostri consumi, della nostra identità e rende obsolete perfino le più fosche profezie di George Orwell. Eppure la capacità di codificare e trasmettere la memoria, cioè le esperienze acquisite, si è rivelato un fattore decisivo nell’evoluzione delle società umane, che si sono potute sviluppare proprio nel momento in cui hanno cominciato a consegnare alle nuove generazioni la testimonianza delle proprie esperienze.
Se fino a Gutenberg sapere a memoria era sinonimo di sapere tout court, con la rivoluzione della stampa le ingegnose tecniche classiche di memorizzazione, costruite sull’immagine di un teatro, perdono importanza. Nell’Ottocento si afferma l’uso politico della memoria che mira a consolidare l’identità collettiva e per questo crea feste ed eroi nazionali, come in Francia Giovanna d’Arco. Nasce «l’invenzione della tradizione». La memoria assume un ruolo centrale in psicoanalisi e nella biologia, attraverso le mappature del Dna; con Proust si afferma come il motore primo della narrazione. Torna a riproporsi più forte che mai la questione del delicato rapporto fra tradizione e innovazione: che cosa conservare e cosa buttare?
Sono questi alcuni dei temi, all’incrocio fra scienza, storia, letteratura, arti, che saranno al centro degli incontri e dei dibattiti del Salone 2010, a partire dalle lectio magistralis di Gianfranco Ravasi sulle religioni del ricordo («Fate questo in memoria di me»), di Mario Botta sul delicato rapporto dialettico che l’architettura intrattiene con il passato e di registi come Giuseppe Tornatore (Ba’aria) e il francese Claude Lanzmann, autore del monumentale docu-film sulla Shoah, ma anche della travolgente autobiografia La lepre della Patagonia, sull’uso cinematografico e letterario della memoria. Sul medesimo tema anche il dialogo tra Pupi Avati e Andrea Vitali.
Si partirà con le neuroscienze. Edoardo Boncinelli, un biologo che ha rivelato ottime capacità divulgative, dialogherà con il neurochirurgo Arnaldo Benini su quell’hardware che nel nostro cervello gestisce la memorizzazione del vissuto. Della funzione primaria che la memoria ha nella psicoanalisi discutono il freudiano Roberto Speziale Bagliacca e lo junghiano Luigi Zoja. Luciano Canfora dedica una lectio magistralis all’invenzione della memoria nell’età di Pericle, mentre Valerio M. Manfredi ricostruisce il favoloso intreccio di leggende e di miti che si è andato tessendo intorno alla tomba di Alessandro.
Del «delirio della lista», la vertigine di catalogazione ed elencazione dell’esistente, con cui l’uomo cerca di esorcizzare i guasti del tempo e i limiti delle proprie capacità mnemoniche, ma anche della necessità dell’oblio, parlano Umberto Eco e il filosofo Maurizio Ferraris, con la semiologa Patrizia Violi. L’incontro è intitolato L’avvenire della memoria.
In che modo i segni della memoria possono corroborare una «sfida educativa» oggi più che mai necessaria, ma anche sempre più difficile? È questo il tema della lectio magistralis di S.E. il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Già Primo Levi ci ricordava che la memoria personale va sottoposta a verifica stringente, perché tende a modificare, abbellire, «riscrivere» continuamente se stessa. Proprio a Levi e alle sue riflessioni sul caso e la fortuna in Lager è dedicata una conversazione dell’italianista inglese Robert Gordon, che dello scrittore torinese è uno degli studiosi più acuti, in dialogo con Domenico Scarpa. Il rapporto tra Storia e memoria è oggetto della lectio magistralis di Giovanni De Luna. In che modo la memoria personale può diventare ricostruzione condivisa di un passato? Ne discute con lo stesso De Luna Benedetta Tobagi, che con il suo libro ha saputo compiere questo percorso. Un tragitto in qualche modo affine, dal documento alla reinvenzione letteraria, è quello che illustreranno due maestri del romanzo storico italiano, Alessandro Barbero e Melania Mazzucco.
Ma è nel Novecento che si sono addensate tragedie con cui non si può smettere di fare i conti. Così la Shoah, che porta con sé anche la difficoltà di dire l’indicibile (i libri di Enrico Donaggio, Diego Guzzi e Carlo de Matteis; o il libro di Helga Schneider, La baracca dei tristi piaceri. Il sesso forzato come strategia del nazismo). O ancora le relazioni pericolose tra cultura della razza e cultura letteraria nell’Italia del Novecento (ne parlano lo storico polacco Bronislaw Backo, Luciano Canfora e Carlo Ossola). Mentre Francesco Cataluccio insegue i fantasmi della grande cultura mitteleuropea, distrutta prima dal nazismo e poi dallo stalinismo.
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POST DEL 13 MAGGIO 2009
IO E GLI ALTRI, ALLA FIERALIBRO DI TORINO 2009
Sono in partenza per la Fiera del libro di Torino, dove giovedì 14 - alle h. 19 presso la Sala Avorio, insieme a Rita Charbonnier - presenterò il romanzo “Il trionfo dell’asino” di Andrea Ballarini (edito da Del Vecchio editore).Vi aspetto!
Ne approfitto per ringraziare l’editore Del Vecchio (anche da parte di Azimut), dato che il suo stand ospiterà copie di Letteratitudine, il libro.
Ma veniamo alla Fiera…
Il motivo conduttore di quest’anno è il seguente: Io, gli altri.
Le ragioni di questa scelta sono spiegati nel comunicato stampa della Fiera: “La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso“. Così Italo Calvino. La scelta dell’Io come motivo conduttore della Fiera 2009 nasce dalla constatazione di quanto oggi l’Io sia malato. Esibizionista, egoista, autoreferenziale, indifferente al destino e alle necessità degli altri, ha perso il senso della comunità ed è incapace di elaborare progetti condivisibili, di riconoscersi in una causa di utilità comune. Un Io che non sa guardarsi dentro, e invece di affrontare una coraggiosa autoanalisi preferisce creare un alter ego virtuale da far circolare in rete, offrendo di sé un’immagine edulcorata che non corrisponde al vero: non il ritratto di quello che si è, ma di quello che si vorrebbe essere. Un inganno romanzesco, una proiezione immaginaria”.
Tema attualissimo e interessante. Che ci riguarda tutti.
Vi invito a discuterne (anche in mia assenza).
Cosa ne pensate?
Ritenete che - in effetti - l’Io, oggi, sia più malato di quello di ieri?
Più esibizionista, egoista, autoreferenziale? Più indifferente al destino e alle necessità degli altri?
Davvero abbiamo perso il senso della comunità?
Davvero siamo incapaci (o più incapaci) di elaborare progetti condivisibili?
Di riconoscersi in una causa di utilità comune?
È davvero così?
Inoltre mi piacerebbe discutere su questa edizione della Fiera. Magari qualcuno di voi avrà modo di accedervi. Potreste mettere in comune il vostro punto di vista. O raccontare - per come l’avete visto voi - uno o più incontri (o conferenze) a cui avete assistito.
Chiedo a Maria Lucia Riccioli di darmi una mano a moderare e animare questo post.
Per quanto riguarda me, credo che difficilmente riuscirò a intervenire.
In ogni caso vi saluterò Torino… e la mitica Fiera.
Massimo Maugeri
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Aggiornamento del 16 maggio 2009
Ringrazio l’amica Milvia Comastri che nel suo Rossi Orizzonti ha messo on line questa foto della presentazione (alla Fiera) del romanzo di Andrea Ballarini. Preannuncio che Rita Charbonnier e Andrea Ballarini saranno presto ospiti di Letteratitudine.
(Rita Charbonnier, Andrea Ballarini, Massimo Maugeri)