Si è chiuso da qualche giorno il Salone Internazionale del Libro di Torino dove sono sbocciate, è proprio il caso di dirlo, numerose novità. È possibile sfogliare alcuni articoli a riguardo nella rassegna stampa di Clio ’92.
Questa edizione si è occupata in particolar modo di digitale, che comincia ad avere un’importanza considerevole anche in Italia e i commenti in rete non si sono fatti attendere.
Si parte dal racconto di Panorama che sottolinea il tentativo dell’editoria digitale di materializzare, in qualche modo, l’esperienza della lettura, fino all’articolo di Repubblica secondo cui l’oggetto cult del Salone del libro di quest’anno è stato il libro in sè, l’oggetto fatto di pagine e rilegatura, soprattutto per i giovani che ormai sono abituati a tablet ed ereader e che vedono il libro come un oggetto “esotico”.
Non sono mancati, anche quest’anno, gli annunci della morte del libro, proprio mentre crescevano le polemiche sulla partecipazione di Amazon alla kermesse torinese.
Per capire meglio quello che sta succedendo al libro come lo conoscevamo e al mondo dell’editoria in genere, ho chiesto aiuto a Giuseppe Granieri, direttore editoriale di 40K, una tra le prime case editrici digitali in Italia.
Sono preoccupata, mi rassicuri sulla salute del libro.
Il libro sta benissimo. Sta diventando più accessibile, più economico, più comodo da comprare rispetto a quello stampato su carta. È facile che questo possa rappresentare, nei prossimi anni, un buon incentivo per leggere di più.
Il rapporto tra le case editrici “tradizionali” e gli ebook è davvero così complicato? Perché?
Non è un rapporto complicato di per sé. Piuttosto è un nuovo modo di pensare l’editoria, che ha ricadute importanti e -questo sì- anche complesse sul mondo industriale che c’è dietro il libro. Viviamo un periodo di transizione, ma io sono fiducioso. L’equilibrio si troverà, anche se con buona probabilità richiederà agli editori continua innovazione.
L’esperienza di 40k è cominciata con i racconti brevi e proprio a Torino è sata presentata la vostra collaborazione con La Stampa. Avete mai pensato alla pubblicazione di contenuti per l’editoria scolastica? Secondo lei quali potrebbero essere i limiti e le potenzialità in questo campo per una casa editrice digitale come 40k?
È un tipo di mercato che non abbiamo mai frequentato. Noi facciamo saggistica e narrativa, con a tema -in un modo o nell’altro- il futuro o la comprensione dei tempi moderni. Ma nei prossimi anni sono sicuro che anche l’editoria scolastica troverà nuove spinte nel digitale, con vantaggi didattici (ed economici) per gli studenti.