Pare proprio che sarà il nostro Walter a celebrare, in quel di Venezia, il matrimonio fra lo stagionato George Clooney e l’avvocatessa libanese-britannica Amal Alamuddin. Sarà certamente l’apogeo della sua carriera, perché è difficile che ad un cerimoniere nato come l’ex segretario dei democratici possa capitare in futuro un’occasione migliore per legare per secoli la sua fama ad un evento di altrettanta elegante mondanità. In fondo il veltronismo non è altro che un salotto. Se Walter fosse nato donna nel settecento o nell’ottocento sarebbe stato certamente la regina di un qualche prestigioso salotto di una qualche insigne capitale europea. L’arte di attirare a sé la più variegata umanità – anche quando si trattava in fondo dell’umanità di una sola fazione – purché illustre e non ancora caduta in disgrazia, e di conciliarla per qualche ora al brusio grazioso del chiacchiericcio, faceva del salotto di queste intrallazzatrici un’isola dorata di civiltà che irraggiando tutt’intorno la sua gloria ingannevole accecava il ricco e il povero, l’ambizioso e il semplice invidioso. Questa prassi sapientemente selettiva si traduce oggi nell’inclusivo mondo veltroniano, dove tutto il materiale scelto si compone in meravigliosa armonia: dall’impegno ostentato delle icone della società civile al cretinismo modaiolo di Jovanotti, dal comunismo monacale di Berlinguer al luccichio delle star hollywoodiane.
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