Magazine Opinioni
È la serata del 'Capitano' dell'Inter che, pur non scendendo in campo sin dall'inizio, in meno di 45 minuti ha lasciato l'ultima illuminante e splendente scia sul prato di S.Siro.
Ha dimostrato ancora una volta la sua integrità e la sua professionalità rispondendo a chi come il suo allenatore ha preferito e preferisce fare a meno delle sue qualità tecniche e umane da qui in avanti.
Ma non è la sede per giudicare la guida tecnica, le scelte di oggi e di domani della società, ma la grandezza del 'tractor'.
Proprio così è soprannominato Javier Zanetti perché le sue serpentine hanno sempre ricordato i metri macinati dai trattori sui campi, seminando uno dopo l'altro avversari su avversari.
Di Zanetti si ricorda la sua estrema professionalità, la sua onestà in campo e una carriera senza macchie, coronata dalla splendida vittoria del 'triplete' nel 2010.
Dagli interisti, inoltre, sarà ricordato per i kilometri macinati, per i tanti ruoli coperti in campo, per un fisico impressionante che lo ha portato a correre fino a quaranta anni, per le dolorose sconfitte ma anche per vittorie impensabili.
Una delle ultime bandiere di questo sport non lascia sul campo l'amore viscerale per i colori nerazzurri perché continuerà a difenderli anche se non più in calzoncini corti e scarpette da calcio, ma il segno di una carriera che sia un esempio per tutti.
Per i giovani che si avvicinano a questo sport e per le società calcistiche in modo che investano sull'integrità prima che sulla qualità dei propri giocatori.
Per tutto questo, grazie Capitano!