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Il saluto di un videogiocatore qualunque a LucasArts

Creato il 04 aprile 2013 da Edoedo77

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Brutale. Non ci rimangono troppe parole per descrivere quanto appreso poche ore fa. Disney ha chiuso LucasArts. All’improvviso ed in maniera secca e decisa. Un’eliminazione, sicuramente studiata a tavolino, premeditata che toglie dal panorama videoludico una software house leggendaria.
Trent’anni di storia sono tanti a prescindere. Figuriamoci nell’ambito dei videogiochi. Un campo dove LucasArts, nata nel maggio del 1982 col nome di LucasFilm Games, ha eccelso fin da subito regalandoci nel corso degli anni giochi che hanno fatto storia, scuola ma hanno soprattutto dato tanto divertimento a più generazioni di videogiocatori. Grandi e piccoli. Quasi tutti conoscono The Secret of Monkey Island. L’avventura punta e clicca per definizione. E gli amanti delle avventure grafiche non potranno mai dimenticare né il suo seguito, né le storie di Indiana Jones, né quelle di Day of The Tentacle.
Gli amanti di Star Wars ricorderanno senza dubbio i primi titoli della serie. Ogni uscita LucasArts era un evento accompagnato, probabilmente, da quell’alone di “mitologia vivente” che i suoi straordinari autori sapevano dare.
Non erano solamente giochi. Ma spesso e volentieri si trattava di pura poesia che ha accompagnato generazioni di videogiocatori. Adesso, tutto questo non c’è più. E’ come se Topolino e Paperino avessero eliminato Guybrush Threepwood, Indiana Jones e le storie narrate in Maniac Mansion, Zac McCraken, Sam & Max e così via.
E’ vero, si tratta di un’operazione commerciale. C’è crisi, bisogna risparmiare. E ci viene un flash in cui la nostra mente elabora una scena in cui Topolino dice a Guybrush “Sono affari, niente di personale” e dopo averlo legato ad una pietra lo butta giù a fondo. Il problema è che non bastano 10 minuti di apnea. Sarebbe bastato il buon senso per mantenere il tutto com’era ma si sa che le scelte di cuore non vanno mai d’accordo col portafogli. Chi se ne frega se una vasta fetta di pubblico piange.
Ma forse è meglio così: un eventuale Monkey Island Disney non sappiamo quanto pubblico avrebbe conquistato.
Né, sinceramente, avremmo visto Paperino o Pippo con la spada laser di Star Wars. Sappiamo solo una cosa, però: c’è tanta, tanta amarezza. Ed è sempre difficile salutare questo grande pezzo di storia.


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