di Paolo Cardenà - La domanda è questa: voi comprereste, con i soldi sudati con il vostro lavoro, qualcosa che paghereste 5 volte il suo valore? Penso che nessun cretino al mondo sarebbe disposto a spendere tanto, per una cosa che potrebbe essere acquistata sul mercato al prezzo ridotto ad un quinto.
Questo ragionamento, fin troppo banale e scontato, sembra non interessi al Governo italiano che, nell'ambito del salvataggio della Banca Monte Paschi di Siena e del quale, proprio in questo sito, si sono raccontate le vicende e gli scandali legati ai vari salvataggi, sembrerebbe sia disposto a pagare 5 volte il suo valore. Ma d'altra parte, quando si tratta di spendere i soldi dei sudditi martoriati da tasse, perché soffermarsi su banali dettagli di economicità di spesa? E poi noi mica siamo uno Stato in fallimento! E quindi possiamo permetterci di spendere e spandere come meglio ci pare, avrà ragionato il Governo. Tanto c'è Pantalone che paga. Peccato che Pantalone, ossia il contribuente italiano, si è rotto le scatole di pagare e strapagare per tutti, e per mantenere i parassiti di stato e i ladroni che hanno condotto il Paese alla deriva, banche comprese. Ma senza perderci troppo su questi spiccioli dettagli ideologici, venendo alla vicenda che ci occupa, del salvataggio del MPS abbiamo già parlato numerose volte in passato e, in un precedente articolo, ho già scritto come funzionano i Monti Bond. In pratica, riassumendo, la banca che dovesse necessitare dell'aiuto di Stato (in questo caso MPS), emette delle obbligazioni che vengono sottoscritte dal Ministero del Tesoro. Quindi, in buona sostanza, è un prestito a tutti gli effetti che lo Stato concede alla banca. Ora, contrariamente a quanto avveniva in passato per i precedenti Tremonti Bond, la banca, anche in caso di perdite, dovrà corrispondere al Tesoro degli interessi sul "prestito ricevuto"; ma potrà farlo attribuendo al tesoro delle azioni della Stessa banca. In pratica, il senso è un po' questo: tu stato mi aiuti finanziariamente per 3.4 miliardi di euro, e se io banca non dovessi produrre utili idonei a pagarti gli interessi sul prestito che mi hai concesso, comunque, ti darò azioni della banca a titolo di interessi sul prestito. Bene, anzi male! Perché, in pratica, lo Stato da alla banca soldi freschi e in cambio, in caso di perdite, riceverà carta straccia. Ad ogni buon conto, se siete arrivati a questo punto e non avete smesso di leggere, non desistete proprio ora perché qui arriva la parte più importante del ragionamento. Ipotizziamo ora che questa cedola sia di circa il 10% annuo e che pertanto al Tesoro spettino, a titolo di interessi, circa 340 milioni di euro, ossia il 10% di 3.4 miliardi di euro di aiuti. La domanda che ci si pone è questa: quante azioni verranno attribuite al Tesoro? Sembrerà elementare la risposta da dare, soprattutto in considerazione del fatto che MPS, essendo quotata in borsa, ha un prezzo giornaliero che ne dovrebbe esprimere il valore e che è di circa 0.20 centesimi per azione. E questo, è ciò che sarebbe logico intuire, ossia: tu MPS, mi paghi gli interessi attribuendomi azioni al valore del prezzo di mercato, o giù di lì. Ma anche banale normalità di ragionamento e di onesta nei confronti del contribuente flagellato da tasse, sembra essere sfuggita del tutto ai fenomeni che ci governano, tant'è che, secondo il tenore del disposto normativo che introduce i Monti Bond, sembrerebbe che queste azioni dovrebbero essere attribuite, non secondo il valore di mercato (20 centesimi per azioni), ma secondo il valore di iscrizione ai libri sociali (circa 1 euro per azione): ossia 5 volte l'effettivo valore. Quindi lo Stato, ovvero il contribuente, pagherebbe la partecipazione nell'azionariato della banca senese cinque volte il valore di mercato, che tradotto significa una minor presenza (in termini di azioni possedute) nell'istituto senese. Nei giorni scorsi, secondo quanto riportato da varie fonti di stampa, questa scandalosa vicenda è saltata anche agli occhi della Commissione Europea e stando a quanto riportato da IlFatto:
La Commissione europea continua ad essere contraria all’obbligo di pagare le cedole con azioni valorizzate in base al patrimonio netto nel caso in cui il bilancio della banca si chiuda in perdita”. Anche perché si tratterebbe di una violazione della concorrenza: con una quotazione di 20 centesimi per azione, il mercato attribuisce al Monte dei Paschi un valore di circa 2,4 miliardi di euro, ovvero un quarto dell’intero patrimonio netto di gruppo (10 miliardi a fine settembre).Se, quindi, si usasse come parametro il patrimonio netto come vorrebbe il Tesoro e, di conseguenza, il valore di libro delle azioni che è di circa 1 euro, lo Stato in un anno di mancato pagamento in contanti avrebbe una quota della banca vicina al 3,5 per cento. Ma alle quotazioni attuali, se il parametro usato fosse, come vuole l’Ue, il prezzo di mercato, la quota per il Tesoro sarebbe vicina al 15 per cento.Secondo i tecnici di Bruxelles, in parole povere, il decreto varato quest’estate implicherebbe il pagamento da parte del Tesoro di una specie di“premio”per salvare la banca accettando azioni al valore di libro invece che al valore di mercato. Uno scenario in contrasto con le più recenti regole europee sugliaiuti di Statoalle banche indicate dalla Commissione, che chiede ai Paesi membri di limitare gli interventi “al minimo necessario” e di evitare “indebite distorsionidella concorrenza” (comunicazione 8744 del 2011, in vigore da gennaio 2012).
Al di là dello scandalo degli aiuti di stato al Monte Paschi che sembra non ancora esaurirsi e del quale continuerò ad aggiornarvi, giova ricordare che Mario Monti è stato Commissario europeo alla concorrenza fino al 2004, e non si comprende le motivazioni alla base di uno scivolone del genere in tema di aiuti di stato, da parte di un soggetto che dovrebbe ben conoscere le regole relative alla concorrenza nel contesto europeo. Ma si sa, gli interessi delle banche, talvolta, confondono e offuscano la mente.