Dea legge Majakovskij.
Ecco venire dalla barriera un piccolo uomo. Ad ogni passo diventa più alto. La luna gl’incastona la testa in una ghirlanda. Lo scongiuro che subito si salga in canotto. E’ il salvatore! Ha il viso di Gesù sereno e clemente, cinto di luna. Si accosta. Glabro è il suo giovane volto. Non è affatto Gesù. E’ più tenero, infantile. Si fa più vicino, eccolo, è un komsomol. Non ha berretto né pelliccia. Ma fasce e giubbotto. Le mani giunte, come per pregare. Ora gesticola, quasi parlasse in un comizio. D’ovatta è la neve, e il ragazzo incede sull’ovatta. Ovatta dorata, che c’è di più triviale? Ma che tristezza star lì a ferirsi con la tristezza! Disciogliti infine in una romanza ultrazigana! (meditazione su Il salvatore di Vladimir Majakovskij).
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DA L’USIGNOLO DELLA CHIESA CATTOLICA CARNE E CIELO
O amore materno,
straziante, per gli ori
di corpi pervasi
dal segreto dei grembi.
E cari atteggiamenti
inconsci del profumo
impudico che ride
nelle membra innocenti.
Pesanti fulgori
di capelli… crudeli
negligenze di sguardi…
attenzioni infedeli…
Snervato da pianti
ben soavi rincaso
con carni brucianti
di splendidi sorrisi.
E impazzisco nel cuore
della notte feriale
dopo mille altre notti
di questo impuro ardore.
-Pier Paolo Pasolini-
margherita.
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