Le donne vendono: vendiamo le donne è uno slogan ormai molto in voga presso i pubblicitari di tutto il mondo, che tentano (riuscendoci alla perfezione nella maggior parte dei casi) di sfruttare il corpo femminile per alimentare il sacro fuoco del consumismo.
La stessa linea di pensiero non vale, però, per quella peculiarità tutta al femminile rappresentata dal sangue mestruale. Al contrario, il sangue della donna deve essere osteggiato, vituperato, nascosto - fino alla moderna trasformazione nell'asettico liquido blu di molti spot pubblicitari di assorbenti.
Si tratta di un retaggio culturale antico, derivante dalla cultura patriarcale pre-cristiana ed ereditato senza troppi problemi da ebraismo e cristianesimo.
Già nella sua Storia naturale, Plinio raccomandava di evitare ogni rapporto con donne e ragazze che avessero il ciclo, giacché i figli concepiti in simili occasioni erano destinati a nascere malati, morti o col "sangue infetto".
NelLevitico si legge che le donne mestruate erano - per volontà divina - considerate impure e socialmente "pericolose" sette giorni al mese. (I rapporti sessuali con tali donne erano vietati, pena l'espulsione dal nucleo sociale d'appartenenza.)
Isidoro di Siviglia, nelle sue Origines, ribadiva un luogo comune ancora in voga ai giorni nostri: "[Il sangue delle mestruazioni] se lo si tocca, non germinano frutti, i fiori appassiscono, le erbe inaridiscono, [...] il ferro arrugginisce, il rame diventa scuro, i cani diventano idrofobi...". Quando andavo all'università, il mio professore di biblioteconomia evitava con cura di passare i libri antichi in mano alle sue studentesse, perché avrebbero potuto essere mestruate e influire negativamente (chissà in quale modo misterioso!) sulle preziose rilegature.
Anche il predicatore Bertoldo di Ratisbona (XIII sec.) ha descritto gli effetti devastanti del sangue mestruale: "Nessun figlio concepito in tale periodo ti procurerà alcuna gioia. O sarà indemoniato o lebbroso o epilettico o gobbo o cieco o curvo o muto o scemo o deforme".
Nella Chiesa d'Oriente la condanna nei confronti delle donne durante un particolare periodo del mese era ancora più rigorosa che in quella occidentale: qui veniva loro tassativamente impedito di avvicinarsi al "corpo e al sangue di Cristo", mentre in Occidente la legislazione era alquanto discordante e, talvolta, permetteva alle donne di prendere la Comunione nonostante avessero le loro "regole".
Gli stessi divieti valevano per le puerpere che, anzi, erano considerate con ancora maggiore diffidenza dalle mestruate: poiché risultava evidente che avessero provato il piacere carnale e perché incarnavano, più di tutte, il pericolo del "potere" generativo femminile.
Sebbene certe rigide prescrizioni siano ormai decadute, ancora oggi possiamo registrare segnali significativi dell'atteggiamento ostile nei confronti delle mestruazioni: atteggiamentomaschile, recepito e interiorizzato alla perfezione da molte donne - purtroppo.
"Man mano che l'industrializzazione e la maggiore istruzione creavano una categoria sempre più ampia di donne inquiete ed emancipate, la società trovò nuovi metodi di assoggettamento sessuale per reprimerle [1]", scrive Naomi Wolf nel suo saggio Vagina. Una storia culturale. L'autrice sostiene che, colpendo la vagina, si colpiscano anche l'emotività e la capacità creativa femminili. Allo stesso modo, mettere al bando il sangue mestruale, significa ferire (irrimediabilmente?) una parte importante dell'interiorità della donna.
"Oggi alle donne viene proposto un linguaggio di sviluppo personale e spirituale che è proprio del Maschile. Noi abbiamo dentro di noi il nostro maestro, una guida e perfino la "pratica" per la maturazione psico-spirituale, eppure la nostra ricerca è rivolta all'esterno. Continuando a svalutare i modi femminili si perpetra una violenza. [...] Il ciclo mestruale stesso è l'iniziazione a(ll')energia e ci fornisce una buona palestra per allenarci a raccogliere appieno la ricchezza del dono che è insito in noi. Il ciclo è una matrice per la crescita spirituale e psicologica, il contenitore alchemico in cui ci formiamo e individualizziamo [2]"
afferma la psicoterapeuta australiana Alexandra Pope nel suo saggio intitolato Mestruazioni, confermando sia l'importanza del mestruo nella formazione dell'identità femminile sia la pericolosità della sua negazione.
Sono ancora molte, infatti, le donne che vivono il loro ciclo mensile in maniera negativa, subendone gli effetti, anziché imparando a valorizzarne i risvolti positivi.
Siamo (o siamo state) tutte vittime di una certa cultura televisiva, che ci vorrebbe attive, dinamiche e sprintose - proprio nei periodi della nostra vita in cui, al contrario, sarebbe necessario cedere al riposo e alla capacità di divagare e sognare, dedicando molto tempo a noi stesse. Se non siamo competitive anche in "quei giorni", ci sentiamo inadeguate e coltiviamo inconfessati sensi di colpa. Che seccatura, questo sangue! Eppure
"il sangue mestruale è l'unico tipo di sangue non indotto da trauma. Tuttavia, nella cultura moderna si tratta del più nascosto, di quello di cui si parla meno e che non si vede quasi mai se non in privato, tra donne, che si rinchiudono in piccole stanzette per cambiare l'assorbente in tutta fretta e, in qualche caso con disgusto, avvolgono il cotone insanguinato in un pacchetto di carta perché non lo veda nessuno, storcono il naso all'odore mentre gettano via e ripuliscono ogni traccia [3]".
Rimango sempre perplessa quando sento donne e ragazze parlare del loro sangue mestruale in termini dispregiativi. Di recente, su una pagina Facebook molto seguita, si è scatenato un acceso dibattito sulla coppetta mestruale. Ciascuna di noi può naturalmente scegliere il mezzo che più le è congeniale per raccogliere il suo flusso, ma frasi come "Che schifo!!!!!" oppure "Non è asettica... e bisogna pulirla con l'amuchina ogni volta" mi fanno pensare che siano ancora numerose le donne che non hanno confidenza alcuna con la parte più profonda della loro femminilità - e che probabilmente siano ancora tutte vergini... dal momento che non riesco a pensare a nulla di meno asettico del pene maschile.
Permettere alla società contemporanea (ancora profondamente intrisa di maschilismo e bigottismo) di indurci a provare vergogna o disagio nei confronti di quella che è una delle nostre risorse interiori più importanti e spingerci a desiderare di essere bianche creature, sterili(zzate) ed angeliche, significa avviarci sulla strada dell' omologazione - un processo senza ritorno che, per espandersi, si serve di armi eterogenee, tutte miranti all'annullamento dell'identità personale. Per quanto riguarda noi donne, uno dei mezzi più efficaci per annientare il nostro io pensante e pulsante è proprio la demonizzazione della vagina e del suo sangue.
Note
[1] N. Wolf, Vagina. A New Biography, 2013, trad. it. Vagina. Una storia culturale, Mondadori, Milano 2013, pag. 153.
[2] A. Pope, The Wild Genie. The healing power of menstruation, 2001, trad. it. Mestruazioni. La forza di guarigione del ciclo mestruale dal menarca alla menopausa, Editrice AAM Terra Nuova, Firenze 2007, pag. 41.
[3] J. Grahn, Blood, Bread and Roses. How Menstruation Created The World, Beacon Press Books, Boston 1993.