Ottobre è un mese a metà, un mese che vicino a settembre segna la fine dell’estate e ci ricorda che siamo in autunno. Ottobre è un mese che contiene le sensazioni dell’inizio, di quell’inizio nuovo spinto da aspettative sopite e alle quali a volte poco si dà attenzione. Ottobre è il mese che ti fa accorgere che tra poco sarà novembre e da lì il pensiero alla fine dell’anno arriva in un attimo.
Ad ottobre il mare davanti a me si riappropria della sua essenza, non è più disturbato dalla folla, ma libero e autentico. Come l’anima di chi scorgo passare sul bagnasciuga, di chi si spoglia pian piano della confusione creata dall’estate, di quell’euforia naturale che lascia sempre dentro un piccolo angolo di nostalgia e ricordi.
Ma se l’estate è evasione, libertà senza regole e dubbi tenuti a bada, l’autunno riporta alla realtà, alla concretezza. Il bisogno di qualcosa di reale e tangibile si fa sentire di nuovo, torna a galla. Torna a galla fra le onde del mare, fra il vento sulla pelle del viso, tra i capelli scompigliati. Torna a galla in uno sguardo che non prenda in giro.
Ad ottobre si fa la conta, si nota cosa resta e cosa è sparito. Chi è rimasto e chi ci ha lasciati. Tra quello che il mare ha ingoiato e quello che ha ridato. Come il mare restituisce qualcosa di sé lasciandolo sulla sabbia, così nella nostra vita sotto i raggi più deboli del sole di ottobre, non tutto ciò che durante i mesi passati avevamo accumulato resta visibile. Nelle tasche è tempo di mettere una novità. Una novità che non sia effimera, che riscaldi come il calore del focolare o delle castagne che scottano in mano. Una novità che ci conduca alla fine dell’anno, che abbia il colore rosso e arancio con sfumature marroni simili a quelle delle foglie che cadono. Quelle foglie non sono ancora morte, sono ciò che resta della vita dell’albero, segno esplicito del cerchio della vita, nel punto di passaggio del ricominciare.
Archiviato in:scrivere Tagged: ottobre