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Il sapore del vino

Creato il 07 ottobre 2012 da Berenice @beneagnese

Grappoli d'uva a Vallo di Nera

L'Umbria è terra di vini eccellenti: Sagrantino, Torgiano, Orvieto, Trebbiano, Montefalco, tanto per citare i più conosciuti. Dietro ai nomi di fama, alle cantine più rinomate, c'è ancora qualche guizzo di semplice e pura tradizione; vive il racconto di un rapporto tra sole e acqua, terra e godimento. 

...C’era una sapienza irrinunciabile che si tramandava dagli anziani a noi giovani e che ci insegnava a coltivare le viti, trasformandole in bevanda. La perizia nello scavare le fosse, lunghe il giusto, profonde, così profonde che una volta avevano ritrovato le lance di un accampamento dell’antica Roma, sepolte in quella terra da chissà quanti secoli.

Ci veniva trasmessa l’esperienza per scegliere i maglioli e le barbatelle, per controllare le loro radici che dovevano essere sane e ci veniva insegnato il giusto drenaggio per l’acqua piovana eccessiva. Imparavamo la corretta stesura del concime sui terreni calcarei, la potatura in inverno dei tralci da legare con i rami di salice raccolti lungo il fiume, gli innesti e lo scalzare e rincalzare ripetuto delle piante per proteggere le radici dal freddo e dalle gelate.

Quando pompavo gli spruzzi di verderame sui pampini a forma di cuore e sui viticci asprigni e arricciati, osservavo la bellezza di quei vigneti misti agli steli di grano, esposti al sole o, a volte, al vento di tramontana, che digradavano verso la valle in perfette simmetrie. 

botti di rovere da cantina

Pensavo al raccolto, alla festa della vendemmia, con le bigonce trasportate dagli asini, con i raspi zuccherini su cui svolazzavano piccoli insetti ingordi quanto noi. Vedevo le strade del paese riempirsi di damigiane, di botti e tini tirati fuori dalle cantine e colmati d’acqua vicino alle fonti, per far rinvenire i legni robusti di rovere. Pregustavo gli odori della pigiatura e del torchio, del mosto e della svinatura, che entravano a far parte dell’aria; il sapore della “stringitura” dolce e lassativa; la veglia nelle notti trascorse in cantina a vigilare il borbottio della fermentazione. Immaginavo il discreto carattere aspro dell’acquetta con cui si pasteggiava fino al vino nuovo e le sbronze prese nelle due osterie del paese, mentre seduti di sera intorno ai tavoloni di legno, tra le nuvole di fumo delle Nazionali senza filtro, ci giocavamo a briscola un’aringa salata o mezzo chilo di arance...


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