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Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Prama, di Massimo Pittau

Creato il 17 ottobre 2014 da Pierluigimontalbano
Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Pramadi Massimo Pittau
Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Prama, di Massimo Pittau
I edizione 2009 esaurita in sei mesiII edizione 2009 esaurita in un annoIII edizione digitale 2014 aggiornata e migliorataIPAZIA BOOKS 2014
I N D I C E
Quadro Cronologico1. Il rinvenimento delle statue2. Le prime interpretazioni3. La nuova interpretazione4. I cosiddetti “modellini di nuraghe”5. I cosiddetti “guerrieri-pugilatori”6. La possibile “ricostruzione ideale del tempio”7. La data della costruzione8. La frantumazione voluta e sistematica delle statue9. Chi e quando ha distrutto il tempio e le statue

7. La data della costruzioneCome datazione del monumento il Lilliu aveva prospettato il secolo VIII a.C., mentre il Tronchetti, basandosi su uno scarabeo egittizzante tipo Hyksosrinvenuto dentro la fossa di una tomba, aveva abbassato la datazione alla «seconda metà del secolo VII a.C.)».Io sono del parere che si debba abbassare ulteriormente la data della costruzione del tempio e delle statue agli ultimi decenni del VI secolo a.C., per una serie di considerazioni che adesso espongo.Comincio col far notare che nello studio del Lilliu si trovano alcuni accenni a quelle che si potrebbero chiamare “consonanze” greche nelle statue e nel tempio da lui ipotizzato; e su questo punto io sono in accordo con lui. Una di queste “consonanze” è la probabile pianta e struttura del tempio del Sardus Pater secondo quella del tempio classico a Prostylos, l’altra è il ricorso ai “telamoni” per reggere la trabeazione, ricorso che trova il suo corrispettivo più illustre nelle Cariatidi dell’Eretteo dell’acropoli di Atene.In secondo luogo sono dell'avviso che la costruzione del tempio risalga ad oltre la seconda metà del VI secolo a.C.; e precisamente a dopo la grande vittoria che i Sardi Nuragici avevano conseguito contro l’esercito cartaginese comandato da Malco, in occasione del primo tentativo effettuato da Cartagine di imporre la sua egemonia sulla Sardegna, probabilmente negli anni 539-534 a.C. (Cartagine aveva approfittato della conquista della Lidia e della sua capitale Sardis, originaria madrepatria dei Sardi Nuragici e quindi loro protettrice, da parte del re persiano Ciro il Grande avvenuta nel 548-546). E la costruzione del tempio dedicato al Sardus Pater sarebbe stata effettuata dai Sardi Nuragici proprio per celebrare quella grande vittoria, attribuita al loro dio eponimo, alla guida dei “guerrieri” della sua guardia del corpo e dei Sardi tutti.Ed è ovvio pensare che quella battaglia campale si sia svolta proprio nelle immediate vicinanze del tempio del Sardus Pater o almeno nella zona circostante del Sinis o infine nella zona di Oristano. L’Oristanese, in virtù della sua centralità geografica e della sua ricchezza economica, fondata soprattutto sull’agricoltura, sulla pesca e sul commercio, ha giocato un ruolo importante nella storia della Sardegna antica, come dimostra anche il fatto che ancora là si svolse l’altra battaglia campale – ma questa sfortunata – che oppose i Sardi guidati da Ampsicora, alleati questa volta dei Cartaginesi, ai Romani di T. Manlio Torquato durante la II guerra punica (215 a.C.).Poco prima o poco dopo quella vittoria i Sardi Nuragici avevano stipulato il famoso trattato di “perpetua amicizia” con Sibari, che era la più grande colonia greca della Magna Grecia. Questo trattato aveva inaugurato un periodo di politica filo-ellenica dei Sardi Nuragici, le cui più importanti manifestazioni sono le seguenti: a) Fondazione degli scali greci di Olbia nella Sardegna nord-orientale e di Neapolis nel golfo di Oristano, fondazione probabilmente effettuata dall’altra grande colonia greca che era Marsiglia, a sua volta fondata nel 600 a.C., e che dista dalla Sardegna meno di Genova; b) Presenza di commercianti marsigliesi a Tharros, dimostrata da due lapidi sepolcrali scritte in greco; c) Monetazione sardo-nuragica con leggenda scritta in lingua greca, SARDOI, SERD(AIOI) e SER(DAIOI).
Ma esiste un’altra forte e chiara prova che collega strettamente il tempio del Sardus Paterdi Monti Prama al mondo greco: narra lo scrittore greco Pausania (X 17, 1; 18, 1) che i Sardi della parte occidentale dell’Isola avevano mandato una statua bronzea del loro dio eponimo Sardus Pateral famosissimo santuario greco di Delfi. Dalla quale notizia di Pausania si possono trarre due importanti conclusioni di carattere storiografico: 1) Se i Sardi Nuragici avevano donato la statua del loro dio eponimo al santuario pangreco di Delfi, è evidente che essi lo frequentavano abbastanza spesso e soprattutto che essi erano ormai diventati amici dei Greci tutti; 2) Molto probabilmente il dono della statua era stato effettuato proprio in occasione e subito dopo la grande vittoria dei Sardi Nuragici sui Cartaginesi.D'altra parte lo stesso Pausania (X 17, 5) narra di una colonia greca Ogrýlē, fondata dagli Ateniesi in Sardegna: in virtù della consonanza fonetica non sarebbe azzardato pensare che Ogrýlē corrispondesse a Gourhoulìs néa, cioè Cuglieri, che è vicina proprio all'area di Oristano e al Sinis.
8. La frantumazione voluta e sistematica delle statueÈ molto probabile dunque che il tempio del Sardus Pater e dei guerrieri di Monti Prama sia stato costruito negli ultimi decenni del VI secolo a.C. Ma quanto sarà andata avanti la vita o attività del santuario?A questo proposito io esprimo grande meraviglia per il fatto che i due pur attenti archeologi, Lilliu e Tronchetti, non abbiano notato o almeno non abbiano fatto notare in alcun modo una circostanza, che per se stessa è macroscopica e, vorrei dire, eclatante: le statue, tutte le statue risultano essere state frantumate volutamente e sistematicamente. Nessun evento naturale oppure fortuito, quale un terremoto, un crollo improvviso, una frana, una piena, un incendio, una distruzione di guerra avrebbe portato alla frantumazione minuta e totale delle statue. Le quali del resto hanno una struttura generale tozza e dunque anche molto solida e resistente. Se si prendono in esame i resti delle statue in tutte le loro parti si intravede chiaramente che esse sono state tutte frantumate con numerosi e forti colpi di mazza.Questo fatto della frantumazione delle statue, effettuata sistematicamente e volutamente, in effetti ci consente di indicare con grande verosimiglianza sia chi ha distrutto il tempio frantumando le statue, sia quando ha effettuato la distruzione.Esiste un quasi sicuro terminus post quem, cioè dopo il quale è stata effettuata la distruzione del tempio; e questo è la data della composizione dell’opera Geographia di Claudio Tolomeo, il quale ha parlato del tempio del Sardus Paternei pressi di Neapolis e di Othoca come ancora esistente al suo tempo. La composizione dell'opera Geographia si aggira attorno al 150 d.C., dato che il famosissimo geografo, astronomo e matematico greco-alessandrino è vissuto nel 90-168 circa dopo Cristo - quindi in piena epoca romana -, per cui la distruzione del tempio di Monti Prama si deve intendere posteriore a quella data.Questo terminus post quem viene confermato dal ritrovamento nel sito di Monti Prama di «frammenti di ceramiche di età romana di vario periodo» e di un’urna cineraria di foggia romana; segno evidente che il tempio era ancora in piedi in periodo romano e che attorno ad esso venivano ancora collocate – come si è sempre fatto attorno a tutti i templi – le tombe e le ceneri di defunti, al fine di ottenere per essi la protezione delle divinità ivi adorate.
9. Chi e quando ha distrutto il tempio e le statueUna volta accertato che il tempio del Sardus Pater e dei suoi guerrieri era in piedi ed in funzione ancora all’epoca di Tolomeo, siamo in grado di precisare la data della sua distruzione e chi l’ha effettuata? A me sembra che a questa domanda si possa rispondere con notevole sicurezza: a mio avviso si deve in primo luogo fare riferimento alla politica religiosa instaurata dall’imperatore romano Teodosio il Grande, ad iniziare dal famoso Editto di Tessalonica del 380 d.C. e dall’altro emanato il 25 maggio del 385. Egli, convertitosi al Cristianesimo, era divenuto protettore dei cristiani e per converso oppositore e persecutore dei pagani. A questo proposito si può ricordare il tentativo mandato avanti dal senatore Quinto Aurelio Simmaco (340-402 circa d.C.) di ottenere una politica di “tolleranza religiosa” da parte delle autorità imperiali a favore dei pagani, ancora esistenti, ma senza riuscirci.E proprio a questo periodo riporta una moneta bronzea, purtroppo illeggibile, rinvenuta nella citata “sala delle riunioni” di Monti Prama, entro una pentola di un defunto “incinerato” di epoca tardo-romana, moneta che il Tronchetti ha riportato «senza dubbio a epoca postcostantiniana».Si presenta pertanto come una ipotesi molto verosimile che qualche anno dopo l’inizio della citata politica religiosa di Teodosio, siano stati i cristiani delle vicine città, ormai cristianizzate, di Tharros, Othoca, Neapolis e Cornus ad aver proceduto alla distruzione totale del tempio del Sardus Pater e delle sue statue. Questa distruzione sarà stata effettuata dai cristiani, guidati dai loro vescovi, in piena tranquillità e in maniera minuta e sistematica, sicuramente perché non impediti dalle autorità politiche e amministrative, ormai favorevoli, e non avversati dai pagani, che pure di certo esistevano ancora nella zona, ma ormai in larga minoranza.Sempre a questo proposito è importante e significativo ricordare anche il caso di Teofilo, patriarca di Alessandria dal 385 al 412 d.C., il quale «spiegò una grande attività nella distruzione dei templi pagani», fra i quali, nel 391, il famoso Serapeo di Alessandria, che probabilmente fu il più grandioso tempio pagano dell’antichità.D’altronde il Codice Teodosiano, con una costituzione del 399, è del tutto chiaro sull’argomento: Si qua in agris templa sunt sine turba ac tumultu diruantur «se nei campi esistono dei templi siano distrutti senza la presenza della turba e senza tumulto» (Cod. Theod., XVI, 10, 16, a. 399).Solamente due secoli più tardi il grande pontefice Gregorio Magno diede sull’argomento disposizioni differenti e più sensate. In una lettera del 601 egli dava queste disposizioni a Mellito che mandava ad evangelizzare la Britannia: «In mezzo a quella popolazione i templi degli idoli non debbono essere affatto distrutti, ma vengano distrutti gli idoli stessi che vi si trovano. Si predisponga acqua benedetta e la si asperga nei medesimi templi, si costruiscano altari, si pongano reliquie, perché, se i medesimi templi sono costruiti bene, è necessario che dal culto dei demonî debbano essere trasformati per l’ossequio del vero Dio, in maniera che la popolazione stessa, mentre non vede che i suoi templi medesimi vengono distrutti, deponga dal cuore l’errore e conoscendo e adorando il vero Dio accorra più familiarmente ai luoghi che ha frequentato».
Ritornando al nostro tempio di Monti Prama c’è da ritenere che la statua più accanitamente fracassata a colpi di mazza dai cristiani sarà stata quella del Sardus Pater; forse la si potrebbe riconoscere per la parte centrale del busto che risultasse più grande degli altri, se pure esiste ancora e si riesce a riconoscerlo.

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