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Il sé dialogico

Creato il 15 settembre 2010 da Valepi
Ho provato, inutilmente, questa mattina a buttare giù due parole per descrivere me stessa… pare che nei blog si usi, è una questione di buona educazione. Come al solito, però, ho trovato qualche difficoltà:
la solita mancanza di capacità decisionale?
la proverbiale riservatezza che mi spinge a nascondermi?
l’impossibilità di conoscermi fino in fondo?
Non lo so. Fatto sta che le poche righe che mi sono venute sono, in realtà, una non descrizione e mi è tornata in mente la teoria della costruzione dialogica del sé (tanto ostica ai miei studenti ed invece tanto semplice, a mio parere!). Secondo Hermans, il sé, cioè la parte più sociale della nostra identità (quella che gli altri vedono e conoscono e attraverso cui ci danno un’identità) di per se non esiste ed è in realtà creata dalle interazioni tra noi e gli altri: da qui il riferimento alla situazione dialogica, il sé si creerebbe attraverso il dialogo e gli scambi comunicativi con gli altri. Un po’ come dire, appunto, che il nostro sé è ciò che di noi si rispecchia negli altri e si costruisce a poco a poco, man mano che la relazione con gli altri va avanti.
Così possiamo avere un sé professionale ed essere il panettiere, la maestra, l’autista dell’autobus; oppure un sé familiare ed essere padre, madre, nonno, zia; o, ancora, un sé gruppale-amicale ed essere il leader, lo spaccone, quello che racconta le barzellette, quella che organizza le serate; e così via: un sé per ogni esperienza sociale vissuta.
Alcune conseguenze della teoria portano addirittura a sostenere che, poiché nel corso dei secoli si sono modificate le pratiche sociali e le modalità di relazione tra le persone, è possibile che esistano, al giorno d’oggi, rappresentazione del sé che 100 anni fa non esistevano… non ultime quelle che si creano attraverso le interazioni mediate da internet.
E allora perché provare a descrivermi? La mia identità da blogger emergerà a poco a poco attraverso le nostre interazioni, i nostri scambi, il mio volare da un blog all’altro; non tanto da quello che posterò di volta in volta, ma dal modo in cui, insieme reagiremo ad ogni scritto e ad ogni commento.
Rileggo: “Ho provato, inutilmente, questa mattina a buttare giù due parole per descrivere me stessa”
… me stessa… mhhhh… ma allora… che non sia di identità sociale che si sta parlando, ma di IO, la parte più profonda e personale dell’individuo?
…azz… beccata! forse forse continuo a nascondermi?
… se così non fosse a che servirebbe internet?

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