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Il Secolo Moderno: recensione di una monografia essenziale su Henri Cartier-Bresson

Da Ragdoll @FotoComeFare

Nel 2010, si è tenuta a New York, presso il museo di arte moderna, la mostra “The Modern Century”, la più completa retrospettiva su Henri Cartier-Bresson (la prima successiva alla sua morte). In quest’occasione è stato pubblicato il libro Il secolo moderno, la monografia più ampia sul famosissimo fotografo.

Se negli ultimi ottant’anni hai vissuto sotto una roccia e non sai chi è Cartier-Bresson, ti posso dire brevemente che è uno dei più grandi fotografi della storia, uno dei padri della street fotography e del fotoreportage, nonché un cofondatore dell’agenzia internazionale Magnum. Inoltre è colui che ha coniato il concetto del momento decisivo, quel momento in cui tutti gli elementi di una scena concorrono a formare una fotografia eccezionale.

Se sei curioso di conoscere la vita e le opere di Cartier-Bresson e vuoi avere a portata di mano centinaia delle sue foto, andando oltre ai racconti e alle foto che tutti conoscono, ti consiglio assolutamente Il secolo moderno. Intanto, ecco la recensione.

Il secolo moderno Henri Cartier Bresson

Contenuti

Questo è un libro poderoso. Conta poco meno di 400 pagine, ha la copertina cartonata e presenta dimensioni superiori alla media, 31 x 25 cm (x 4 cm di altezza

Occhiolino
).

È diviso in tre parti:

  • la sezione biografica, con il commento sulla vita e le opere,
  • la sezione delle foto, che riporta numerosissime immagini in ordine cronologico,
  • la sezione dei riferimenti, con bibliografia, cronologia e mappe.

La prima parte di Il secolo moderno è l’unica veramente da leggere, in quanto le altre due presentano solamente immagini o informazioni di consultazione. Essa ripercorre la vita di Cartier-Bresson ma va ben oltre quello che tutti sappiamo.

La prima cosa che ho apprezzato veramente molto è che, oltre alle dovute informazioni biografiche, sono presenti approfonditi e succulenti dettagli sul modo di lavorare del fotografo. Trovi infatti riportato, ad esempio, il modo che aveva di numerare i rullini e come gestiva (o non gestiva…) la scrittura delle didascalie per le riviste che pubblicavano le sue foto.

Soprattutto, capisci che , diversamente dalla credenza che alcuni anno, le sue foto non sono il frutto di magici riflessi da kung fu. Il momento decisivo Cartier-Bresson lo aspettava: individuava una scena, prevedeva che l’ingresso nella scena di determinate figure avrebbe funzionato e rimaneva ad aspettare. Così, negli esempi di negativi riportati integralmente sul libro (emozionanti) vedi sequenze di tentativi che hanno portato ad alcune sue foto celeberrime.

Questo particolare, insieme ad altri aneddoti e riflessioni riportate in questa prima parte del libro, collaborano anche a creare un’immagine meno mitizzata del fotografo.

Ho trovato anche veramente interessanti i racconti e i commenti sugli aspetti dell’attività fotografica che vanno oltre la fotografia di per sé. Cartier-Bresson ha lavorato molto e per lunghi anni per riviste e agenzie ed è istruttivo conoscere come gestiva le relazioni con queste e con i suoi colleghi.

Impari ad esempio come in realtà fosse un imprenditore di sé stesso, un fotografo capace di vendersi (anche se sembra una parola brutta) e di far valere le sue posizioni e suoi lavori. Inoltre, leggere della vita di Cartier-Bresson è anche leggere dei primi decenni dell’agenzia Magnum, che ha fatto la storia della fotografia.

Un avvertimento, però. Questa prima parte conta una sessantina di pagine, che però vanno lette molto lentamente. Lo stile di scrittura non è estremamente divulgativo, e più quello di un trattato. Per carpire tutto ciò che c’è da sapere, vanno lette un po’ alla volta e con attenzione.

La seconda sezione, ovviamente, è la più corposa: è quella che riporta le foto. Essa conta 462 immagini, 352 in bianco e nero e 110 a colori. Al di là del numero preciso, spero che sia evidente come una tale quantità di foto ti dia materiale da studiare per settimane o mesi.

Il secolo moderno costituisce veramente una risorsa su cui ritornare più e più volte per prendere ispirazione ed analizzare il più approfonditamente possibile ogni immagine. Cartier-Bresson è un maestro della composizione, tra le altre cose, e dalle sue foto c’è sempre da imparare.

La stampa è complessivamente di ottima qualità. L’unico difetto di questa sezione è che, per includere un numero così elevato di foto, la dimensione di stampa di ciascuna è relativamente sacrificata. Non troverai stampe a tutta pagina o addirittura su due pagine, come succede in altri libri.

La parte finale del libro riporta una serie infinita di riferimenti. Vi trovi:

  • una cronologia dei viaggi di Cartier-Bresson,
  • le date di tutti i lavori del fotografo per i periodici,
  • la cronologia delle principali mostre e delle principali pubblicazioni che lo hanno riguardato,
  • la bibliografia e la filmografia.

La cronologia dei viaggi è anche corredata da curiose mappe che mostrano di volta in volta i vari continenti che Cartier-Bresson ha attraversato. È un modo simpatico di ricostruire l’intensa e longeva carriera fotografica dell’artista.

Conclusioni

Il secolo moderno è, senza ombra di dubbio, innanzitutto un libro da non perdere per un appassionato di Cartier-Bresson. Come dicevo all’inizio, è una retrospettiva veramente ampia e completa. Nel libro si va ben oltre le foto e gli aspetti della vita e dell’opera di Cartier-Bresson che tutti già conosciamo.

Visto però l’enorme valore per la storia della fotografia di Henri Cartier-Bresson, trovo che chiunque abbia da imparare leggendo questo testo. Studiare i grandi è uno dei passi obbligati per migliorare la propria fotografia. Pochi sono più grandi dell’inventore del momento decisivo.

Prima di tutto, puoi imparare leggendo il modo in cui gestiva la sua carriera, il suo lavoro sul campo, i rapporti con riviste e colleghi. Poi, ovviamente, imparerai tantissimo esaminando con metodo le centinaia di foto presentate.

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