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Il secondo tempo dei precari

Da Brunougolini
Un milione di precari. Sono i giovani sotto i 30 anni che hanno perso il lavoro nel corso della crisi. Così ha informato il Censis. È da questo dato che dovrebbe partire quello che è già chiamato il secondo tempo del governo Monti.
 Esso si aprirà, una volta chiusa la partita delle pensioni, sperando che almeno venga impedita la punizione sacrificale di chi, con redditi che vanno da 500 a meno di duemila euro mensili, i sacrifici già li fa tutti i giorni. Oppure di chi ha cominciare a lavorare fin da ragazzino non in candidi uffici ma in moderne officine logoranti, spesso vedendo sparire amici e compagni inghiottiti da quella catena che viene paradossalmente detta degli "omicidi bianchi". 
Il nuovo tempo sarà quello della crescita, del lavoro nuovo, questa volta, per fortuna, discusso con i sindacati, senza lasciar fuori dalla porta la più importante di queste organizzazioni, senza "pour parler" clandestini. Mettendo in atto una trattativa e non un dialogo tra amiconi.
 C'è chi da per certo che subito verrà posto sul tappeto non tanto quel dato drammatico del Censis bensì quell'articolo 18 caro al dimissionario ministro Sacconi, ovverosia i "licenziamenti facili". A meno chè non si cerchi di dimostrare che il sacrificio di quel milione di giovani sia dovuto al fatto che non si è cancellato, appunto, l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Una palese assurdità così come ci pare assurdo decretare che gli imprenditori oggi aprirebbero imprese a valanga se avessero la libertà di licenziare.
 C'è chi sostiene che nel Nord est esistono migliaia di piccole aziende con meno di 15 dipendenti cadauna perchè in quella dimensione l'articolo 18 non è contemplato. Tesi azzardata che porterebbe a ipotizzare la presenza di colossi industriali nel Nord Est tutti intenti a mascherarsi, frammentarsi in tante piccole unità produttive.
La verità è che senza l'articolo 18, con la libertà di licenziare, in nome di facilmente costruibili "motivi economici", si metterebbe in atto una potente azione deterrente antisindacato. Quale giovane assunto "a tempo indeterminato" avrebbe voglia di organizzarsi con altri, sapendo che quella indeterminatezza è facilmente scavalcabile? 
Mentre gli anziani in pianta stabile, costretti ora, dopo il primo tempo del governo Monti, a lavorare fino a tarda età, rischierebbero a loro volta,  di essere licenziati, per semplici "motivi economici".
Meglio continuare nella strada di misure come quelle adottate nel primo tempo e inerenti "bonus" alle imprese che assumono giovani. E certo ragionando su un progetto più ampio (e costosissimo) di flexicurity alla danese, senza però imbrogliare i giovani. 
A meno chè, visto che i soldi non ci sono per progetti costosi, non si voglia riaprire il primo tempo e lanciare una patrimoniale sulle grandi fortune onde garantire davvero

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