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Il sedicesimo episodio di “Dark Agony”

Creato il 27 settembre 2012 da Evelynstorm

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Sedicesimo episodio del racconto “Dark agony”. L’autrice è Antonella Cardellini

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“Oh Sole ingrato, che arrivi sprezzante della notte, complice degli innamorati!” pensò. Quello stesso Sole che, oltre la linea dell’orizzonte, stava segnando l’inizio di un nuovo giorno. Bret aveva appena indossato i suoi pantaloni, quando si sdraiò al margine del letto fissando Aislin che, nel frattempo, continuava a rivestirsi, lanciando sguardi ammiccanti che strapparono qualche sorriso complice al suo uomo. «Ho creduto davvero di averti persa per sempre!» le sussurrò Bret, tornando per un attimo serio e malinconico. La tirò a sé, facendole perdere l’equilibrio e cadere accanto a lui sul letto. Aislin scoppiò in una risata dolce e leggera che riempì la stanza. Le dita di una mano lambirono la bocca di Bret senza fargli aggiungere altro, mentre sorridendo con occhi innamorati gli disse: «Non lo permetteremo! Non più. Siamo una cosa sola e nulla potrà dividerci, ormai.» La mano accarezzò il volto di Bret e, quando il desiderio di baciarla ancora arrivò prepotente, un rumore sordo e improvviso interruppe quel loro momento soave: Vincent era entrato senza bussare. Quando si accorse di aver interrotto quel momento di intimità si scusò, visibilmente imbarazzato. Subito dietro di lui, arrivò Ammohad. Di colpo, gli occhi penetranti e scuri dell’uomo lasciarono il posto alla bianca sclera e si spalancarono, mentre nella sua mente arrivò inesorabile qualcosa di molto simile a una visione; non c’erano immagini definite come le altre volte, ma udiva chiaramente le urla strazianti di una donna. Poco dopo si aggiunsero i primi, flebili vagiti di un neonato. In sottofondo si sentivano rumori metallici, voci cupe inneggiare alla battaglia e boati di deflagrazione. Un leggero malessere lo prese alla sprovvista ma fu sorretto per tempo da Vincent. Ogni grida e rumore svanì non appena udì la voce dell’amico che si accertava delle sue condizioni. «Cos’hai, Ammohad, ti senti male?» chiese preoccupato. «Non ora, non ora. É tutto a posto e ti racconterò a tempo debito: ora abbiamo cose più urgenti» rispose con tono basso e affaticato l’uomo. Vincent capì e non obiettò; quindi si rivolse concitato ai due ragazzi: «Bret, Aislin, non c’è un minuto da perdere! C’è stato un cambiamento di programma dopo l’attacco di quel maledetto demone Beliar. A proposito perdonami, Aislin: non ti ho ancora chiesto come ti senti» si interruppe Vincent. «É tutto ok. Continua» lo tranquillizzò la ragazza, stretta sotto un braccio del suo Bret. «Sì, dicevo… Io e Ammohad ne abbiamo discusso a lungo, ma è l’unico piano che abbiamo. Bret dovrà oltrepassare lo specchio. Timyn è l’unica che può aiutarci a…» «Io vado con lui!» intervenne decisa la ragazza. «Non puoi, lo specchio concede solo a colui a cui è stato affidato di attraversarlo» la ammonì perentorio Ammohad. A quelle parole, Vincent sentì il peso della sua scelta e cercò un modo, il meno doloroso possibile, per comunicare e spiegare ai ragazzi la sua decisione. «Quindi è un oggetto che si tramanda di padre in figlio?» chiese Bret, ignaro delle conseguenze di tale “eredità”. «Non necessariamente. Lo specchio riconosce un solo custode e solo lui può oltrepassarlo. Appannandolo, esso dimentica il suo vecchio possessore e il nuovo dovrà riflettere semplicemente la sua immagine su di esso.» «Fin qui sembra facile, ma cosa dovrei fare una volta oltrepassato il portale?» domandò Bret. «Troverai Timyn la guardiana degli specchi» «Degli specchi? Quindi ce né più di uno?» chiese Aislin mostrando particolare interesse a quella rivelazione. “Se solo riuscissi a trovarne un altro potrò raggiungere Bret”, pensò la ragazza. «Esattamente-  rispose Vincent; poi proseguì- Ora, figliolo, è fondamentale che tu acquisisca a pieno i tuoi poteri e Timyn è l’unica in grado di insegnarti a potenziare le tue capacità. Inoltre, ci aiuterà a capire chi c’è davvero dietro tutto questo. Ormai nessun posto può tenerci al sicuro a lungo e, dopo l’attacco di questa notte, anche noi saremo costretti ad andarcene. Gli uomini di Ammohad non sono in grado di fronteggiare demoni alla stregua dei Beliar. Nell’altra dimensione avrai tutto il tempo che ti occorre per il tuo addestramento.» «Andarmene? E dove? Come farò a trovarvi una volta terminato il mio “addestramento”, come lo chiami tu.» «Abbiamo pensato anche a questo. Presto arriverà la guida che ci ricondurrà al jet, ma solo quando saremo in volo comunicherò al pilota la nostra nuova destinazione. Mi inventerò qualcosa per guadagnare tempo con i nostri “amici in alto”, ma nessuno saprà che siamo diretti a Hobart, in Tasmania. Timyn ti insegnerà a usare lo specchio e la telepatia con Aislin farà il resto» «Bene, vedo che avete pensato proprio a tutto!» esclamò Bret rassegnato. «Figliolo, farei qualsiasi cosa per rendere meno gravosa la tua missione, credimi, ma fin quando non acquisirai in pieno le tue capacità e finché non sappiamo con chi a abbiamo a che fare, continuare a scappare metterebbe solo in pericolo la vita di tutti coloro che cercheranno di aiutarci» Il tono paterno e accorato di Vincent, convinse Bret che quello era davvero l’unico modo per contrastare le forze demoniache che bramavano la loro morte. Calò il silenzio e, dopo pochi attimi di esitazione, Bret disse di sottecchi: «Ok, d’accordo. Sono pronto. Consegnami lo specchio.» «Bret!» esclamò Aislin con gli occhi gonfi di lacrime. Vincent contrasse la bocca in un sorriso amaro e, subito dopo aver estratto da una tasca il piccolo specchio, lo porse di fronte al viso del ragazzo. Bret alitò sul vetro riflettente,  così come gli aveva ordinato di fare suo padre, con fare perplesso. Pian piano quella patina opaca svanì e l’immagine di Bret comparve sullo specchio quando Vincent lasciò la piccola impugnatura. «Entra, non c’è un minuto da perdere!» ordinò Vincent.Fra lo stupore degli astanti  lo specchio non cadde, ma rimase a mezz’aria, ingrandendosi sempre più fino ad arrivare alla grandezza di Bret. Come a voler interrompere il prodigio che stava avvenendo, in lontananza suoni di clacson si fecero sempre più vicini e prepotenti. La guida stava arrivando e da lì a poco il jet li avrebbe portati lontani. Prima di andare, Bret si avvicinò a su padre dicendogli: «Papà, giurami che la proteggerai!» «Grazie…» rispose commosso. «E di cosa?» chiese stupito il ragazzo. «Di avermi regalato la felicità di sentirmi chiamare con quel nome per la prima volta. La proteggerò a costo della mia stessa vita, figlio mio» Per la prima volta si abbracciarono con un gesto di affetto sincero. Le lacrime che scendevano silenziose dagli occhi di Aislin solcavano ferite salate sul cuore di Bret. «Giurami che tornerai da me!» gli gridò la ragazza un attimo prima che Bret entrasse nello specchio. «Affronterò l’Inferno, se servirà a proteggerti. Tornerò te lo prometto» La baciò, perdendosi ancora una volta nei suoi occhi verdi, ed entrò nello specchio portando con sé solo la sua immagine. Esitò per un istante, stringendo i pugni per farsi coraggio; poi un profondo respiro e si gettò verso l’ignoto. Fu un attimo e la figura del ragazzo scomparve, così come lo specchio. Aislin corse subito fuori la tenda: voleva rimanere sola, essere lasciata in pace. Era terribilmente preoccupata per il suo uomo e voleva aspettare così l’arrivo imminente della jeep. Ammohad, invece, si precipitò verso Vincent e egli disse con tono serio: «Perché non hai detto tutta la verità sullo specchio?» Vincent gli rispose rattristato: «Perché avrebbe rinunciato» «Sciocco di un vampiro! Ora che vi siete ritrovati, non credi che quando lo scoprirà» «Correrò il rischio. Ora devo andare a continuare le mie ricerche e proteggere Aislin» lo interruppe mentre radunava in fretta le sue poche cose. Una volta fuori la tenda, Vincent ed Ammohad si salutarono nella maniera dei beduini, mentre Aislin era già sopra la jeep, chiusa in silenzio nel suo dolore. Il veicolo ripartì premendo sull’acceleratore e lasciando dietro di sè una nuvola di sabbia. «Dovrai proteggere più di quanto immagini» sentenziò infine l’uomo dai profondi occhi castani.

***

 

Bret piombò con un tonfo sonante sul pavimento. Rimase con la schiena a terra cercando di riprendere fiato per un tempo indefinito. Dolente in ogni muscolo, cominciò a respirare a pieni polmoni e più respirava, più l’aria assumeva odori diversi: ora di caffè, ora di pane, di pollo arrosto, di cioccolato, di bucato… Di casa. Una luce calda e intensa ferì i suoi occhi e, proprio quando questi stavano abituandosi a quella luce, la sagoma di una figura avanzò verso di lui. «Chi sei?» domandò una donna vestita di bianco. A fatica, cercando di sollevarsi, il ragazzo rispose: «Mi chiamo Bret. Mio padre, Vincent, mi ha dato il suo specchio» «Non aggiungere altro ragazzo: la tua fama ti precede, ormai. Ammirevole il gesto di Vincent, davvero ammirevole!» disse sibillina e stupita la donna accennando un sorriso. Lo aiutò ad alzarsi; poi, osservandolo dalla testa ai piedi, fece un profondo sospiro e aggiunse: «Piacere di conoscerti, Bret Evans Carter von Dracul, il mezzo sangue» «Tu sei un’amica di mio padre, giusto? Come hai fatto a capirlo?» domandò meravigliato il ragazzo. Come faceva ad aver intuito in un minuto, ciò che a lui era stato nascosto per una intera vita? «Impareremo a conoscerci meglio, ora seguimi» Entrarono in una cucina e la donna gli offrì dell’acqua ghiacciata sul tavolo. Bret la seguì continuando a parlarle: «Non ho intenzione di rimanere a lungo. Sono qui per apprendere al meglio i miei poteri e per imparare ad usarli contro chi cerca con ogni mezzo la mia morte e quella delle persone che amo» Il tono del ragazzo si fece malinconico e il pensiero corse inesorabile verso suo padre e Aislin. «Hai già potuto constatare la potenza dei tuoi poteri?» chiese Timyn pensierosa. Bret annuì. «Bene, ma qualunque cosa tu abbia già fatto quello è solo l’inizio, ragazzo! Ora dimmi e stammi bene a sentire, perché non te lo chiederò una seconda volta. Una volta iniziato l’addestramento non si torna più indietro. Se vuoi apprendere a pieno ciò di cui puoi essere capace, dovrai essere disposto a scendere negli abissi del tuo Inferno e toccare con mano le piaghe del dolore. Non sarà facile, ma è l’unico modo che hai per sconfiggere Sebastian!» «Sebastian? Vuoi dire quel Sebastian? Mio zio?» chiese a gran voce Bret, allibito. «Ovvio! Perché ti stupisci? Non è mai nato nulla di buono da un Dracul, nemmeno quando si finge morto!» Quelle parole raggelarono Bret. «Una messa in scena dunque?» «Esattamente. Mi chiedo come abbiamo fatto a non capirlo prima! Da sempre, il suo intento è stato quello di riportare i Dracul all’antica supremazia. In gran segreto corrompeva demoni, accecato dalla gelosia nei confronti di tuo padre e, fingendosi suo amico, lo costringeva a scappare per agire indisturbato. Fortunatamente non sapevano di te. O meglio, non lo sapevano fino a qualche mese fa! Dunque, sei tu l’ultimo mezzosangue a cui stanno dando una caccia spietata!» gli disse mentre incrociava le braccia, con un grande sorriso benevolo, quasi materno.



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