La notizia che la Rowling stava scrivendo un nuovo libro lontano dalle avventure di Harry Potter e di Voldermort aveva suscitato in me delle reazioni contrastanti. Se da un lato ero curiosa di leggere come questa autrice se la cavasse fuori da quel fantastico mondo che è riuscita a creare, dall'altro temevo che in nessun modo avrebbe potuto essere all'altezza della sua saga precedente. E immagino che un po' sia stata anche la sua paura, perché sapeva benissimo che qualunque cosa avesse scritto avrebbe generato nei lettori, soprattutto quelli che come me sono cresciuti e hanno amato Harry Potter, aspettative molto, molto alte e probabilmente impossibili da soddisfare. Certo, capisco anche la sua voglia di scrollarsi di dosso, o almeno di sbiadire un po', l'etichetta di "mamma del maghetto" che per forza di cose le è stata assegnata. E sono convinta che i maggiori pericoli di insuccesso non li ha corsi con questo suo primo romanzo, che comunque si sapeva che avrebbe venduto tantissimo, ma che li correrà con il prossimo. Alla fine comunque la curiosità ha vinto sulla reticenza e ho regalato questo romanzo a mio fratello, grande amante di HP, per Natale. E ovviamente l'ho letto anche io.
Anche in questo libro J.K. Rowling crea un mondo a parte, che però di magico non ha nulla. Anzi, diciamo che di per sé l'ambientazione potrebbe essere tra quelle più banali possibile, una cittadina di provincia, con io suoi segreti che in realtà tutti sanno e una rete di pettegolezzi che alimenta la vita di tutti gli abitanti. Uno dei membri dell'amministrazione locale, Barry Fairbrother, una sera viene improvvisamente colpito da ischemia cerebrale e muore per strada, lasciando una moglie, quattro figli, una squadra di canottaggio e un seggio vacante su cui tutti i membri del consiglio metteranno gli occhi addosso, chi per continuare l'egregio lavoro fatto dall'uomo, chi per cercare di annullarlo completamente. La lotta sarà sempre più spietata: vecchie antipatie, rancori mai sopiti e forte ipocrisia domineranno tutto il periodo tra il funerale dell'uomo e le votazioni per il seggio, tutti sentimenti che vengono fomentati dai messaggi lasciati dal "fantasma di Barry Fairbrother" sul sito dell'amministrazione comunale. Messaggi duri, imbarazzanti, che rivelano i segreti più nascosti di tutti i candidati. Difficile scoprire chi ci sia dietro.
Intorno a questo, ruotano le vite di tutte le famiglie coinvolte e, inevitabilmente, anche dei loro figli che, volenti o nolenti, si ritrovano a far parte di questo teatrino elettorale.
Fare un riassunto esaustivo del romanzo non è per niente facile, soprattutto perché ci sono davvero tanti, forse troppi, personaggi che si muovono in queste pagine interagendo tra loro. E di questo sovraffollamento ne risentono soprattutto le prime centocinquanta pagine, in cui tutti devono essere presentati e messi al loro posto... un'impresa non proprio semplice che costa un po' di fatica nella lettura. Quando poi però le relazioni tra tutti diventano chiare, il romanzo decolla e quasi si legge da solo, evidenziando che effettivamente la Rowling con la penna ci sa fare. Devo ammettere però di aver avuto l'impressione che abbia esagerato un po', inserendo una violenza e una drammaticità forse non del tutto necessaria. Anche perché non credo che un libro per adulti per definirsi tale debba per forza contenere scene esplicite di sesso e violenza. Per carità, nulla di insopportabile, però alla lunga sembrano un po' troppo artificiosi. Così come lo sembra un po' tutta la cittadina in generale, dove, incredibilmente, non si trova nessun personaggio che non abbia un qualche problema, più o meno nascosto, o un qualche dramma a cui far fronte. E' come se nessuno, a Pagford, potesse essere felice, pena l'esclusione dal libro. Certo, gli scheletri nell'armadio ce li abbiamo tutti, così come passati più o meno dolorosi da affrontare. Ma ritrovarsene così tanti, racchiusi tutti all'interno delle stesse pagine trasmette un senso di esagerazione che potrebbe risultare un po' fastidioso.
Detto questo, alcuni dei personaggi sono assolutamente indimenticabili, talmente sono ben costruiti e credibili. E anche la trama, che potrebbe sembrare banale, viene gestita in modo magistrale dall'autrice, senza che provochi mai noia (una volta superate le prime duecento pagine). E poi, il capitolo conclusivo, quello che direi di "espiazione" di tutti i vari personaggi, è davvero stupendo.
Quindi, cara Rowling, brava, hai dimostrato di essere in grado di scrivere anche fuori dal mondo dei maghi, senza perdere l'originalità e una certa competenza stilistica. Ma secondo me, puoi ancora migliorare.
Nota alla traduzione: c'è qualcosa che non quadra in questa traduzione, anche se non saprei dire di preciso che cosa. Si nota sicuramente una certa fretta, che magari non è sfociata in veri e proprio errori, ma in calchi e ripetizioni che a volte rendono un po' faticosa la lettura. Oltre a questo, anche a livello di editing si trovano tanti piccoli errori (parentesi aperte e non chiuse, doppi punti, virgole di troppo) che alla lunga non si possono non notare. Tutte cose che se non si fosse messa troppa fretta a chi le ha svolte non ci sarebbero state.
Titolo: Il seggio vacante
Autore: J.K. Rowling
Traduttore: Silvia Piraccini
Pagine: 553
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Salani
ISBN: 978-8867150960
Prezzo di copertina: 22,00 €
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