Magazine Cultura
E mi dispiace.
Parecchio.
Soprattutto perché il blog piaceva e i pochi articoli avevano già collezionato ottimi numeri.
Magari se ne parla più in là.
In ogni caso il “contentino”, per voi 4 lettori in croce, arriva lo stesso, con la ripresa mensile de “Il segnalibro di sommobuta”.
Come dicono a Roma: “Mejo de ‘gnente”.
E non è escluso comunque che ogni tanto, anche su questi lidi, mi ritrovi a scrivere qualche articolone #totaletombale a tema librario in stile Buta’s Bookmark.
Ad ogni modo l’ultimo mese è stato pieno zeppo di letture interessanti.
Pronti per il giro della morte (del vostro portafoglio)?
Rete Padrona, Federico Rampini
Consigliatomi dal buon Dellimellow, il nuovo saggio di Rampini (giornalista che ho sempre letto con piacere) ci porta in quello che possiamo definire tranquillamente “Il lato oscuro della Rete”. Un mezzo neutro, ma che col tempo è diventato il terreno di battaglia di speculatori, hacker, lobbisti e personaggi senza scrupoli. Il tutto per un solo scopo: il denaro.
Ecco allora che i Social Network diventano un tassello per la schedatura universale atta a ridefinire economia e merchandising, Amazon è il colosso ammazza-concorrenza che ha cannibalizzato l’e-shop, Datagate e Wikileaks non sono altro che punte di iceberg di vere e proprie guerre internazionali che si consumano a colpi di metadati giorno dopo giorno.
Eccetera, eccetera, eccetera.
Potremmo dire: “Niente di nuovo sotto il sole”.
Ma ogni tanto è bene ribadire l’ovvio.
Vi pare?
Open, Andrè Agassi
Un libro fenomenale, un’autobiografia che è un vero e proprio “romanzo”, grazie soprattutto alla penna di Moehringer, giornalista e premio Pulitzer, che ha plasmato, compresso, ridefinito e buttato su carta centinaia e centinaia di ore registrate della storia di uno dei tennisti più celebri degli anni ’90.
Una storia fatta di sofferenza, cadute, imprese vittoriose, ricadute, redenzioni e resurrezioni.
Agassi e Moehringer sono sempre ottimi ad anteporre e mostrare l’Agassi “uomo”, piuttosto che l’Agassi tennista. Nonostante il tennis sia il centro nevralgico della vita di Agassi, perché Agassi, ad eccezione del tennis, come lui spesso ammette, non avrebbe saputo che altro fare nella sua vita.
La bellezza dell’autobiografia, come accennato, sta nel fatto che è scritta come se fosse un romanzo; in genere, quando si leggono libri “del genere” (soprattutto di sportivi) si ha sempre la sensazione che lo sportivo sia davanti a te e stia facendo una chiacchierata del più e del meno sulla sua vita.
Open non è così; è il romanzo della vita di Agassi.
Indimenticabile, sotto ogni punto di vista.
Un libro splendido, sicuramente uno dei più belli e intensi letti negli ultimi anni.
On Writing, Stephen King
Da una biografia a un’altra. Stephen King ci racconta qual è il suo approccio con la scrittura partendo da alcuni fatti autobiografici, all’apparenza senza significato, ma che probabilmente hanno segnato non solo la sua vita, quanto il suo modo di scrivere.
Dopodichè si prodiga in consigli sul “come scrivere”.
Tenendo conto che io e King non andiamo d’accordo (sono riuscito a finire solo Carrie e il primo volume de La torre nera), questo piccolo (e agile) “manuale” (virgolette d’obbligo) mi ha molto incuriosito.
Alcuni consigli di King sono interessantissimi, e comunque, tenendo conto dei millemila libri che ha venduto, qualcosa di sensato un guru del genere ce l’aveva da dire, no?
Il socio, John Grisham
Giovane avvocato brillantissimo viene assunto da un piccolo (ma combattivo) studio legale di Memphis che lo riempie di quattrini, gli regala una BMW nuova fiammante e gli compra una casa. Lo studio legale finisce per rivelarsi una grande “famiglia”, dato che appartiene alla mafia.
E il giovane avvocato deve fare una scelta: godersi i danè mafiosi vivendo un’esistenza a colluso, o collaborare con l’FBI, rischiare la vita e smantellare l’organizzazione?
Sono combattuto su questo libro, non so dirvi se mi è piaciuto o no.
La prima parte l’ho trovata più fresca e immediata, la seconda (dal momento in cui il protagonista fa la sua scelta) estremamente macchinosa (per non parlare della decina di deus ex machina e del finale – almeno per me – non proprio brillantissimo e/o esaltante).
Il fatto è che Grisham scrive davvero benissimo (punto a favore) – talmente benissimo da tenermi incollato sei ore di filato -, ma ad eccezione del colpo di scena centrale (punto a favore) non c’è mai un guizzo o un plot twist tale (punto a sfavore) che mi abbia mai fatto saltare dalla sedia.
Si è fatto leggere alla grandissima, però.
E vorrà pur dire qualcosa, no?
Voi invece?
Che avete letto in questo periodo? Che mi consigliate?
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