Editore: Piemme Genere: Narrativa
Pagine: 367
ISBN: 9788838433436
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Il nostro voto:
Francia. Venerdì 13 marzo 1758. Un giovane cavaliere percorre al galoppo la foresta che costeggia il fiume. È diretto alla casa del padre, uno dei più famosi maestri d'arme che la Francia abbia mai avuto, e nonostante una gentildonna, esperta in arti divinatorie, gli abbia sconsigliato di mettersi in viaggio in quel giorno funesto, il giovane procede tranquillo. D'un tratto uno sparo lo sfiora alla tempia, il balzo del cavallo lo scaraventa al di là della spalletta del ponte e precipita nell'acqua. A stento riesce a mettersiin salvo, mentre dalla macchia vede uscire due uomini armati. Sa di non averenemici, chi può volere la sua morte? In un alternarsi di agguati e duelli,fughe rocambolesche e travolgenti storie d'amore, è con la perfida Fabienne,potentissima e crudele, che Ségonzac dovrà giocarsi la sua stessa felicità.
Il segreto dei Ségonzac è un libro che per certi versi mi è piaciuto molto, per altri mi ha deluso altrettanto. Per questo non riesco a dare una valutazione del tutto negativa al libro, né a darla del tutto positiva, perché c’è comunque qualcosa che tira nella direzione opposta.
Il libro parte dalla scoperta di un dipinto incompiuto, che ritrae un gruppo di persone di cui però non si sa molto. La voce narrante allora decide di “riempire i buchi”: e lo fa immaginando una storia che comincia con il giovane Philippe Ségonzac che, ignorando gli avvertimenti di un’indovina, si mette a cavallo per raggiungere il padre proprio di venerdì tredici… e trova sulla sua strada due ex pirati corsi che hanno il compito ben preciso di ucciderlo. Si salva per puro miracolo, cadendo nell’acqua di un fiume in piena, con i due sicari che se ne vanno, convinti che sia morto; e qui comincia la lunga avventura che lo porterà in giro per la Francia del Settecento a cercare di capire chi vuole ucciderlo, perché, e anche chi ha ucciso suo padre. Nel corso di questa avventura, conoscerà le persone ritratte nel dipinto, e le loro storie si intrecceranno fino a incastrarsi perfettamente l’una con l’altra.
La trama alla fine mi è piaciuta, anche se ci sono state alcune cose che non mi hanno convinta molto (per esempio l’improvviso innamoramento di Philippe; non amo molto questi colpi di fulmine che guarda caso sono sempre molto funzionali alla trama, ma quello è un problema mio, ovviamente). L’ho trovata interessante, ben costruita, ben congegnata, i personaggi appaiono e scompaiono al momento giusto (con alcuni tocchi metaletterari: c’è un personaggio secondario che dici che è il destino dei personaggi secondari sparire prima degli altri) e ho trovato carino anche l’inserimento di Casanova. Alcune cose poi sono state davvero divertenti, come il mercato dei criminali.
Ma c’è un ma, ed è lo stile dell’autore. Sinceramente la valutazione negativa deriva tutta da lì, dallo stile dell’autore che proprio non mi è piaciuto e che assolutamente non mi è congeniale. L’ho trovato fin troppo pesante, zeppo di frasi intricate (altro problema mio: apprezzo di più la semplicità), e l’abitudine dell’autore di elencare le caratteristiche di qualcosa o di qualcuno senza mai mettere una virgola dopo un po’ mi ha stufato. Una volta va bene, due anche, sempre per me stroppia, a maggior ragione se l’elenco è di numerose caratteristiche, tutte ben descritte, e finisce che ti ritrovi alcune righe senza una virgola (e magari perdi pure il filo). Non è una tecnica che non mi piace di per sé, anzi; trovo che per alcune cose funzioni alla grande, dia più incisività e ritmo alla frase. Ma se l’elenco diventa prolisso è davvero difficile non perdere il filo, e non ha più quell’incisività e quel ritmo che invece ha su elenchi più brevi. Inoltre non mi sono piaciuti certi interventi dell’autore, primo su tutti un commento a fine capitolo, appena dopo la scena di uno stupro. In quel caso il commento è stato proprio fastidioso e sinceramente fuori luogo.
In definitiva, il romanzo sarebbe stato godibile e piacevole con uno stile diverso, secondo me. Ma se voi non disdegnate gli stili un po’ intricati e arzigogolati buttatevi pure nella lettura, non credo che ne rimarrete delusi.
About Alberto Ongaro
Alberto Ongaro, conosciuto anche come Alfredo Nogara, è nato nel 1925 e ha collaborato con Hugo Pratt e Dino Battaglia. Ha scritto diversi romanzi, tra cui “La partita” con cui ha vinto il Premio Super Campiello nel 1986, e da cui è stato tratto un film con Faye Dunaway.
I nostri voti
Trama
Personaggi
Stile
Ritmo
Copertina
Overall: