Sommariamente può essere considerato un film di sguardi: quello fissato sull'eternità della fotografia della vittima, quello spento quasi rassegnato di Esposito, uno sconfitto ante litteram che continua a crogiolarsi nella sua aura da perdente, quello miope nascosto dietro fondi di bottiglia di Sandoval, collega di Esposito che ha un tale sovraffollamento di scheletri nell'armadio che cerca di dimenticare tutto cercando di innalzare il proprio tasso alcolemico in ogni momento della giornata , quello strafottente di Gomez assassino impunito, protetto da poteri forti e dai furbetti di palazzo che sembrano esistere a ogni latitudine, quello speranzoso di Morales, il vedovo che ogni giorno pensa che si quello buono per trovare alla stazione l'assassino di sua moglie, infine quello selvaggio e solo parzialmente ingabbiato dal proprio ruolo istituzionale della nuova cancelliera Irene Menendez Hastings, donna che è addirittura oltre la normale emancipazione.
Ma non è solo un film di sguardi.
Se è facile sorprendere la cinepresa a soffermarsi sugli occhi dei vari personaggi,è altrettanto agevole accorgersi dei vari fil rouges cosparsi per tutto il film (come il tormentone apri la porta/chiudi la porta).
Dopo aver visto (e gradito) questo film una domanda ha continuato per ore a frullarmi per la testa :ma come ha fatto a battere altri concorrenti temibili ( e forse addirittura più attrezzati ) alla corsa all'Oscar come Il nastro bianco di Haneke o Il profeta (o meglio Un prophete) di Audiard?
Credo che la risposta da dare sia abbastanza ovvia:mentre il film di Haneke e di Audiard sono due film di "rottura" anche stilistica, Il segreto dei suoi occhi è una pellicola che rispetto alle altri due ha un linguaggio cinematografico collaudato, lungi dall'essere rivoluzionario, tutto probabilmente ben ( ri)conosciuto e codificato dai membri dell'Academy.
Il film di Campanella è un film che sotto le (mentite) spoglie della crime story venata di accenti noir o del thriller raffreddato dal tempo che inesorabilmente è passato , nasconde a malapena l'anima impetuosa del melodramma che sotterraneamente lo percorre.
Campanella si rivela abile manipolatore di generi creando un congegno perfetto in cui i vari flashback si alternano armoniosamente in un film che riesce a incuriosire dal primo all'ultimo minuto.
Probabilmente più un film di forma che di sostanza ma convincente esempio di cinema cristallino nei suoi assunti(e proprio per la sua perfetta intellegibilità premiato nella corsa all'Oscar per il miglior film straniero) e allo stesso tempo pellicola accattivante che non nasconde la sua patina di autorialità.Attori bravissimi,dialoghi perfetti.
E Ricardo Darin si rivela ancora una volta un attore fantastico.
( VOTO : 8 / 10 )